Inaugurata sede del Comitato Antico Corso
Ivana Sciacca
Via Torre Del Vescovo è invasa da auto in sosta, e non è ancora ben illuminata di sera. Il cancello di legno del Bastione degli Infetti è sbarrato da un paio di mesi. Ma non è un capitolo chiuso. E il 22 novembre scorso, al numero 20, una piccola folla era lì per inaugurare la sede del Comitato Antico Corso, ma tra una chiacchiera e l’altra la domanda riecheggiava “Chi fini fici u Comuni nel Bastione?”.
Salvo Castro, tra i portavoce del Comitato, è stato tra quelli in prima fila nella battaglia per restituire questa zona archeologica alla città. Per parlare della nuova sede parte dalla loro visione dei luoghi “Come potete vedere, anche questa sede è spoglia. Lo stesso comportamento l’abbiamo tenuto dentro il Bastione degli Infetti quando era stato restituito alla cittadinanza. Uno spazio completamente vuoto che veniva riempito dal contenuto delle persone. O dal dialogo che nasceva tra i vari gruppi che vi si ritrovavano, o ancora dalle attività che facevamo”. Con l’apertura di questa sede, il Comitato intende portare avanti quel percorso per ricucire le ferite del quartiere Antico Corso, e della città. “Certo, questa sede è piccola per poter fare le stesse attività che facevamo dentro al Bastione, ma lo lasceremo spoglio anche per questo: per fare in modo che sia uno spazio continuamente rimodulabile per tutto ciò che ci accingeremo a fare”. La sede, pur essendo stata affittata dallo IACP attraverso un bando, prevede un affitto non proprio “sociale” per il Comitato.
“Questa città sotto certi punti di vista dorme” continua Salvo “ed è difficile da svegliare. Ma nello stesso tempo ci sono tanti cittadini attivi, di ogni età, che hanno un unico interesse: portare avanti questa collettività attorno a valori condivisibili. Come il problema della povertà, che non possiamo fare finta di non vedere. Ma quando si parla di povertà, parliamo anche di povertà educativa. Noi l’abbiamo vissuto col Bastione degli Infetti: con una spesa sostenuta l’Amministrazione pensava di fare un parco giochi per bambini all’interno dell’area archeologica. In contemporanea, l’anno precedente riduceva l’attività scolastica della scuola media del quartiere, la Manzoni. Da una parte danno, e dall’altra tolgono. Abbiamo faticato con l’Amministrazione per convincerla che fare delle piattaforme in cemento armato in un’area archeologica era una scelta dettata da valutazioni errate. Abbiamo scongiurato quella invasione di cemento, ma oltre certi meccanismi non si riesce ad andare – all’interno del Bastione l’Amministrazione ha già impiantato delle panchine di cemento -. Da due mesi il cantiere è completamente fermo, ma noi continueremo a batterci affinché il Bastione torni alla città. In questa sede al coperto continueremo a fare attività coi ragazzi ma anche con gli anziani del quartiere”. Gli anziani presenti sono tanti. C’è pure il signor Franco che durante i sopralluoghi al Bastione di qualche mese fa, con ingegneri e assessori, imprecava: per la spazzatura sparpagliata in giro a ogni ora del giorno, per l’inciviltà e il degrado. Ma anche per le intimidazioni subite quando avevano denunciato le carcasse dei cavalli morti nel Bastione, e altre mafiosità ben visibili a tutti nell’Antico Corso.
Continuerà ad essere un percorso collettivo: dove dal basso si cercherà di rendere vivibile la città. I ragazzi del Liotru hanno la loro sede poco più distante, in via Montevergine, e anche loro sono nel quartiere per lo stesso motivo. Così come tante altre realtà associative che in altri quartieri altrettanto poveri continuano a ricucire i pezzi di una città in frantumi.
Elvira aggiunge “Noi continueremo ad aprire le nostre porte alle altre associazioni ma soprattutto agli studenti” – sui muri campeggiano i disegni dei ragazzi della scuola Emilio Greco – “Questo non sarà solo un posto per vicchiareddi insomma. Abbiamo già delle attività in programma: il 30 novembre abbiamo parlato di dialogo tra i sessi, partecipando agli eventi promossi dalla Rete Ragnatela in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. A dicembre abbiamo in calendario le proposte di alcuni ragazzi del liceo Boggio Lera, appassionati di fotografia, e stiamo dialogando per ospitarli una decina di giorni con i loro lavori. Questo sarà uno spazio per tutti. L’obiettivo è riappropriarsi della città, da protagonisti. Uscendo di casa, e tornando in strada”.