di Elio Camilleri
“Oh le donne catanesi di quel tempo, bisogna pur dirlo ad onore loro, mostrarono un coraggio, un amor di patria tale, che sarebbe opera bellissima se qualche scrittore le tramandasse alla posterità” (Salvatore Mirone. In Il quarantotto in Sicilia di Carmelina Naselli).
E allora questa piccola “scheggia” vuole servire proprio a produrre conoscenza e ricordo di quei giorni in cui tanta gente visse momenti speciali di lotta contro l’oppressione per conquistare la libertà.
Da una decina di giorni Palermo era insorta e le donne palermitane avevano incoraggiato ed incitato i loro uomini e tutta la gente a partecipare alla rivoluzione.
A Catania il 24 gennaio 1848 Francesca e le altre nel quartiere di S. Berillo, urlando a squarciagola atterrivano i borbonici e rincuoravano i loro uomini incitandoli alla lotta.
Ormai tutta la Sicilia era un unico urlo contro l’assolutismo, contro l’oppressione, un incendio che si sarebbe esteso verso la penisola e si sarebbe poi diffuso per tutta l’Europa.
Due giorni dopo Francesca e le altre donne di Catania furono protagoniste di un episodio davvero spettacolare: riuscirono incredibilmente a conquistare il collegio Cutelli che era presidiato dalla gendarmeria borbonica.
Accatastarono legna al portone del collegio e quando riuscirono a farne una montagna dettero fuoco causando così l’incendio del portone ed il conseguente crollo.
Sfidando i proiettili dei borbonici asserragliati all’interno, incitarono ed incoraggiarono la folla ad entrare, ad occupare il collegio e a liberarlo dai borbonici.
Anche a Catania, come a Palermo, si cominciavano a vedere coccarde e bandiere tricolori. Anche a Catania, come a Palermo, s’invocava Dio e la Madonna e Pio IX: ancora Marx e le bandiere rosse non erano conosciuti.
Proprio di lì a qualche giorno Carlo Marx e il suo amico e Federico Engels avrebbero pubblicato il Manifesto del partito comunista.
Ma questa è un’altra storia.