di Luciano Bruno
Si chiama Agata e da ragazzina viveva a Fontanarossa il quartiere che c’è vicino l’aeroporto di Catania.
Questo posto è fatto di case basse che sembrano delle baracche; lei era la settima di dodici figli, suo padre si chiamava Luciano e faceva il marinaio. Agata ha i capelli lunghi castani gli occhi dello stesso colore, molto profondi. Dopo la seconda elementare, la madre la tiene in casa per le faccende di casa lavare, stirare, pulire la casa, badare ai fratellini più piccoli. La sua era una famiglia patriarcale, il padre teneva molto all’unione famigliare, con Agata aveva un rapporto particolare.
A soli tredici anni s’innamora di un uomo di nome Francesco che fa il barista, la madre della ragazza non era d’accordo con questa relazione e fece di tutto per ostacolare la figlia. Così i due decidono di fare la fuitina; in un primo momento le cose andavano bene i due si amavano e nacquero due gemelli Filippo e Luciano, nati prematuri, per motivi poco chiari dopo otto giorni Luciano muore. Un dolore di questo genere una madre lo porta sempre dentro. Lei aveva tantissimi oggetti d’oro che gli aveva regalato suo padre, suo marito diceva di amarla ma non ci pensò due volte a toglierli la fede dal dito per pagare i suoi debiti di gioco. La donna sentiva la mancanza del figlio, e nonostante tutto con quel uomo che lei credeva di amare fece un altro figlio. Era il 6 giugno del 1976 quando nacque un maschietto che lei chiamò Luciano, sia per ricordare il figlio morto che per rispetto al padre con cui aveva un buon rapporto. A maggio del 1977 il piccolo nascituro viene ritrovato nella giara a quel punto il nonno dice: “Tinella fossi e Megghiu ca stu picciriddu veni astari cu mia picchi ca a du anni nn ciàriva”. Così Luciano va a vivere casa del nonno, con la nonna e la zia Franca.
Oggi Agata ha 55 anni vive in uno dei tanti quartieri popolari di Catania, non è più la donna forte di una volta, forse perché nel tempo una donna anche se del sud, anche se forte, se lasciata sola diminuisce la su originaria vitalità, e quasi forse annulla la voglia di esistere nel suo tempo.