di Giovanni Caruso
Luglio 1943: le spiagge siciliane si riempiono di soldati angloamericani. Si parte dalla Sicilia per invadere l’Italia e, come qualcuno racconta, con l’aiuto della mafia.
8 Settembre 1943: sempre in Sicilia, il Governo Badoglio annuncia l’armistizio con le truppe anglo-americane, firmato il 3 Settembre. L’esercito italiano è allo sbando, l’Italia è spaccata in due, i nazisti occupano il centro e il nord dell’Italia. Nasce la repubblica fascista.
Studenti, operai, insegnanti, impiegati, contadini, uomini e donne d’Italia diventano partigiani per restituire libertà e democrazia al nostro paese; per resistere e fare resistenza.
25 Aprile 1945: l’Italia è libera ma si piangono i massacri eseguiti da parte dei nazi-fascisti. Si depongono le armi per ricostruire il paese.
1 Gennaio 1948: uomini e donne della nuova repubblica democratica scrivono la costituzione; assicurare lavoro, pace e diritti sono i pilastri della democrazia.
25 Aprile 2012: Cos’è? Solo una ricorrenza? No. Crediamo che anche oggi si abbia il dovere-diritto di resistere e resistere all’illegalità istituzionale, alle mafie, allo sfruttamento del lavoro minorile che toglie diritto allo studio ai bambini e alle bambine.
Resistere per affermare i diritti, per affermare la pace. Resistere nei quartieri popolari; da Librino a San Cristoforo, dalla Civita a Picanello, resistere per affermare che non esiste una scuola di serie B che queste, devono essere accoglienti e sicure e che confermino il diritto all’istruzione alla formazione.
Resistere, tutti e tutte per le donne ancora “offese” nel corpo e nella dignità.
Resistere al degrado urbanistico e alla speculazione dei più forti chiedendo con più determinazione il diritto alla partecipazione democratica.
Resistere alla disoccupazione, alla modifica dell’articolo 18, per la difesa del lavoro.
Resistere contro l’illegalità istituzionale che opprime i deboli favorendo i più forti.
Ma più di tutto resistere per una democrazia sempre più giusta e condivisa che renda cittadine e cittadini protagonisti sia nella vita privata che in quella pubblica.
Da dove ci viene questa voglia di resistenza? Ci viene dall’osservare, sentire la nostra città insultata e saccheggiata.
La voglia di resistenza ci viene dal nostro fare e dal nostro agire. Il fare e l’agire ci ha fatto vedere le genti scendere in piazza per chiedere lavoro, giustizia sociale e i diritti sanciti dalla Costituzione.
Ecco perché lanciamo un appello affinché si ricordi il 25 aprile 2012 come il giorno della resistenza per fare tutti i giorni resistenza.
Ecco perché crediamo che tutti gli uomini e le donne che sono cittadini e cittadine, tutti coloro che sono società civile, società reale, e che hanno nella propria mente e nel cuore la nostra terra e tutte le terre del mondo, hanno il diritto-dovere di “urlare” una nuova resistenza!