foto e testo Paolo Parisi
Pescheria, sotto gli archi della Marina, davanti la piazzetta dove i venditori di pesce urlano per attirare l’attenzione invitando la gente a comprare la propria merce, si trova uno degli ultimi venditori di “sangeli”. Il venditore di strada di prodotti culinari ha un’origine millenaria che risale sin all’antica Grecia, e questi prodotti sono la conseguenza e l’arricchimento delle varie culture che sono transitate in Sicilia.
Carlo Pastura un uomo di circa 40 anni che si muove con agilità sotto un grande ombrellone di colore rosso per riparare i clienti dal sole o dalla pioggia, acquirenti che si affollano per comprare e mangiare le prelibatezze che offre ai suoi compratori. Il punto vendita è composto da due banconi in acciaio inox posizionati ad angolo retto e uno di questi con il piano di lavoro bianco. A fianco ci sono due pentoloni fumanti riscaldati dalla fiamma di un fornellone alimentato da una bombola a gas . Un recipiente contiene il sangeli, budello di maiale ripieno di sanguinaccio suino e l’altro contiene frattaglie di vitello.
Alla domanda da quando tempo fa questo lavoro in signor Carlo risponde: “Da circa 20 anni faccio questo lavoro, sono ultimo di 4 generazioni di venditori di sangeli. Già mio bisnonno, materno di cognome Russo, faceva questa attività, poi di seguito mio nonno ed i miei zii, ed io continuo la loro attività mentre ai miei figli non piace proseguire questa attività familiare. Ormai in città sono rimasti pochi venditori di sangeli, io credo di essere l’unico che lavora di mattina, mentre gli altri svolgono la loro attività il pomeriggio e la sera. Io preparo sia il sangeli che la bisecca, come vuole l’antica tradizione”
Così tirando uno spago immerso dentro un pentolone, dopo aver spostato il coperchio, solleva un budello di maiale tutto fumante e dice: “Questo budello è ripieno di sanguinaccio suino composto da 1 lt sangue, 1,5 lt di acqua, sale e pepe nero, questa è la pietanza tipica catanese, oppure su ordinazione viene fatto con prezzemolo e aglio, o con il pistacchio, comunque la parte più prelibata è la matruzza, una parte di budello tutto arricciato” Successivamente avvicinandosi all’altro pentolone dopo aver sollevato il coperchio dice: “Qui dentro c’è la Bisecca (frattaglie) composta da trippa, cento peddi (faiolo), quaghiaru (lambredotto), cularino (budello crasso), zirena (parte più tenera dell’intestino), caccagnolo (piede), mussi, stigghiola, minna, e ciappa (valvola del cuore)”. Per chi apprezza questi prodotti il profumo è entusiasmante.
Nel frattempo interrompe i suoi racconti per servire i clienti che arrivano e poi riprende: “Vengono a mangiare i miei prodotti persone di ogni genere dottori, impiegati, operai, pensionati, ma anche stranieri si fermano a mangiare queste pietanze, accompagnati da un buon bicchiere di vino o di zibbibo”, indicandomi i recipienti che si trovano in uno dei suoi banchi. Poi specificando la sua clientela continua: “La bisecca viene acquistata anche dalla gente del quartiere, che portandosela a casa la mangiano a pranzo o a cena, i rumeni mangiano il sangeli con il pane, per noi cosa strana. Come clienti non mancano gli immigrati nord africani, mussulmani, però acquistano soltanto la bisecca. Fornisco anche le frattaglie a diverse osterie nel quartiere di San Cristoforo, come vede i clienti non mancano”.
Il signor Carlo continua: ” Fino a poco tempo fa lavoravo anche la sera ma adesso è difficile trovare le frattaglie perche le macellazioni a Catania sono calate del 50 per cento, spesso i macellai comprano le carni di vitello a pezzi, già sezionati, non macellando più un animale intero. Anche tutto questo è frutto della crisi.”
Il signor Pastura consapevole della rarità del suo lavoro che ormai sta scomparendo con orgoglio conclude: “Mi hanno fatto dei servizi televisivi che vanno in onda in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, sia su DMAX che su SKY, ed in particolare nelle rubriche cibo di strada”.