di Domenico Pisciotta e Vincenzo Rosa, foto Domenico Pisciotta
Il Collegio dei Gesuiti viene completato dall’omonimo ordine religioso nel 1757 dopo addirittura più di sessanta anni per la sua costruzione. Opera dell’architetto palermitano G.B. Vaccarini, è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco insieme alle chiese che si affacciano sulla meravigliosa via Crociferi.
L’immobile si estende da via Crociferi alle terme della Rotonda; più di 7.000 mq nel pieno centro storico di Catania. L’immensa struttura si articola su più livelli, con all’interno quattro ampi cortili insieme ad un chiostro di notevole rilievo artistico.
La Regione acquista l’edificio per farne la nuova sede della Biblioteca universitaria regionale. Successivamente lo affida alla sovrintendenza dei Beni culturali di Catania che, nel 2009, sfratta l’Istituto d’arte per prendere possesso dell’immobile e iniziare i lavori, mai cominciati.
Una curiosità: nel 1779 i Borboni, dopo aver espulso l’ordine dei Gesuiti dal regno delle due Sicilie, trasformò il collegio in una “casa di educazione della bassa gente” o secondo l’appellativo più comune “collegio delle Arti”.
“Quando siamo entrati abbiamo trovato una situazione desolante. Il tetto ha numerosi squarci, le carcasse di piccioni sono dappertutto, sporcizia, muri sfondati o totalmente infiltrati dall’umidità. Tra l’altro l’edificio non godeva di nessuna forma di sorveglianza; i ragazzini per esempio venivano a giocare qui dentro in assoluta tranquillità…”.
Effettivamente, la prima impressione che si ha appena entrati, nonostante i lavori di pulizia dei ragazzi del collettivo, è di degrado e abbandono assoluto. Scene già viste a Catania, una città dove si preferisce far marcire gli immobili piuttosto che valorizzarli e custodirli. Anche se si tratta di un edificio patrimonio Unesco, nel bellissimo scrigno barocco del centro storico cittadino.
Gli occupanti non si arrendono all’attuale stato di cose e rilanciano: “abbiamo intenzione di costruire all’interno del collegio un centro sociale libero e aperto nel quale sia possibile esprimere il proprio bisogno di aggregazione, creatività e libertà tramite la condivisione di idee e sapere. A breve lanceremo una galleria d’arte autogestita, dove chiunque vorrà potrà esporre le proprie opere e creazioni, oltre che un’aula studio, sempre autogestita. Garantiremo inoltre la tutela dei luoghi in qualsiasi forma. Occuperemo solo i locali che non sono di interesse artistico”.
La Regione afferma che i fondi per mettere in sicurezza l’edificio non ci sono. Eppure ingenti sono state le somme stanziate per l’ex collegio dei gesuiti: nel 1998 la Protezione civile ha messo a disposizione 5 milioni di euro con i fondi della legge 433/91.
“Questa somma di denaro non è mai stata utilizzata perchè mancano i progetti esecutivi -spiegano gli occupanti- i fondi sono bloccati e nessuno dà risposte. Questo è il motivo della nostra occupazione: se non riescono le istituzioni, saremo noi a riconsegnare l’ex collegio dei Gesuiti alla città. Andremo via dal collegio solo quando vedremo entrare gli operai per cominciare i lavori.”
Seppure l’edificio sia uno straordinario e immenso capolavoro del barocco cittadino, da tutelare in qualunque modo quindi, le istituzioni latitano a tutti i livelli. “La Soprintendenza preferisce interloquire con la questura piuttosto che con noi. Non capiscono o non vogliono capire il significato culturale della nostra occupazione. Trattano la questione in maniera sbirresca, l’unica cosa che hanno fatto è stato quello di minacciare la denuncia per interruzione di pubblico servizio, perchè all’interno della struttura c’è un deposito della biblioteca regionale. Incredibile.” Non una parola, neanche un misero comunicato stampa, viene dalla Regione proprietaria dell’edificio.
Pure il Comune, nella cui giunta trova posto addirittura un assessorato alla Bellezza Condivisa, ha preferito tacere di fronte all’iniziativa del collettivo Aleph. Tutto questo riesce ancora maggiormente a descrivere la capacità dell’amministrazione catanese, città nella quale mancano come l’acqua nel deserto luoghi di divulgazione delle arti gratuiti e accessibili a tutti, nulla dovrebbe essere più condiviso di una bellezza come quella dell’ex collegio dei Gesuiti.
Quale interesse ha la Regione a lasciare depauperare un patrimonio pubblico di così grande prestigio? Il dipartimento dei Beni culturali della Regione Sicilia all’epoca dei fatti era sotto la guida di Gesualdo Campo, condannato in via definitiva dalla Corte dei Conti a risarcire 500.000 euro a per finanziamenti irregolari. Lo stesso Campo che a suo tempo promosse la moglie con un decreto da egli stesso firmato, oltre che far volare a Bruxelles la figlia impiegandola in uno degli improduttivi uffici della Regione in Europa.
Verrebbe da pensare che se il patrimonio pubblico sia gestito da dirigenti di tale scorza etica e professionale, non deve sorprendere che una struttura come quella dell’Ex Collegio dei Gesuiti sia in completo stato di abbandono.
Ciò che deve preoccupare è che si realizzi la fantasiosa ipotesi che tutto questo abbia uno scopo latente, ma preciso: lasciare abbandonato l’immobile, volutamente determinare un depauperamento del suo valore, rendere il recupero strutturale impraticabile per le casse pubbliche e procedere alla svendita ai privati della stessa. Anche se così fantasiosa l’ipotesi sembra non essere, dato che in alcuni recenti accordi la Soprintendenza si è impegnata a consegnare ad alcuni privati parte della struttura.