Immigrata

Marcella Giammusso

Intervista Nigeriane - foto Francesco Nicosia Intervista Nigeriane - foto Francesco Nicosia “Nonostante  tutto non mi  pento di aver fatto la traversata”
Mariam 35 anni, Faith 32 anni, Charis 19 anni, sono tre  donne Nigeriane che vivono in Italia da circa un anno. Mariam ha quattro figli che ha lasciato in Nigeria, Faith ha una bambina, Chair aveva 17 anni quando è arrivata in Italia.

Quando entrano nella sede del Gapa si guardano intorno con lo sguardo impaurito. Poi vedono i sorrisi sulle nostre labbra e sentono l’affetto.
Stanno in un centro di accoglienza a Siracusa. Le abbiamo invitate per farle raccontare e dar voce a un esodo che dura da decenni.
Non vogliono parlare di viaggio, di traversata, di dramma. “Un’esperienza terribile – dicono solo – Fa troppo male parlarne”.
Parlano invece di sé stesse, di chi sono, del loro arrivo in Italia e di quello che si aspettano da noi italiani.
“In Nigeria lavoravo come insegnante d’Inglese” racconta Mariam “ma nel mio paese ci sono gravi problemi economici, tanto che spesso non venivo pagata. Cinque anni fa ho deciso di andare in Libia, ed ero lì durante il periodo della caduta di Gheddafi. Anche in Libia la vita era molto dura e non c’era libertà. In libia non si potrebbe verificare neanche un’intervista come questa perché non è possibile parlare con i giornalisti. Ho avuto molti problemi per venire in Italia e ho pagato 700,00 euro per fare la traversata e nonostante tutto non mi pento di averla fatta. Ringrazio Dio per avermi permesso questo viaggio della morte ed essere arrivata in Italia. Eravamo terra terra, siamo arrivati nella grande Europa e speriamo che in questo grande paese possiamo risollevarci. Però ho avuto una grande delusione perché la gente bianca ci tratta male.
Da un po’ di tempo uso una pagina web per aiutare la mia gente. Comunico con molte persone e metto in luce quali sono gli aspetti positivi e negativi del vivere in un centro di accoglienza.
Vorrei tanto tirare su le sorti del mio popolo!”
Faith non vuole parlare. Oggi  si è sentita trattata male, a Siracusa, ha capito che nel centro di accoglienza  c’è una disparità di trattamento fra questa e quell’etnie.
Interviene Charis : “La cosa brutta è rimanere chiusi nel centro ed essere isolati. Abbiamo bisogno di uscire ed avere contatti con altre persone. Questo ci aspettiamo dall’Italia, perché viviamo molto male questa situazione! Non c’è una biblioteca e non ci sono altri svaghi. Noi donne Nigeriane  abbiamo tante idee e tante competenze, ma non c’è nessuno che ci finanzia. La mancanza di qualsiasi forma di finanziamento per mesi e mesi ci porta ad impazzire ed induce alcune donne a prostituirsi.
“Ma resterete in Italia o andrete in un altro paese d’Europa?”.
“Io aspetto il documento e quando l’avrò resterò in Italia perché non conosco nessuno in nessun altro paese” risponde Charis.
“Tante persone vedono che qui non c’è lavoro e proseguono e vanno via,” interviene Mariam “ma quelli che non hanno i documenti vanno ad elemosinare o a prostituirsi. Siracusa è completamente ferma! Gli immigrati e gli stessi trafficanti ci dicono che in Europa si sta bene. Ci raccontano che la gente veste bene, che c’è lavoro e che si vive bene. E ci invogliano a partire.
Io adesso con il mio sito web voglio mostrare al mio popolo i lati positivi e quelli negativi della vita di noi immigrati. Io ho deciso di rimanere per cambiare le cose!” E qui s’interrompe e scoppia in pianto.