“Amunì ca vi fazzu a vidiri na cosa!”

Chi calpesta il futuro?

testo e foto di Ivana Sciacca

piedibambini

“Amunì ca vi fazzu a vidiri na cosa!” così urla uno a tutti gli altri e insieme si dileguano per i vicoli del quartiere lasciando impresso nell’animo di chi li ha sentiti la curiosità su cosa staranno andando a vedere.

Hanno gambe esili e ai piedi scarpe sporche o consunte, scarpe che sembrano siano state usate da altri prima che giungessero a loro.

In mente fa capolino l’immagine di una giovane madre mentre fa provare al suo bambino quel nuovo paio di scarpe che tanto gli piaceva: gli tasta la punta del piedino per accertarsi che non sia né troppo grande né troppo stretta. Gli sorride, paga alla cassa e insieme si avviano felici verso casa.

I piedi sono la base del corpo: collegano con la terra, consentono di avanzare, di camminare, di stare in una dignitosa posizione eretta permettendo così di distinguerci dagli altri quadrupedi.

“Amunì ca vi fazzu a vidiri na cosa!” e quei bambini avanzano verso l’ignoto: a San Cristoforo o in qualunque quartiere popolare; avanzano forse ignari di ciò che li attende o forse ben consapevoli del fatto che il loro incedere verso la vita sarà più difficoltoso di quanto sperino. E lo sporco delle loro scarpe comincia già a suggerirlo…

Magari il padre di uno di loro ha combinato qualche sciocchezza per procurare da vivere ed ora dietro le sbarre sconta, oltre che la pena, anche il dubbio di non essere un buon padre.

Forse la madre cercherà disperatamente qualche anziana da accudire o qualcuno cui fare le faccende domestiche pur di guadagnare qualche soldo: non per pagare le bollette, non per comprare un nuovo paio di scarpe, ma giusto quello che potrà bastare per apparecchiare la tavola e non morire di fame. Giusto per non morire…

“Amunì ca vi fazzu a vidiri na cosa!” questo ragazzino continua ad incitare gli altri che probabilmente sono come lui e non versano in condizioni migliori. Qualcuno le scarpe le ha addirittura con la suola penzolante e a volte ci giocherella come a voler verificare quanto potrà resistere… Lui o la suola?

Si intuisce quanto impervio sarà il loro cammino, quanto tortuose saranno le vie che percorreranno… Un po’ come una “maledizione” che passerà di genitore in figlio irrimediabilmente.

“Amunì ca vi fazzu a vidiri na cosa!” e viene da immaginare questi ragazzini che avanzano verso i palazzi del potere, dove chi amministra non trova mai tempo per accorgersi delle loro miserie o delle loro scarpe rotte. Giungono sin lì e non chiedono una raccomandazione o un’elemosina ma guardano coi loro occhi innocenti negli occhi dei guardiani del potere per far loro immaginare, anche solo per un istante, che gli stenti, la precarietà, le scarpe rotte e la tavola apparecchiata a malapena sono cose che sarebbero benissimo potute capitare ai loro di figli.

“Amunì ca vi fazzu a vidiri na cosa!” e c’è da sperare che in un modo o nell’altro riusciranno a vedere ciò che per adesso non si riesce nemmeno a scorgere: il rispetto per la dignità umana.