Redazione I Siciliani giovani
Catania: i tesori sprecati
Ivana Sciacca
“Alle origini era un cinema all’aperto, poi è diventato un mercato. Prima che ci facessero il parcheggio, tanti anni fa, con gli altri bambini lo usavamo come campetto di calcio. E pensare che ci potrebbero fare tante cose utili!” dice un ragazzo che abita nei paraggi dell’ex mercato rionale di Santa Maria della Catena. Adesso è uno spiazzale pieno di macchine e qualche baracca arrugginita. A una certa ora il suo cancello viene sbarrato con il lucchetto, da non si sa chi.
“Lo usano per fare parcheggiare alcuni che lavorano all’ospedale Vittorio Emanuele. No, non c’è nessun biglietto da pagare”. Quindi possono parcheggiare tutti senza lasciare un euro? “Beh, in teoria sì, in pratica nessuno che non sia conosciuto lascia la sua macchina lì perché si ha paura che chiudano i cancelli e la macchina rimanga lì”. Ma chi apre e chiude il cancello?
Il mercato rionale di via Belfiore invece è ancora vivo. Ma lo sa che vogliono vendere questo mercato? “Ah sì? Prima di venderlo devono darmi un posto di lavoro, è da una vita che lavoro qui e che verso contributi! Questo mercato esiste da sessant’anni!” dice uno degli ortofrutticoli all’interno del mercato di San Cristoforo.
Sempre a San Cristoforo, ecco un appartamento in via Santa Maria dell’Aiuto: tre piani, non in pessime condizioni a giudicare dalla facciata. Chissà quante famiglie in emergenza abitativa potrebbero starci?
Dalla via Vittorio Emanuele sale il trenino turistico e staziona per qualche istante davanti all’ex monastero di Sant’Agata: “E questa, signori, è la badia di Sant’Agata, uno dei gioielli del barocco di Vaccarini…”. La guida aggiungerà, bisbigliando, che il sindaco e la giunta hanno deciso che non potremo permettercela più?
L’ex chiesa di San Cristoforo minore, in piazza Spirito Santo, adesso risulta essere una “chiesa ortodossa”. Ma è sempre chiusa. I muri sono anneriti e pieni di crepe. Sul retro alcuni sedili dove i barboni prendono il sole, tra una birra e una carezza al cane.
L’ex chiesa di Sant’Euplio, in piazza Borsa, risale al 1548. Sopravvisse al terremoto del 1693. Riuscirà a sopravvivere al dissesto finanziario del comune?
In prossimità dell’ospedale Ferrarotto, in via Rametta, c’è un villino. “Investiamo sul nostro futuro” recita il cartellone appeso al balcone. Progetto europeo di sviluppo regionale – soldi insomma. Ci operano la fondazione Ebbene, l’associazione Amici San Patrignano e tanti altri. Un consorzio di cooperative sociali – tra cui anche il Sol.Co – che con la benedizione del comune di Catania utilizza quell’immobile offrendo diversi servizi sociali – o almeno così dicono le insegne.
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Mara Trovato
Un piccolo gioiello tra i palazzi di cemento. Una chiesetta del Settecento, tra i palazzi di cemento nel quartiere di Cibali, nei pressi dello stadio Massimino.
A ripulirne il giardino esterno e anche l’interno se ne occupò il Gar (Gruppo azione risveglio) il cui scopo è quello di trasformare i beni inutilizzati e in stato di abbandono a beni per i cittadini, e quindi comunali. All’interno furono ritrovati oggetti di valore storico ed artistico, come un Cristo in legno di scuola napoletana risalente al primo Settecento, altare di legno intarsiato dello stesso periodo. Ma non è stato possibile ammirarne la bellezza in quanto il portone è chiuso e ben lucchettato. Solo le mura esterne e la fontanella di “coccio pesto” laterale all’ingresso.
Fuori c’è una targa che recita: “Proprietà del comune di Catania, restituita alla città dal Gar”. Ora in vendita.
Un tempo fu cinema, poi centro culturale con una grande sala utilizzata per mostre, conferenze e varie attività culturali e una biblioteca. Nel ricordo, non tanto lontano, una mostra dedicata alla playa, con foto dell’epoca e installazioni (reti dei pescatori, lampare, strumento per la raccolta delle telline).
Chi la organizzò raccontava che buona parte della gente del quartiere partecipò con entusiasmo e che, soprattutto per i pescatori, fu motivo di vanto. Insomma un luogo di incontro e di cultura dentro un quartiere invaso da centri scommesse, sale biliardo e bar. Una spina nel fianco?
Ex stazione antimalarica, ex canile della Playa, degradata, apparentemente inutile. A lato di una strada probabilmente senza sbocco… non ci addentriamo. Di fronte un campo rom, tutto attorno sembra in stato di abbandono, ma forse è solo brutto perché un cane, da dietro qualche cancello, abbaia nervosamente al nostro passaggio.
La posizione però di questa ormai fatiscente costruzione è ottimale. Ad uno schioppo dal mare e dalla statale per l’aeroporto. Un buon affare per un possibile acquirente!
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Daniela Calcaterra e Francesco Nicosia
“Non ne sapevo nulla! Mi sembra strano in quanto abbiamo da poco rinnovato la convenzione per il comodato d’uso – afferma don Piero Galvano, parroco della chiesa di padre Pio nel quartiere Librino-San Giorgio – Nei locali della masseria villa San Giorgio si svolgono diverse attività, ospitiamo la Frates, gli scout, i custodi ci abitano da sempre! Ed è un punto di ritrovo e aggregazione per gli abitanti del quartiere. È qualcosa di incredibile!”
Il 23 febbraio del 2013 l’ex sindaco Stancanelli inaugura il nuovo plesso scolastico del comprensivo Fontanarossa. La nuova struttura comprende anche la Masseria Moncada. Il segretario del plesso scolastico sottolinea come al suo interno siano attivi laboratori scientifici, aule LIM, aule video e altro ancora, tutte perfettamente funzionanti e attive, utilizzate regolarmente dagli allievi. All’interno della masseria vi è anche l’alloggio del custode che, incredulo alle informazioni riguardanti la vendita dei beni comunali, si pone delle domande: “Come fanno a vendere la masseria? E che fa chiudono i laboratori?”.
L’operazione che il comune sta tentando di compiere è sicuramente un mistero tutto da svelare. Vendere e in alcuni casi svendere gli immobili per racimolare qualcosa può essere utile, ma mettere in vendita beni utilizzati da associazioni, scuole e quant’altro è molto strano, soprattutto se la maggior parte di questi si trovano in quartieri a rischio e alta dispersione scolastica. Nel caso specifico Librino oltre a perdere dei presidi di legalità perderebbe anche la sua memoria, visto che le masserie raccontano la storia e la testimonianza di un mondo agricolo e arcaico. Queste sono inserite nel Piano Paesistico Regionale, quindi sono parte integrante del nostro patrimonio culturale.