Catania: fogne, affini e… sorprese
Domenico Stimolo
Nella storia plurisecolare di Catania si è sempre costruito senza fogne. Specie a partire dagli anni sessanta, dall’inizio del sacco urbanistico alla città che trasformò i suoli cittadini della nuova espansione in oro sonante. Degli enormi utili godettero i vecchi e nuovi feudatari cittadini che si impadronirono della città.
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Il motto modernista dei circoli politici governanti declamava “Evacua in libertà, tanto è tutto a perdere… nei sottofondi!”. I risultati sono ben noti. Catania “brilla” per l’assenza di un sistema fognario e di depurazione delle acque reflue. Infatti poco più del 20% dei cittadini sono allacciati alla rete fognaria e alla struttura di depurazione collegata. Praticamente si è al medioevo, agli ultimi posti della classifica nazionale che riguarda i capoluoghi di provincia in merito alla questione.
Le conseguenze igienico-sanitarieambientali sono intuibili. In Sicilia la suddetta situazione riguarda numerose altre aree.
Diversi anni addietro la Comunità europea intimò all’Italia l’esecuzione immediata delle opere infrastrutturali necessarie, pena la somministrazione di consistenti sanzioni economiche, come previsto dai regolamenti.
Di conseguenza, nell’aprile del 2012 il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) a beneficio della Sicilia stanziò un miliardo e centosessantuno milioni di euro, attingendo dai fondi europei.
Di questi, seicento milioni erano destinati alla provincia di Catania: duecentotredici per la città di Catania, duecentocinque per Misterbianco e centotrentatré milioni per Acireale, in conto rete fognaria e depurazione.
Investimenti economici enormi che, oltre ai benefici ambientali, avrebbero potuto favorire l’occupazione lavorativa. Ma sono passati quasi quattro anni e come nelle migliori commedie pirandelliane nulla è successo!
Nel frattempo, cunta e ricunta, svariate sono state le proroghe concesse dai governi nazionali. Nel corso degli ultimi due anni l’amministrazione Bianco ha ottenuto il rinvio e l’accredito per la Sidra come “ struttura gestionale ed appaltante” delle risorse e dei lavori collegati, a pochissimi giorni dallo scocco del 31 dicembre.
Infatti entro quella data il Comune di Catania avrebbe dovuto rendere pubblica la gara per l’affidamento dei lavori, altrimenti avrebbe rischiato sia di perdere gli investimenti che di incorrere in pesanti sanzioni.
Orbene, improvvisamente, a pochi giorni dalla fine dell’anno, si è scoperto che deve essere modificato lo Statuto della SIDRA (società partecipata del Comune) perché non prevede queste operazioni. Com’è possibile che non le preveda se è da anni che se ne discute? I nostri amministratori non finiscono mai di stupire!