Il meccanismo Maggiore – minore (M-m)
Tiziana Cicero e Toti Domina
“Troppo spesso quando ci sentiamo aggrediti non vediamo che due possibilità: diventare a nostra volta aggressori, o lasciar fare. Tuttavia è possibile agire, ma senza aggredire l’altro. Non si tratta solo di scegliere tra essere duri o deboli, ma anche di essere forti”
(Pat Patfoort)
Scena prima. Agatino esce di casa alle 5.30 e va al mercato dove vende scarpe per un datore di lavoro. Quando arriva nota un losco individuo della zona che parla al suo datore per dei soldi che gli deve; gli urla in faccia che ha tempo 2 giorni. Il padrone, scuro per quanto accaduto, è di pessimo umore. Mentre carica un grosso scatolone, Agatino inciampa e rovescia a terra le scatole delle scarpe. Il padrone, arrabbiato inveisce contro di lui: “Si na bestia certificata, nun sa fari nenti!”. Agatino, pieno di rabbia, raccoglie le scarpe, le ricompone negli scatoli, e carica il furgoncino. Durante la mattinata Agatino tratta male tutto il tempo il ragazzino che lo aiuta nella bancarella.
Scena seconda. Alle 17.30 Agatino torna a casa e comincia ad urlare al figlio Michele di 10 anni per la nota presa in classe la mattina. Gli dà due ceffoni e non lo fa uscire di casa il pomeriggio. Poi accusa la moglie Cettina di non essere in grado di educare i suoi figli. Cettina si difende “La colpa è tua che lo vizi!”. Agatino ribatte “E’ tutta colpa tua se sono così maleducati! Non sai badare alla casa e nemmeno ai bambini!”. E lei “Ma se sono persa appresso a tua madre tutte le mattine!”. “Però la pensione di mia madre ti piace a fine mese!” replica sprezzante Agatino. Cettina, con tono ironico: “E quella me la chiami pensione! Piuttosto ringrazia mio padre se hai uno straccio di lavoro, se era per te i tuoi figli erano per strada!”. Agatino, sempre più incazzato, comincia a gridare “Sei una stronza! Una rompipalle!” e Cettina fuori di sè ” Mi fai schifo!”. Agatino spinge con forza Cettina contro la porta ed esce di casa per andare al bar.
Scena terza. Nel frattempo Giulia, la figlia piccola di 6 anni, gioca in soggiorno con alcune macchinine di Michele. Michele, dopo il rimprovero del padre, appena la vede le si scaglia contro, le dà un forte pizzicotto sul braccio ed un calcio in pancia, infine le strappa via le sue macchinine insultandola. Giulia rimane senza parole, piagnucola da sola per non farsi sentire dai genitori che urlano nell’altra stanza. Come spesso succede si chiude nello stanzino buio lasciando che la rabbia e la paura rimbombino dentro di lei.
Sono scene purtroppo comuni quelle descritte, chiunque vi si può in parte riconoscere. Il cosiddetto modello M-m elaborato da Pat Patfoort, una donna belga che lavora da molti anni sulla gestione non violenta dei conflitti, ci permette di osservare come, nella quotidianità, ciascuno di noi si trova, in maniera altalenante, in posizione m (minore) e in posizione M (maggiore). E’ evidente, oltre che comprensibile per l’istinto di conservazione che si trova dentro ciascuno di noi, che a nessuno piace stare nella posizione m, dove si accumula rabbia e frustrazione! Viene prodotta allora dell’energia che ci spinge ad uscirne fuori. La questione è: COME NE POSSO USCIRE SENZA AGGREDIRE me stesso o qualcun altro? Nel modello M-m vediamo se ne esce, apparentemente e momentaneamente, senza comunque risolvere il problema né migliorare la propria situazione.
Nella scena 1 il datore di lavoro viene spinto in posizione m dal losco tipo; appena può si mette in posizione M e spinge Agatino in posizione m, il quale a sua volta si mette in posizione M contro il ragazzino che lo aiuta nella bancarella. Ci troviamo di fronte ad una “Catena della violenza” e potrebbe andare avanti all’infinito come ben sappiamo! Nella scena 2, a casa, Agatino mette il figlio Michele in posizione m ed anche la moglie Cettina. Tra marito e moglie cominciano una serie di battibecchi che non hanno a che fare dalla nota presa da Michele in classe. Cettina infatti, spinta in posizione m reagisce. Dalle accuse, si passa agli insulti, fino all’azione fisica di Agatino contro Cettina. E’ il caso di una “Escalation della violenza” che rischia di arrivare ad azioni anche molto violente ed aggressive. Nella scena 3 possiamo osservare il meccanismo chiamato “‘Interiorizzazione della violenza”: Giulia, messa in posizione m da Michele, si chiude in sé stessa, accumula dentro la rabbia e il senso di ingiustizia che prova. Prima o poi, verso se stessa o verso qualcun altro, questa energia verrà fuori in maniera distruttiva.
Osservare la nostra vita quotidiana, le nostre reazioni ed azioni cercando di tenere presente questo modello è già un primo passo per scardinare certe dinamiche aggressive, poco rispettose di sé e dell’altro e soprattutto inutili. Una volta fatta nostra la consapevolezza di questo meccanismo si aprono scenari nuovi di risoluzioni nonviolente dei conflitti, in modo da non utilizzare il nostro potere per umiliare l’altro, tanto più quando quest’altro è un bambino o una bambina.