Incontro alla Scuola Cavour di Catania
Domenico Pisciotta
Chi è Gianbattista Scidà? Su internet le notizie sulla sua persona sono abbondanti. Sono, però, le persone che l’hanno conosciuto quelle dalle quali mi attendo le informazioni più importanti. Quelle stesse persone che con lui hanno vissuto importanti eventi che avevano come sfondo la città di Catania. Per dare seguito a questa mia voglia di sapere, mi sono recato il 20 novembre alla scuola Cavour di Catania, dove si teneva un incontro per ricordare Scidà, a un anno dalla sua morte. Quale occasione migliore, mi dico.
Quando arrivo, una cinquantina di persone chiacchierano, serenamente, nel teatro della scuola. Mi accodo e, dopo pochi minuti, comincia l’incontro. Tanti sono gli interventi: professionisti, amici, colleghi. Tutti a ricordare Scidà, tutti a descriverlo come un uomo di grandi qualità, impegnato per la sua Catania e per i minori, attento e prodigo a sostenere ogni segnale di svolta e di rinnovamento. Tutti a descrivere il loro rapporto con Scidà: ” lo sentivo telefonicamente la sera”, ” mi scelse proprio lui per quell’incarico”. Tutti condividono il “proprio” Scidà. Nel frattempo tra un intervento e l’altro le sue parole, grammaticalmente corrette dalla preside dell’istituto, risuonano nella sala. Sono i suoi scritti, i suoi pensieri che ritornano a nuova vita e risvegliano le menti e i cuori, o forse questo io speravo. A un certo punto interviene Riccardo Orioles, e prima che cominci a parlare immagino che rievocherà l’episodio dell’incontro con Scidà e le battaglie combattute fianco a fianco. E, invece, no. Chiude la porta del passato, è accende le luci sul presente. Inizia a raccontare con grande umanità, almeno per me, le emergenze e le lotte che si devono affrontare. Invita a un ricordo attivo che dovrebbe animare il presente, mobilitare le menti e le braccia, all’ombra dell’esempio che Scidà ha lasciato. Scidà non c’è più ma le sue battaglie sono ancora da combattere. Allora, Riccardo Orioles chiede ai presenti di mobilitarsi e di non lasciare soli chi prosegue il progetto di cui Scidà era partecipe, I Siciliani Giovani, un progetto giornalistico che con tante idee e pochi soldi, cerca di contribuire alla formazione di una coscienza sociale critica. Le sue parole mi colpiscono molto. E a una così chiara svolta nel contenuto degli interventi, mi aspetto una reazione almeno istintiva da parte dei successivi interlocutori. Ad ogni modo, il mondo è bello perché è vario, dice qualcuno. Gli interventi successivi sono immuni. Chi presenta il progetto editoriale di raccogliere gli scritti di Scidà, chi propone di intitolare una via a Scidà o costituire una fondazione a suo nome, con quale scopo, però, non sarà dato saperlo perché il proponente non si è spinto, così, oltre. Dopo tali importanti prese di posizioni, mentre cominciavano nuovamente a risuonare nel teatro le parole di Scidà, decido che è ora di andare. Giorni dopo, vengo a sapere che anche il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, era intervenuto, sostenendo la proposta di intitolare una via della città a Scidà. Alla luce dell’intenzione di intitolare una via anche a Giorgio Almirante, spero proprio di non ascoltare mai una pubblicità di un negozio che nel fornire la propria collocazione stradale dica: ” Ci troviamo all’incrocio tra via Almirante e via Scidà”. Non so cosa avrebbe detto scidà ma credo che avere il proprio nome sulla targa di una via o di una fondazione non fosse tra i suoi desideri. Forse avrebbe desiderato che qualcun altro portasse avanti le sue idee. Ma cosa posso saperne io, in fondo, Io che non conoscevo Giambattista Scidà.