Rita Borsellino, dalla Kalsa a San Cristoforo
Arrivarono decine di telefonate in quei giorni.
“Ma è vero? Stasera al GAPA ci viene a trovare Rita Borsellino?”
“Certo che è vero!”.
Era la primavera del 2005 e Rita aveva deciso di candidarsi come presidente della Regione siciliana contro Totò Cuffaro – che dopo qualche anno fu processato e condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Al GAPA stavamo ancora facendo lavori strutturali, l’unico locale accessibile era la parte più piccola: appena cento metri quadri, senza finestre e una colata di cemento per pavimento.
Appena si diffuse la notizia della visita di Rita, in quella fresca serata primaverile, si attivarono spontaneamente tutti i movimenti sociali e politici di sinistra, la gente comune, i partiti del centro sinistra – che dopo qualche anno la tradirono per allearsi con don Raffaè, tradimento ordito da Anna Maria Finocchiaro. Ma quella sera del 2005 tutto questo non si immaginava… C’era entusiasmo e si respirava il riscatto per una Sicilia che voleva battere, una volta per tutte, il sistema politico mafioso. E Rita era il nostro punto di riferimento, la nostra guida per battere la mafia, attraverso un’antimafia sociale dal basso.
E quale luogo, quale quartiere migliore per iniziare la campagna elettorale? Rita venne a San Cristoforo, patria dei clan mafiosi e del boss Nitto Santapaola. Lo stanzone era colmo di gente: dagli abitanti del quartiere ai ragazzini e ragazzine che frequentavano il nostro centro.
“Voglio iniziare da qui la mia battaglia per il cambiamento, nel nome di mio fratello Paolo.” disse Rita “Anche noi siamo nati in un quartiere popolare, nel centro storico di Palermo, la Kalsa. Ricordo che da ragazzina insieme ai miei fratelli giocavamo con i ragazzini del quartiere, molto poveri, figli del degrado. Tanti divennero soldati di cosa nostra e adesso non ci sono più. Tutto ciò non si deve ripetere: né a Palermo, né a Catania!”.
Poi le domande sul programma di governo, su come risolvere e ricostruire l’economia siciliana, come battere la mafia e la cultura mafiosa. Ci furono le risposte e gli “abbracci”, che confermarono l’appoggio che i movimenti sociali catanesi avrebbero dato facendo campagna elettorale per Rita.
Giorni dopo al GAPA ci fu una lunga assemblea dove ci confrontammo per decidere se appoggiare il progetto di Rita. Decidemmo di sì. E sulla parete esterna del centro mettemmo un lenzuolo bianco con il nome di Rita Borsellino: così sancimmo la nostra presa di posizione. La fine di quella storia la conosciamo, il risultato fu amaro ma non ci fece desistere. E infatti siamo ancora a San Cristoforo, nel nostro centro di aggregazione, presidio di resistenza contro la mala politica e la mafia. Ma non finì lì…
Due anni dopo, era un pomeriggio del 2007: le donne madri di San Cristoforo occupavano la scuola Andrea Doria che il Comune di Catania voleva chiudere. Nello stanzone del GAPA Rita volle incontrarle per conoscerle attraverso la loro protesta: così quelle madri difendevano i diritti che il Comune negava ai bambini del quartiere. Le donne la informarono, lei ascoltò e diede il suo appoggio umano e politico. Ma anche questa storia finì. Ma non del tutto… Ci rimane l’esempio di questa donna, che tanto ha lottato per la giustizia sociale. E a noi basta per continuare!
Ciao Rita!