Babbo Natale potresti essere tu

Chiunque tu sia. Ogni giorno.

di Ivana Sciacca

Caro Babbo Natale,

BARBONE_CSOsiciliagiorni fa, mentre ero in Piazza Borsellino, un ragazzo sconosciuto mi ha accennato la sua storia: soffriva di crisi epilettiche e viveva con gli zii. La madre lo aveva abbandonato quando era ancora un bambino. Ad un tratto, senza che c’entrasse niente coi discorsi che stavamo facendo, mi ha chiesto: – Tu dici che Babbo Natale esiste? – Lì per lì sono rimasta stupita ma poi gli ho risposto: – Se ci crediamo, esiste. Se non ci crediamo, non esiste.

Ecco, ho deciso di credere che esisti ed è per questo che ti sto scrivendo. Se ti aspetti che chieda giocattoli o aggeggi supertecnologici in dono, sei fuori strada. Il discorso è serio e stona di brutto con le luci colorate che addobbano le città in questi giorni.

Riallacciandoci al dramma del ragazzo di prima, parliamo di bambini. D’altronde sei il loro interlocutore privilegiato in questo periodo dell’anno. Dovresti esserlo, se i bambini non nascessero già grandi, specie nei quartieri disagiati come il nostro, dove sono costretti a fare i conti con la realtà sin da subito, e a malapena trovano il tempo per giocare e spesso non hanno nemmeno luoghi dove poterlo fare. E in genere si trascinano addosso il peso delle loro tragedie familiari come se fosse normale. Ma purtroppo qui è “normale”. Cosa si può fare affinché tutti, a partire dai genitori, si prendano la giusta cura di loro? Cosa si può fare per essere capaci di saperli abbracciare, ascoltare e soprattutto di sapere imparare dalla loro innocenza, invece che bistrattarli per un motivo o per un altro?

Andando avanti, Babbino, io non so tu come sei messo con la salute: ti vedo sempre grassoccio e anzianotto allo stesso modo, ma ti auguro di non aver mai bisogno di un ricovero nelle nostre strutture ospedaliere! Qua, nel Meridione, devi sapere che ancora oggi capita di morire per un’operazione alle tonsille o persino durante un parto. Le liste d’attesa per una visita sono interminabili e, se non hai abbastanza soldi per andare nelle cliniche private o non sei raccomandato, sei nelle mani di Dio. E se sei ateo, ancora peggio. In più lo Stato continua a tagliare le risorse da destinare alla sanità, e non solo: taglia di qua, taglia di là… siamo proprio in mutande! E considera che è dicembre e il gelo incombe ma, in verità, da noi è così tutto l’anno. Da diversi anni. Forse centinaia. Mi verrebbe da dire “dai secoli dei secoli” …

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E a proposito di restare in mutande, caro Santa Klaus, sai quanti padri di famiglia, quanti giovani ma anche meno giovani sono senza un lavoro di questi tempi? Non si vive, ma c’è una lotta disperata per la sopravvivenza. G. Fava diceva che “in una società povera il valore del denaro cresce in misura inversamente proporzionale al numero dei poveri ed al grado della loro miseria, alla vastità del loro bisogno, all’impossibilità di risolvere in altro modo il problema dell’esistenza”. Questo vuol dire che per sopravvivere si è davvero disposti a tutto, a tutte le cose peggiori possibili e immaginabili. Si diventa schiavi del denaro e del potere altrui. E se non ci si diventa, ci si limita a frugare nei cassonetti dell’immondizia per sopravvivere. Sarà così anche a Natale. Non farà alcuna differenza il fatto che sarà Natale.

fazzoletti_semaforoE tu, di fronte a tutta questa miseria, pensi ancora di essere simpatico mentre gironzoli con le tue renne giocando a fare il dio del consumismo? Ci vuole coraggio!

Se ne hai abbastanza di coraggio, parcheggia le renne da qualche parte e vieni a darci una mano. Il diritto all’infanzia, alla cura e al lavoro sono solo alcuni dei tanti diritti che vengono calpestati ogni santo giorno. Ignorati come se non facessero parte dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Come se non esistessero. A maggior ragione abbiamo fame di giustizia sociale.

Le ingiustizie continuano ad essere suggellate dalla mentalità mafiosa che ancora oggi predomina in ogni settore e ad ogni livello della società: una società ai limiti della putrefazione dove la mafia, non da ora ma da tempi immemori, ne ha invaso tutti i gangli vitali.

La mafia ci circonda, ci soffoca e spesso ci schiaccia, ma è anche vero che il suo primo terreno fertile è proprio la nostra testa: aiutami tu, Babbo Natale, aiutami a capire e a far capire che contro ogni male, contro ogni ingiustizia e contro ogni mafia si può lottare, se lo si vuole. Tu dici che il bene esiste? Sai cosa ti dico? Se ci crediamo, esiste. Se non ci crediamo, non esiste. E questo è tutto.