Ivana Sciacca
Ore dieci. Un giorno qualsiasi in una piazza del centro. Nei pressi vi è una chiesa davanti alla quale si incontrano donne e bambini che chiedono l’elemosina, ma stavolta la chiesa è solo uno sfondo perché la scena si svolge su una di quelle panchine dove al mattino gli anziani prendono il sole. E proprio uno di loro attacca bottone con una allegra e sgangherata famigliola, una di quelle che in modo spicciolo chiameremmo “rom”.
La madre dice di essere giunta a Catania nel 2003 e proviene dal Kosovo. “Di unni?” – chiede smarrito l’anziano. “Dalla ex Jugoslavia, vicino l’Albania” risponde lei. “Ah siti albanesi!” conclude il vecchietto.
La donna ha al seguito quattro bambini di tutte le età: due ragazzine di nove e undici anni e due bambini di otto e sei. Le loro voci echeggiano, si rincorrono facendosi dispetti. “Amano giocare, specialmente il più piccolo” – racconta la madre – “si sveglia la mattina presto e subito comincia a giocare con le macchinine! A volte sveglia pure il fratello!”
Ha i denti cariati il bambino di cui parla, mentre a lei ne mancano due davanti nell’arcata superiore: così sembra una vecchia, ma è giovanissima.
Suo marito sta rovistando nei cassonetti per trovare ferro vecchio che poi rivende. Glielo pagano venti centesimi al chilo. Pochissimo, ma come devono fare?
“Cerco un lavoro, qualsiasi tipo di lavoro. Mio marito qualche giorno fa ha trovato quattro euro dell’elemosina che mi avevano dato davanti alla chiesa e si è arrabbiato. Lui non vorrebbe ma come dobbiamo mangiare? A volte non posso mandare neanche i bambini a scuola perché non ho niente da dargli. Poi vedrebbero gli altri bambini mangiare e loro resterebbero a guardarli?”
Vivono in macchina. E i bambini più piccoli quando captano la parola “casa” nei discorsi sgranano gli occhietti, come se si parlasse di qualcosa di incredibile.
Le ragazzine sono bellissime: hanno delle fossette sulle guance che ingentiliscono le felpe sporche che indossano. Parlano della superstar del momento per gli adolescenti, Violetta, poi corrono a prendere la loro gatta nera per esibirla con orgoglio.
Dopo un po’ abbandonano la compagnia per avviarsi verso il supermercato: a comprare qualcosa o a chiedere l’elemosina? I due fratellini rimangono lì a simulare combattimenti con mosse speciali, calci e pugni che però non fanno male.
Ad un certo punto giunge un’auto d’epoca, parcheggia in piazza e i bambini chiamano per nome il signore che la guida. La madre si avvicina, saluta e corre subito al supermercato a recuperare le due figlie.
Queste tornano col volto incupito, camminano di malavoglia, non sembrano più quelle di qualche istante prima. Nessun sorriso, nessuna espressione di gioia. La madre le fa salire sull’auto del signore mentre lei rimane in piazza con i più piccoli.
Il tale ha l’aria distinta e un sorriso appena accennato. Toglie il suo cappotto dal sedile anteriore per fare accomodare la ragazzina di nove anni mentre la sorella va in quello posteriore. I suoi modi gentili verso le bambine sono agghiaccianti, anche lo sguardo.
Loro due sono bellissime e vivono la fame ogni giorno. Quel signore invece… Dove le porterà?