L’ex palestra di Piazza Lupo nelle mani dei lavoratori dell’arte e dello spettacolo
testo e foto di Teresa Zingale
Piazza Pietro Lupo, la struttura della palestra di scherma, attorno alla quale sono tangibili gli spettri di un passato di abbandono e incuria, si presenta come una vecchia signora aristocratica, imponente, elegante ma molto decadente. Il pomeriggio del 16 febbraio aggrava la sua figura il cielo plumbeo e la pioggia fitta rendendola ancora più seria e buia del solito. Solo varcando la soglia di quel portone in via di declino ci si accorge del contrasto evidente tra l’esterno e l’interno. L’atmosfera cambia. All’entrata una statua di cartapesta dà il benvenuto. Accompagnati dalla musica, i membri dell’associazione Palestra Lupo l’hanno resa colorata e spumeggiante con le loro maschere di carnevale, maschere ornate e variopinte. Ecco: la vecchia signora ha preso vita grazie alla manifestazione Street Parade!
“La nostra manifestazione era in concomitanza con quella che organizza Gammazita, la Street Parade di carnevale,” risponde uno dei membri dell’associazione Mangiacarte, Costanza Paternò; ci spiega che la serata “Nasce sostanzialmente da una volontà di collaborare con i ragazzi di Gammazita, ci hanno chiesto se eravamo disponibili a dare lo spazio per la festa conclusiva e noi abbiamo accettato. Per noi è un momento di apertura: rimettere tutto in moto, lavorare, darci da fare”…
Con quali risorse avete organizzato questa serata?
Con quelle di sempre, le nostre. Cerchiamo di rientrare con l’incasso della serata al botteghino. Il lavoro non è retribuito per ora visto che il posto deve prendere vita.
Abbiamo notato la statua che avete messo all’ingresso, cosa rappresenta?
Quella viene dall’officina Rebelde, altro circolo catanese politicamente impegnato, rappresenta Santa Insolvenza: la santa delle bollette, delle multe non pagate.
Cercate di mettere insieme diverse realtà, associazioni che politicamente rispecchiano una certa linea riguardo la città. L’obiettivo è quello di creare rete, portare avanti discorsi sociali, di comunicazione e di scambio. Quindi questo posto è fruibile dalle associazioni che si vogliono aggregare?
Prima di prendere uno spazio (questo è riappropriato, non è concesso) invece di preparare una struttura etica, abbiamo deciso di scriverla con chi si sarebbe avvicinato, seduta stante. Questa cosa ha spaventato molte persone, d’altro canto ha fatto avvicinare invece chi veramente aveva intenzione di creare qualcosa e si è arrivati a scrivere una bozza di codice etico e regolamento di funzionamento interno. Bozze che prevedono la possibilità di essere modificate, non c’è nessuna imposizione dall’alto. Tutta l’attività deve continuare ad essere una cosa vitale, in fermento creativo, il feeb-back deve continuare ad esistere. Nessuno di noi è un imprenditore, uno spazio di questo tipo mette insieme tutte le anime.
Come pensate di organizzarvi con tutte le associazioni?
Tutte le associazioni o i singoli o i gruppi informali o i comitati di quartiere che possono dare vita a un’iniziativa o vogliono richiedere uno spazio per diventare abitante (c’è stata questa iniziale divisione fra abitanti e ospiti) devono compilare, per adesso, il modulo che abbiamo prodotto.
Riguardo invece ai beni confiscati alla mafia avete mai pensato di farvene assegnare qualcuno con la procedura prevista?
Sapendo che è un iter molto difficile e lungo veramente no, non abbiamo fatto partire ancora nulla, anche perché siamo molto impegnati qua, ognuno con le sue vite. Qua dentro l’impegno è dalla questione psicologica, filosofica a quella materiale, fisica. Sappiamo che ci sono elenchi lunghissimi di possibilità di posti. Nello stesso tempo sappiamo anche, da fonti certe, di gente che ci ha già provato e che è molto complicato. Poi il regolamento che è uscito l’anno scorso, a quanto pare, evita accuratamente tutto quello che ha a che fare con la cultura e mette solo unicamente in primo piano la legalità e l’antimafia. Se lo si legge, si intuisce che ci sono alcune fasce che sono svantaggiate, per esempio i lavoratori dell’arte dello spettacolo e della cultura non sono molto tenuti in considerazione dal regolamento.
Un’altra curiosità: l’allacciamento della luce l’avete fatto?
No, per adesso l’alimentazione è a benzina e batteria. Non sappiamo chi erano i vecchi proprietari e non sapere chi erano, fa la differenza fra ottocento e centoquaranta euro sull’attacco della luce. Noi non siamo riusciti ad avere il codice del vecchio cliente. Penso di aver fatto una ventina di telefonate al Comune. Alla fine abbiamo chiamato direttamente l’Assessore al Patrimonio che ci ha detto: “Non vi preoccupate: avrete un incontro con me” e ancora stiamo aspettando. Credo comunque che ci sia la volontà di metterci i bastoni tra le ruote, perché la situazione con l’assessore e con il Comune non è per niente chiara attualmente.
Questo è un posto che avete occupato. Non avete il timore che dopo avere intrapreso questa avventura vi capiti quello che è successo al circolo Experia quando sono stati cacciati?
Sì, però diciamo che è nelle nostre previsioni, siamo preparati anche a questo. Fin dall’inizio quando col GAR abbiamo iniziato questa situazione loro hanno detto chiaramente che questo spazio è del Comune: è stato riappropriato seguendo questo iter, noi abbiamo dato delle carte al Comune in cui dicevamo che ne prendevamo cura temporanea. Quindi siamo coscienti che potrebbe essere rasa al suolo, anche se col tempo potremmo iniziare a legarci un po’ troppo, ma speriamo soprattutto che sia la città a legarsi.
Interagite con il quartiere?
Ancora non tanto, pensavamo di fare una ricerca storica intervistando la gente del quartiere. E’ davvero molto faticoso! I nostri sforzi, i nostri soldi, il nostro tempo prima o poi dovranno valere qualcosa.
Vi siete dati un limite di tempo?
Sì, c’è un limite a questa situazione, non faremo gli occupanti a vita, nessuno di noi è disposto a essere qui per fare il ragazzino viziato a tempo indeterminato.
Le luci e i suoni della festa invadono l’aria dando vita alla piazza. In bocca a lupo ai ragazzi della Palestra Lupo. Crepi il Lupo? No… viva il Lupo!