Facce

 

Il voto non deve essere una “trattativa”

foto e testo Salvatore David La Mendola

facce-stradaFacce! Facce e ancora facce… e altrettante facce. Ecco cosa ci rimane dopo la campagna elettorale.

Siamo stati travolti per più di un mese dalle facce dei candidati su volantini e manifesti che hanno letteralmente invaso Catania.

Di questi ne ho raccolti a paginate e addirittura una mendicante al semaforo, al posto dei santini della madonna, offriva questi bigliettini dicendo: “lui bono, lui te protegge”. Pensai a quale potesse essere la promessa fatta a questa inusuale “attivista”. Sì perché, a parte gli scherzi, ancora oggi nel 2013, siamo convinti che il voto sia una questione di compromesso: io ti do se tu mi dai, io ti voto in cambio di. In definitiva potremmo dire una questione di “trattativa”, forse si capisce meglio. Fa male pensare che molta gente crede di fare bene, solo perché considerano un obbligo svendere il proprio personalissimo voto per “rispetto” a chi li “rispetta”. Ma di che rispetto stiamo parlando?!

Fintanto che le parole hanno un senso usiamole nel modo giusto: questa è miseria. Una miseria d’animo che svilisce il sentimento antico e naturale verso la cosa pubblica. In barba ai filosofi greci che teorizzavano le migliori forme di governo e di stato, abbiamo completamente perso la voglia di partecipare in cambio di favoritismi. Infatti un tempo ci si prendeva un kg di pasta, ora qualche sgravio fiscale o presunta promessa. Beh ci siamo evoluti, Darwin ne sarebbe contento.

Il voto prima di essere segreto, è libero. Per questo motivo mi rifiuto di delegare la mia capacità di scelta ad un legame di parentela, ad una futura concessione, o ad un favore. Sarebbe come ammettere di essere talmente stupido da non saper decidere cosa è meglio per me e quindi per la mia città.

Siamo talmente assuefatti dalla società dell’apparenza che una faccia su un pezzo di carta accattivante e colorato può sostituire un’idea o un progetto migliore per Catania. Pochi o nessuno vengono a spiegarsi, a farsi capire o a mettersi in discussione di fronte ai veri problemi dei catanesi. Molti di questi candidati credono che la città finisca al duomo senza considerare le zone a margine dal centro, dove il disagio e il degrado si possono tagliare col coltello. Soprattutto in questo periodo che definire di decadenza è un eufemismo.

Paradossalmente è nelle periferie che queste fantomatici personaggi, senza nessun programma di cambiamento o di proposte nuove, hanno maggior seguito mostrando solamente la loro faccia attraverso biglietti da visita accompagnati da slogan. Questi ultimi sono ormai svalutati e marci per quante volte sono stati masticati e poi risputati al momento opportuno.

Abbiamo visto come l’aria si fa densa, acre e veramente irrespirabile in campagna elettorale. Anche il 23 maggio di quest’anno, quando ero in piazza Giovanni Verga, tra la gente si mescolava questa puzza. Stavano arroccati tanti piccoli capannelli in cui si “ciuciuliava” di elezioni, candidati, liste, partiti ecc. Forse mi sono dimenticato di dire che quelle persone erano lì per la commemorazione della strage di Capaci. Per ricordare i morti ammazzati di Falcone e della sua scorta. Per combattere attraverso il ricordo l’assuefazione alla mafia. Mi aspettavo qualcosa di più da questi papabili amministratori che dovrebbero essere in prima fila contro il cancro di questa città. Eppure ho sentito solo qualche applauso qua e là e discorsi istituzionalizzati, perché subito si potesse ricominciare a parlare di voti, ballottaggi, spostamenti di coalizioni e percentuali.

Ebbene finisco con delle semplici parole del Signor G, usato i questo periodo a sproposito come in occasione del 23 maggio, alla faccia di quelle facce sui volantini:

facce-mazzetta“Facce facce… facce che lasciano intendere di sapere tutto e non dicono niente. Facce che non sanno niente e dicono di tutto. Facce suadenti e cordiali con il sorriso di plastica. Facce esperte e competenti che crollano al primo congiuntivo

Facce compiaciute e vanitose che si auto incensano come vecchie baldracche. Facce da galera che non sopportano la galera e si danno malati. Facce che dietro le belle frasi hanno un passato vergognoso da nascondere. Facce da bar che ti aggrediscono con un delirio di sputi e di idiozie. Facce megalomani da ducetti dilettanti. Facce ciniche da scuola di partito allenate ai sotterfugi e ai colpi bassi. Facce che hanno sempre la risposta pronta e non trovi mai il tempo di mandarle a fare in culo. Facce che straboccano solidarietà. Facce da mafiosi che combattono la mafia. Facce da servi intellettuali, da servi gallonati, facce da servi e basta. Facce scolpite nella pietra, che con grande autorevolezza sparano cazzate. Non c’é neanche una faccia, neanche una, che abbia dentro con il segno di un qualsiasi ideale; una faccia che ricordi, il coraggio il rigore, l’esilio, la galera. No. C’é solo l’egoismo incontrollato, la smania di affermarsi, il denaro, l’avidità più schifosa, dentro a queste facce impotenti e assetate di potere, facce che ogni giorno assaltano la mia faccia in balia di tutti questi nessuno. E voi credete ancora che contino le idee. Ma quali idee?”