di Nadia Zamberlan, foto Mario Libertini
C’eravamo un agosto, in una calda Terra di arancini, cannoli, pesce fresco e piccole rivoluzioni quotidiane, noi ragazzi del GAPA.
La nostra avventura di quattro giorni è iniziata con una gran confusione; qualcuno è partito con il suo zaino, qualcuno con la borsa, chi con il borsone o la valigia, ma tutti noi avevamo messo nel nostro bagaglio la voglia di stare insieme e ci siamo vestiti con il nostro miglior sorriso quella mattina del 30 agosto.
Mi sentivo un’estranea in mezzo a quei ragazzi dall’accento catanese, gli sguardi e le parole non mi erano familiari; ma non ci è voluto molto perché i diversi volti prendessero dei nomi: Giacomo, Roberto, Gioele, Sofia, Ivana….
Più vivevamo esperienze più i loro nomi si coloravano.
Ci siamo sentiti felici davanti al mare e ad una coppetta di gelato condivisa.
E grandi esploratori camminando per i sentieri del bosco. Ci siamo taciuti camminando, per una volta anche noi, come Giovanni, senza poter vedere e ci siamo fidati di Ugo. Davanti alla quercia millenaria, il silenzio si è riempito di echi del passato e per un momento siamo stati un piccolo pezzo di storia.
La sera potevamo diventare pallavolisti di serie A, cuochi in carriera, cantanti professionisti, teatranti di ombre o ballerini.
I “grandi” e i “piccoli” insieme per riuscire a portare a termine la difficile missione del divertimento, con la consapevolezza che tutta quella gioia non può rimanere a Milo ma dovrà essere portata anche a Catania e dovrà contagiare tutto il GAPA. Abbiamo vissuto insieme quattro giorni con semplicità e libertà perciò ci siamo raccontati gli uni agli altri: i ragazzi della palestra, insieme alle ragazze del doposcuola, ognuno con le sue caratteristiche e le sue emozioni.
Abbiamo accolto degli ospiti speciali, chi ha fatto del GAPA la sua famiglia prima di noi e chi, per nostra gioia, si è presentato con kili di pesce fresco.
Io non sono siciliana ma in quel piccolo pezzo di mondo, vicino a Milo, mi sono sentita parte di questa Terra che è così lontana dal mitico Nord.
È vero, mi sono sentita squadrata, e forse è stato così i primi minuti, ma eccomi qui a ricordare e a scrivere di loro, di noi, che ci siamo uniti e che ci siamo divertiti insieme; ed ecco che dopo quattro giorni mi sento legata al GAPA più di quanto non lo fossi prima .
Ricordo con piacere le foto, le stelle nella notte dormita nel giardino con materassi e Sacchi a pelo, la doccia che gelava i pensieri ma rinfrescava il corpo, le canzoni, sempre le stesse, urlate davanti a un cannolo e gli abbracci che ti stringono perché sanno che non ti vedranno per un po’.
Ora, tra le mani, ho un piccolo quadernetto con i pensieri raccolti in quei quattro giorni e con le firme di tutti i compagni che hanno percorso un piccolo di strada con me, e mi riesce facile tornare con la memoria a Milo, per sentirmi legata a questa piccola Grande realtà del quartiere San Cristoforo, che ha saputo farmi sentire a casa.