E fu così che le “donne madri” si auto-organizzarono, creando un comitato con l’aiuto dei lavoratori della scuola, ed incominciarono a fare “rumore”, chiamando a raccolta la società civile, organizzando assemblee fra la scuola ed il centro Gapa, e da quelle assemblee nacque la decisione di occupare l’istituto. La vertenza si fece dura, un muro contro muro con l’assessore Maimone, che più volte cercò di mortificare in modo arrogante i diritti che urlavano quelle donne. Contro di loro si manifestò l’indifferenza “di parte” del consiglio di quartiere.
Occupazione, presìdi sotto la scuola, manifestazioni in piazza Duomo, blocco delle auto in via Cordai, sospensione degli esami di terza media, iniziative che si susseguirono come immagini di un film finora mai visto.
9 giugno 2007: la giunta Scapagnini cede. Le madri dell’Andrea Doria ottengono quello che volevano, la scuola rimane a San Cristoforo almeno per due anni.
“Il comitato festeggia e promette che rimane attivo per abbracciare nuove vertenze, nuove proteste, per migliorare le condizioni di tutto il quartiere”.
Ma l’ultimo atto di questi ricordi è la consegna, nel novembre del 2007, del premio Rocco Chinnici alle “donne-madri”, con la motivazione di aver vinto una battaglia di legalità con la pratica dell’antimafia sociale.
È passato quasi un anno e tante cose sono cambiate: non c’è più Scapagnini, che miracolato e in fuga, adesso è al sicuro nella sua brava poltrona al senato.
Maimone non fa più l’assessore ed è tornato a fare “cultura”.
Catania sprofonda miseramente in un dissesto finanziario di un miliardo di euro, luce staccata in varie parti della città, emergenza rifiuti, bollette dell’acqua alle stelle, strade con asfalti gruviera che mettono a repentaglio la sicurezza di automobilisti e pedoni, eppure quegli uomini politici che in questi anni sono stati la squadra di Scapagnini, con i loro volti “nuovi” imbrattano i muri e il 15 e il 16 giugno si ripresentano promettendo di salvare la nostra città. …da chi?
E nel frattempo quel comitato di “donne madri”, dov’è? Cos’è accaduto? Perché non hanno continuato a lottare per il quartiere?
Incapacità di continuare un’esperienza così difficile? Oppure credono che chi ci amministra abbia dimenticato di voler chiudere quella scuola?
Che sia, come si dice, che l’invadenza della cattiva politica abbia bruciato quell’esperienza? O forse è colpa di quella società civile catanese che distrattamente non ha sostenuto quel comitato?
Domande solo domande e sarebbe bello ricevere almeno una risposta.
La risposta arriva da Melina Di Fazio, portavoce del comitato delle “donne madri”, che risponde: “Il comitato esiste ancora, è li in un angolino che aspetta di intervenire, qualora l’amministrazione comunale voglia chiudere la nostra scuola.”
La risposta di Melina è sicuramente sincera, ma noi non possiamo accettarla, perchè crediamo che un comitato che rivendica diritti non può stare dormiente in un angolino, ma debba rimanere vigile ed attivo contro le ingiustizie sociali e l’illegalità istituzionale.
Dovrebbe organizzare iniziative che servano a migliorare la vita del quartiere, denunciando lo sfruttamento infantile, l’evasione scolare, la disoccupazione, l’insicurezza all’interno delle scuole, e soprattutto esigendo il risanamento da ogni degrado esistente.
Noi non sappiamo se il comitato ci sia o meno, lo speriamo, così come speriamo che nascano dieci, cento, mille comitati, che coinvolgendo democraticamente la città ci facciano sperare e sognare “un’altra Catania possibile”.
Giovanni Caruso