Cronaca di una giornata al seggio elettorale

I giovani si possono contare sulle dita di una mano

Marcella Giammusso

“Signurina, scusassi ma ‘sti elezioni su ‘ppo sinnacu?” Chiede l’anziano signore mentre entra nel seggio per dare il suo contributo, diritto- dovere, allo Stato Italiano. “No – risponde la scrutatrice – sono per l’elezione del Presidente della Regione e dell’Assemblea Regionale Siciliana.”
“Ah, mi pareva ‘ca era ‘ppi cangiari u sinnacu Biancu!”
Nel seggio elettorale della scuola A. Vespucci, vicino la Pescheria, la mattina del 5 novembre c’è un via vai di vecchietti in attesa che si facciano le otto del mattino pronti ad esprimere un voto di favore, di protesta o di convinzione politica.
Per tutta la mattinata arrivano solo persone la cui età media va dai sessanta agli ottant’anni. Ma non solo, ad un certo punto arrivano persone anziane che stentano a camminare e vengono sostenute da giovani che le aiutano a salire e scendere le scale, accompagnandole alle sezioni elettorali. Spesso i presidenti dei seggi vengono chiamati per fare votare al piano terra elettori che non sono in grado di salire le scale neppure se aiutati, visto che non ci sono gli ascensori. Forse qualcuno sarà stato prelevato da qualche ospedale o casa di riposo per anziani, confermato dai fatti di cronaca, vestito e ripulito al fine di dare il suo contributo. Sembra di essere in un ospizio piuttosto che in un seggio elettorale!
Si avvicina una anziana signora che dopo aver votato chiede “Adesso che ho riempito tutta la scheda di bolli, mi danno un premio, come fanno al supermercato?”
Un altro signore arriva privo di scheda elettorale e con alcuni “santini “in mano. Vuole votare a tutti i costi ed al diniego del Presidente ribadisce: “Ma io devo fare solo un favore ad un amico! Il mio amico ci resta male ……..”
Molti elettori arrivano infuriati. Qualcuno fa tremare la cabina elettorale e si sente un “ZIG ZAG” continuo mentre disegna, scarabocchia o scrive imprecazioni contro i politici. Per mezzo di quella matita copiativa, che si deve appuntire continuamente, sfogano la propria rabbia di sudditi oppressi, deteriorando e sfregiando la scheda elettorale, una volta simbolo di democrazia.
Spesso il chiedere agli elettori di lasciare il telefonino sul tavolo perché non possono introdurlo nella cabina elettorale fa esplodere la loro ira in maniera eclatante e sono inutili anche le informazioni che dai sulle sanzioni amministrative e penali nel caso non rispetti il divieto. All’elettore puoi chiedergli qualsiasi cosa, puoi comunicargli che non risulta nell’elenco dei votanti del seggio e quindi deve andare in un altro seggio, puoi dirgli che se vuole votare deve andare al comune a ritirare la scheda elettorale, ma non di spogliarsi del telefonino. Toglietemi tutto tranne il mio cellulare, il telefonino non si tocca! E’ vero che molti degli elettori venuti al seggio sono in possesso di vecchi telefonini con cui non puoi fare né foto né filmini, non c’è WhatsApp né internet, ma la legge dice così e bisogna farla rispettare.
La giornata trascorre in questa maniera fino al primo pomeriggio, quando finalmente cominciano ad arrivare i meno anziani, qualche famigliola con i bambini. I giovani si possono contare sulle dita di una mano mentre i giovanissimi sono del tutto scomparsi. In effetti una grande percentuale di questi sono fuori dalla Sicilia perché nella nostra regione manca il lavoro e quindi sono costretti a fuggire in altre regioni se non addirittura in altri stati per cercare un’occupazione. Chissà se i nuovi amministratori regionali si accorgeranno di questo grosso problema e cercheranno di risolverlo! In realtà la stragrande maggioranza non va a votare perché sfiduciata e sa che la classe politica è responsabile della loro precarietà, crede che il proprio voto non serve a nulla, “tanto fanno quello che vogliono!”
Ma è giusta questa logica? Non è forse una mancanza di responsabilità non andare a votare? E’ legittimo lasciarci governare da persone a volte impresentabili che sono state elette solo dalla minoranza della popolazione?