di Domenico Pisciotta
La cultura chiude; no, non va in vacanza, chiude definitivamente. Mentre migliaia di turisti, ogni giorno, vagano per le vie della nostra città su colorati bus turistici per guardare dall’alto, siti archeologici e musei, che non è possibile visitare perché perennemente chiusi, la Regione Siciliana decide di tagliare i fondi di finanziamento destinati ai teatri. Il taglio al contributo annuale regionale è consistente tanto da mettere in serio pericolo la stessa sopravvivenza dei due maggiori teatri catanesi. Il Teatro Stabile di Catania subirà un taglio di un milione e 260 mila euro; il Teatro Massimo Bellini, invece, a fronte di un originario, taglio di più di 6 milioni di euro, ha ottenuto il reintegro di 3 milioni e 500 mila euro. Le conseguenze non si sono fatte attendere; il Teatro Stabile ha annunciato una variazione della programmazione, in corso, con la cancellazione di due titoli in cartellone. A rischio vi sono i posti di lavoro di centinaia di addetti e il futuro culturale della nostra città. A tale situazione si aggiunge la protesta di una decina di addetti alle pulizie dello stesso Teatro Massimo Bellini; per giorni, affacciati dai cornicioni del Teatro, hanno manifestato il loro dissenso alla decisione della loro ditta, appena subentrata a quella precedente, di richiedere le medesime prestazioni di lavoro con un ribasso del 35% degli stipendi e delle ore di lavoro. Dalle originarie quattro ore di lavoro, la ditta richiede che la decina di addetti pulisca il teatro in un’ora e mezza con paga oraria ridotta.
Le cause sono diverse ma il risultato è lo stesso; da una parte i tagli alla cultura, dall’altro l’adozione da parte delle Pubbliche Amministrazioni del sistema delle esternalizzazioni dei servizi ai privati, rendono precario, allo stesso modo, il futuro di centinaia di famiglie.
In questo scenario, come su un grande palco le maestranze del teatro scendono in piazza per manifestare il loro disaccordo. Orchestre e attori escono dai teatri per andare incontro alla gente. Portano in mezzo a loro un’arte che, forse, per troppo tempo è rimasta all’interno di palazzi, sicuramente belli, ma poco frequentati dal cittadino comune. Forse, indipendentemente dai tagli, quest’incontro sarà un momento per ripartire. Chi gestisce la cultura deve capire che l’uomo ha sete di cultura, soltanto bisogna renderla appetibile e gradevole.
D’altronde, anche i turisti che scendono dalle navi da crociera sarebbero felici di visitare le nostre bellezze architettoniche, ma l’Amministrazione comunale non è ancora capace di predisporre un piano idoneo per rendere fruibile e visitabile la nostra città. Si potrebbe cominciare con il predisporre nei teatri catanesi spettacoli giornalieri brevi, di un’ora circa a cui portare i tanti turisti, appena scesi sul molo del porto di Catania. La dott.ssa Rita Cinquegrani, sovrintendente del Teatro Bellini e assessore con delega al Turismo del Comune di Catania, alla luce della situazione attuale, dovrebbe molto impegnarsi in tale direzione. Quando si ha a disposizione una risorsa, occorre saperla sfruttare se no, per quanto luminosa sia, rischia solo di impoverirti. Ci saranno tempi migliori e gente illuminata.