Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo
di Marcella Giammusso
Il 27 gennaio 1945 l’esercito sovietico abbatteva i cancelli dei campi di concentramento di Auschwitz, in Polonia. I soldati si trovarono d’avanti uno scenario desolante e raccapricciante: circa 9.000 persone ridotte a larve umane, di cui 600 di loro erano già morti. Mentre circa 60.000 prigionieri erano stati portati via dalle SS nei giorni precedenti, prima dell’arrivo dei Russi.
Durante la lunga marcia migliaia di prigionieri morirono, molti dei quali uccisi dai tedeschi perché non riuscivano a tenere i ritmi mostruosi della marcia. Prima di fuggire i tedeschi avevano cercato di distruggere quante più prove possibili delle atrocità commesse facendo esplodere diverse strutture, alcune delle quali contenevano i forni crematoi dove venivano bruciati i corpi delle persone uccise ad Auschwitz.
Con una risoluzione delle Nazioni Unite si è così stabilito di celebrare ogni anno il “Giorno della Memoria” proprio in questo giorno, il 27 gennaio, per commemorare le vittime dell’Olocausto e ricordare le leggi razziali, coloro che hanno subito la deportazione, la prigionia e la morte, nonché coloro che si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Ricordare è importante perché “quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”, come cita la frase incisa su un monumento del campo di concentramento di Dachau. Dobbiamo pure ricordare che durante la Seconda Guerra Mondiale non fu sterminato solo il popolo ebreo, ma nei campi di concentramento e sterminio vennero deportati anche zingari, omosessuali, comunisti e coloro che si opponevano al regime.
Questa non è soltanto una pagina della nostra storia da rinfrescare solo una volta l’anno ma è necessario “conservare nel futuro dell’Italia e dell’Europa la memoria di un tragico ed oscuro periodo affinché simili eventi non possano più accadere”,come cita la Legge 211/2000 dove si definiscono le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria.
Ricordare il passato per un futuro migliore. Ma è proprio così?
Le leggi, le commemorazioni, le testimonianze bastano a far sì che gli orrori del passato non si ripetano? Spesso noi uomini e donne facciamo presto a dimenticare come sia facile avviare processi di razzismo, intolleranza, discriminazione, fanatismo, pregiudizio che alla fine conducono sempre alla sopraffazione dei più deboli, degli ultimi.
Mi riferisco chiaramente oggi al grande fenomeno dell’immigrazione in Europa come negli Stati Uniti da parte di popolazioni che fuggono alla fame, alla miseria, alle guerre, alla morte certa. Situazioni tragiche di donne, uomini e bambini determinate principalmente dallo sfruttamento di questi popoli e dei loro territori da parte di paesi occidentali e dalla grande finanza mondiale. Guerre fatte ad hoc, naturalmente in paesi poveri, per arricchire le grandi industrie di armi, anche italiane.
Tutto ciò fa sì che popolazioni intere fuggano dai propri territori al fine di trovare un rifugio, una vita migliore per i propri figli.
E i nostri governi cosa fanno? Trovano in essi un capro espiatorio su cui accollare le proprie incapacità ed inettitudini a risolvere i problemi nazionali trasmettendo ai cittadini, attraverso i mass media, concetti di razzismo ed intolleranza verso gli immigrati.
E’ importante allora celebrare la Giornata della Memoria attraverso convegni, dibattiti, incontri con studenti, etc. Risvegliare i veri valori della vita ed avere solidarietà per chi ha bisogno a prescindere dal colore della pelle, della religione, del sesso, servirà sicuramente a migliorare questo nostro mondo.