di Giovanni Caruso
Intorno a un monolite, perfetto e splendente, in una radura primitiva e selvaggia, gli ominidi si fronteggiano per conquistarlo. Si minacciano urlando e gesticolando e nessuno osa intraprendere lo scontro fisico e violento. Poi un ominide scopre una catasta di resti animali e si rende conto che un osso più robusto degli altri riesce a spezzare quella grande carcassa. Le ossa si frantumano in mille schegge.
L’ominide si esalta per la potenza di quell’arma primordiale e la vuole provare contro il suo nemico. Lo attacca e lo colpisce con violenza sul capo, fino a ucciderlo. Tutti gli altri restano attoniti e terrorizzati. I nemici fuggono, il clan dell’uccisore si esalta e fa capo colui che ha mostrato la sua forza mortale.
Ed è questo l’inizio delle guerre.
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Da allora, migliaia d’anni di sangue per affermare il potere dei capi. “Dio è con noi!” urlavano, e trascinavano i popoli nelle guerre. Per l’onnipotenza dei governi e per il “benessere” del popolo… E mentre le baionette si insanguinavano e i cannoni tuonavano, i mercanti di morte pensavano “viva la guerra!”.
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Gaza 2014: un uomo di quarantanove anni dorme nella sua casa quando un missile del governo israeliano, lo uccide. Era un ex calciatore della nazionale palestinese e la sua “guerra” la combatteva con un pallone su un verde prato. Forse – piace sognare – questo interminabile conflitto si potrebbe risolvere con una bella partita di pallone, dove l’unica offesa alla squadra avversaria sarebbe un gol! Ma no: l’uomo è ancora un ominide che con la sua clava, sempre più potente, spazza via uomini, donne e bambini. “Dio è con noi!”. Mentre i governi del ” mondo civile e democratico”, piangendo lacrime di coccodrillo, vendono armi al miglior offerente.
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A queste guerre si aggiungono altre guerre che non si dichiarano, che non si combattono a suon di cannonate ma che provocano altrettanti morti e feriti. Una “morte celebrale”, una distruzione dei territori di ugual potenza di un bombardamento aereo.
È la guerra che si vive quotidianamente nei quartieri delle nostre città abitate dagli esclusi. Non hanno alcun diritto nè futuro ma solo il dovere di tirare avanti in silenzio, subendo l’oppressione mafiosa e l’illegalità istituzionale. Una guerra che non conta i morti sul terreno ma uccide con la distruzione dello stato sociale e della speranza di vivere una vita dignitosa.
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La propaganda di Stato ci racconta un’Europa unita e senza guerre: “Da settant’anni non c’è guerra in Europa!”. E la Jugoslavia? E l’Ucraina? E le guerre che esportiamo nei paesi dai governi instabili per i nostri interessi finanziari?
(Infine: il nostro governo ha espresso le condoglianze alla famiglia del videoreporter Simone Camilli, ucciso da un missile inesploso israeliano, tutto ciò ci indigna perché quel missile potrebbe essere stato venduto dal nostro governo. Si può arrivare a tanta ipocrisia? Quali interessi di stato giustificano i governi a farsi mercanti di morte?).
Ed in ultimo vi poniamo una domanda: pensate ad una medaglia che ha due facce, una è il crudele assassinio dei terroristi islamici verso i due giornalisti americani perpetrato in un Paese che l’Occidente ha contribuito a far diventare “selvaggio”, l’altra faccia della medaglia è l’immagine di quei due poliziotti americani che nella città di St. Louis hanno ucciso un ragazzo negro a sangue freddo scaricando le loro armi su di lui e solo perché aveva rubato due ciambelle, ciò è accaduto negli Stati Uniti, paese della democrazia e del progresso dove è nata la prima Costituzione che si basa sui diritti umani. Non vi sembra che il “selvaggio Oriente” ed il “democratico Occidente” non sono le due facce della stessa medaglia?