Giovanni Caruso
Da quando tempo, da quanti anni, raccontiamo che l’abbandono dei nostri quartieri da parte delle istituzioni dello stato, li ha consegnati alla mafia? Da quanto tempo raccontiamo che i primi a farne le spese sono i minori e gli adolescenti, vittime designate alla manovalanza mafiosa? Questi, senza politiche scolastiche adeguate, senza strumenti culturali che gli permettano di essere giovani cittadini e cittadine consapevoli dei loro diritti, si ritrovano ad “arrangiarsi” per vivere una vita secondo le leggi del consumismo, “tutto, ora e subito!”.
E se sei povero, senza una istruzione, senza un lavoro regolare e nel tuo quartiere non c’è nessun centro sociale pubblico che ti segue e ti insegue per evitare che finisci nelle grinfie dei clan mafiosi, che fai? Scegli la strada più facile, il guadagno più facile, cioè scegli di aderire alla cosca di turno o cedere allo sfruttamento del lavoro minorile.
Ma anche chi ci governa sembra voler scegliere la strada più facile. Secondo il ministro Alfano, la cosa più facile è quella di abbassare l’età dei minori che commettono reati e trattarli alla stregua di reati commessi da maggiorenni. Quello che propone il ministro è ciò che stanno già facendo in Brasile, con una legge già approvata, così come ci racconta Antonio Vermigli.
Ci chiediamo se anche in Italia si vorrà imitare la legge Brasiliana. Oppure se, così come suggeriscono molti esperti, non dovremmo invece provare a creare uno stato sociale, a formare una vera (e non di propaganda) “buona scuola”, a provvedere ad un sostegno economico per tutti quei giovani che vogliono imparare un mestiere, magari recuperando i vecchi maestri artigiani che rischiano l’estinzione, sopratutto nei nostri quartieri popolari.
Purtroppo temiamo che il governo sceglierà la politica del “colpo di scopa” e tutti nelle patrie galere! Anche perché, come in Brasile, rientrerebbe in un piano più ampio: invece di concentrarsi su politiche per prevenire e diminuire il numero dei detenuti, si allarga la fascia d’età dei “carcerabili”, così da giustificare il disegno di “Project financing per la realizzazione di strutture carcerarie” inaugurato dal governo Monti già nel 2012.
Oppure un bell’accordo con la mafia del tipo “tieni a bada questi ragazzacci, che stiano nei loro fetidi quartieri e non ‘sporchino’ la città perbene”. Insomma, una sorta di trattativa “Stato-mafia” sulla gestione dell’adolescenza “brutta sporca e cattiva”, o un progetto di stampo neoliberista per monetizzare sulle “emergenze”.