di Giovanni Caruso, foto Francesco Nicosia
“Noi siamo stati eletti democraticamente, noi amministriamo Catania e nessuno deve disturbare chi governa!”. Immaginiamo che queste parole siano state dette da chi governa Catania. Lo immaginiamo, visto che la giunta Bianco non ammette a nessuno di esprimere il proprio dissenso al suo operato. Visto che la giunta Bianco fa e disfa senza consultare i suoi cittadini e cittadine, che secondo le regole della democrazia, questa, dovrebbe essere partecipata.
Da parte dei catanesi, nessuna voglia di opporsi a questo governo. Non facciamo nessun rimprovero, visto che le condizioni del popolo sono disperate al punto che subentra la rassegnazione: “Su tutti i stissi! a vutari non ci vaiu chiù!”. Ma a quella parte di società civile colta e progressista, che accetta tutto convinta che sia meglio avere un’amministrazione di centrosinistra come quella attuale piuttosto che il peggio, allora sì, a questa parte di Catania bene va fatto un rimprovero.
Associazioni e movimenti che lavorano ognuno per i fatti propri, lontani dallo spirito di unità. Associazioni che, al massimo della loro indignazione, escono con comunicati stampa simili alle dichiarazioni che avrebbe fatto un Ponzio Pilato. Associazioni che preferiscono, per i propri interessi, andare con il cappello in mano a chiedere il favore all’amministratore pubblico, che forse le concederà una promessa di contributo o un patrocinio. Eppure, da prima del 2013 fino ad oggi, questa giunta ne ha combinate di tutti i colori, e l’ha fatto con una disinvoltura e arroganza che spiazzano. Non vogliamo elencare tutti gli episodi che già conoscete, li avete letti sui giornali, li avete sentiti da chi denuncia gli scandali e l’ingiustizia sociale.
Vogliamo prendere in considerazione solo l’ultimo episodio che coinvolge l’ex assessore al bilancio Giuseppe Girlando, che al momento è sotto indagine: a suo carico c’è una richiesta di rinvio a giudizio da parte del giudice per l’udienza preliminare, che dovrà stabilire se è realmente processabile per il reato di concussione aggravata. Sembrerebbe che esista una registrazione dove l’ex assessore parla con Chirieleison Salvatore Gianluca, direttore generale della Simei spa – azienda che si occupava dell’illuminazione urbana -, che dal comune deve incassare per il lavoro svolto circa tre milioni di euro. L’ex assessore Girlando, incontrando il signor Chieleison, pare che gli avrebbe detto in tono abbastanza arrabbiato che avrebbero saldato quel debito se lo stesso Chirieleison fosse intervenuto presso l’amico consigliere comunale Manlio Messina affinché smettesse di bloccare la delibera di giunta sulla partecipata “Sostare”.
Non sta a noi valutare se questa vicenda possa portare a reati di tipo penale, questo è compito della magistratura e del pubblico ministero Fabio Regolo. Ma è compito nostro come cittadinanza e operatori dell’informazione, porre un problema politico ed etico. Insomma, esiste una questione morale catanese? Per noi sì, e lo diciamo mettendo uno dietro l’altro gli episodi, soprattutto quelli avvenuti nell’ultimo anno.
In una dichiarazione del tutto solitaria e senza contraddittorio, il sindaco Bianco difende la propria integrità morale e il suo operato definendolo rispettoso della legalità. Sulla signora Liotta, Segretario generale e Direttore generale del Comune di Catania, anch’essa sotto i riflettori della magistratura, dichiara che è fra le sue più strette collaboratrici, e dice, a proposito di legalità e trasparenza che “su questa materia ha una sensibilità e una preparazione uniche”. Poi passa a difendere l’ex assessore al bilancio dicendo che “nessuno della giunta ha mai messo in dubbio l’onestà e la correttezza dell’avvocato Girlando, e infatti nella sua vicenda non si parla di tangenti o di comportamenti di questo tipo”. Infine sfida gli oppositori dentro e fuori il palazzo con queste parole: “Se qualcuno pensa di esercitare su di me una qualsiasi forma di intimidazione, anche per le azioni intraprese come sindaco della città metropolitana, ha sbagliato indirizzo e perde il suo tempo”. Signor Sindaco, se lei avesse fatto queste dichiarazioni in un’assemblea pubblica aperta alla cittadinanza, dove ognuno di noi avesse potuto ribattere ogni sua singola parola, sa benissimo che si sarebbe trovato in difficoltà nel rispondere alle diverse obiezioni. Signor Sindaco, questa è la democrazia: si confronti con tutte e tutti noi, provi a fare autocritica, provi a mettersi in discussione e si ricordi che la colpa più grave che lei ha è quella di aver mentito ai catanesi. La smetta di dire “Comando io e non si discute!”.