di Giovanni Caruso
I marinai in silenzio stringono le nostre mani. Mani che lottano per i diritti in terraferma, mani che lottano in mare per “i sommersi e i salvati”
“GRAZIE per la solidarietà” dice il cartello dei marinai sulla passerella della Sea Watch. La passerella da cui poco prima sono scesi in terra di Sicilia uomini, donne e bambini in fuga dai lager libici.
Sorridono i marinai della nave, i volti scavati dal vento. Non nobili pescatori, non militari costretti a non salvare più. Ma semplici marinai, “pirati” disobbedienti a tutto salvo che alla legge del mare. Il mare che dà e che toglie, il mare libero e infinito. “Io – dice il mare – non ho confini. Io amo chi mi rispetta”. Quelli della Sea Wacht lo rispettano e navigano per amore.
Salvano chi l’Europa rifiuta, afferrano con mani forti le mani di chi ha la pelle “sbagliata”. Di chi senza di loro sarebbe inghiottito dalle onde e dall’egoismo odiatore. .
Noi donne e uomini della Catania buona abbiamo accolto sul molo quei marinai, il molo che vide partire i nostri emigranti, i nostri nonni. I marinai in silenzio stringono le nostre mani. Mani che lottano per i diritti in terraferma, mani che lottano in mare per “i sommersi e i salvati”.