Fascismo omofobo

Elio Camilleri

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Erano considerati un pericolo per la purezza della razza e quindi della Patria e allora quei ragazzi omosessuali dovevano essere esemplarmente puniti.

Era il 1939 ed il fascismo presentò la sua faccia omofoba mandando al confino, alle Tremiti, qualche decina di omosessuali catanesi. Si vedevano dalle parti di Via Dusmet e non disturbavano nessuno perché si cercavano tra di loro per essere quelli che loro volevano essere.

In quegli anni Prefetto della città era Alfonso Molina che gli “iarusi” proprio non li poteva sopportare, né quelli che si vedevano sotto il platano di via Dusmet, né quelli che si trovavano in piazza Bellini o nella sala da ballo per soli uomini di piazza Sant’ Antonio.

Al momento dell’arresto erano regolarmente sottoposti a visita medica e distinti in “attivi” e “passivi” ed erano da trattenere solo i “passivi”.

Gianfranco Goretti, nel suo libro La città e l’isola, scrive che il Prefetto Molina non intese assumere alcun provvedimento nei confronti degli omosessuali nobili che potevano incontrarsi in case private.. «Il mio studio si è basato sui documenti delle forze dell’ordine, sulle indagini e gli arresti che furono effettuati. Oltre ai quarantacinque inviati al confino, ci furono almeno altri sessanta arresti negli ultimi anni ’30» spiega Goretti. Che è il solo che sia riuscito a parlare con qualcuno di loro. «Ma l’esperienza del confino, degli arresti domiciliari dopo e della guerra li ha segnati. Molti di loro si sono sposati per tentare di recuperare il buon nome». (da CTzen 25 aprile, la storia degli iarusi di via Dusmet. Giovani omosessuali vittime del fascismo. di Leandro Perrotta. 24 aprile 2013).

Gianfranco Goretti racconta le storie di queste persone, le racconta in forma anonima, ma questo non indebolisce per nulla la forza della conoscenza dei caratteri di quell’epoca fascista ed omofoba e fornisce un contenuto di memoria assolutamente indispensabile per impedire il ritorno di simili discriminazioni.