Allievi, docenti e uffici comunali si preparano a affrontare le difficoltà di sempre. Ma se alla manutenzione ordinaria – affidata alla Multiservizi – si riesce a dare risposta e, dunque, ad aggiustare la porta o la finestra rotta, a riparare il rubinetto che perde o il bagno intasato, altra cosa è per gli interventi strutturali. Molti dirigenti chiedono di ritagliare in modo diverso le aule, per fare spazio alla nuova popolazione scolastica, o di trasformarle in laboratori e, soprattutto, sollecitano l’«aggiornamento della certificazione», cioè di dotare gli edifici di porte antincendio, di ascensori e di impianti elettrici a norma. Poiché le risorse sono scarse e si può dare risposta soltanto al 15-20% delle richieste, l’ufficio edilizia scolastica ha elaborato una scala di priorità per affrontare le situazione più pericolose e quelle che possono essere risolte con costi minimi.
Nel 2007, quando gli uffici effettuarono l’anagrafe scolastica – su richiesta e per conto del Ministero della ricerca e della pubblica istruzione, in modo da dare un codice di identificazione ad ogni edificio e indicarne le caratteristiche – i funzionari fecero qualche conto e scoprirono che, per mettere «a norma» tutte le scuole comunali, sarebbe necessaria l’enorme somma di 80 milioni. Inutile dire che queste somme non sono disponibili e che l’amministrazione deve barcamenarsi con i pochi fondi su cui può contare.
A meno di un mese dall’inizio dell’anno scolastico tre sono i casi più spinosi che l’amministrazione si trova ad affrontare: quello annoso dell’Andrea Doria, la lunga vertenza sull’asilo nido di via Tomaselli, e la ristrutturazione del plesso centrale della scuola Fontanarossa, all’aeroporto.
Per quanto riguarda la Doria, scuola storica di San Cristoforo, l’assessore Rita Cinquegrana è riuscita a strappare all’amministrazione il rinnovo del contratto di locazione per 6 anni più 6, ma non si è ancora arrivati alla firma. Le orsoline, proprietarie dell’immobile, non solo sono creditrici di un’ingente somma da parte del Comune, ma per troppi anni hanno visto disattesi impegni e promesse, così adesso non si fidano, anche perché non hanno le risorse per andare avanti e per provvedere ai necessari lavori di messa in sicurezza. Chiedono dunque un anticipo di almeno 6 mesi, condizione che il Comune ha difficoltà a rispettare. Così si tratta ancora, a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, e, come dice l’assessore, l’ipotesi che non si arrivi ad un accordo sarebbe tragica.
Si tratta ancora anche per l’asilo nido di via Tomaselli il cui affitto il Comune voleva disdire non ritenendo opportuno spendere l’enorme cifra di 12.000 al mese di affitto concordata dall’amministrazione Scapagnini. I genitori dei piccolo utenti, 40, hanno fatto resistenza al trasloco nella sede di via D’Annunzio e hanno assicurato che la proprietà è disponibile ad accettare una somma ben più modica. Circostanza che è stata smentita nel confronto ufficiale con i funzionari. Dunque, anche in questo caso, l’esito non è scontato. E l’assessore Cinquegrana commenta che «tutti considerano il Comune come una grande mammella da spremere, tutti rivendicano diritti, ma non sono altrettanto pronti a fare il proprio dovere e il senso civico è scarso. Comunque, un fatto è certo: c’è una forte esigenza di risparmio e di razionalizzazione. Ed è questo che intendiamo fare».
Altra questione aperta è quella di uno degli 8 plessi della scuola Fontanarossa, quello centrale all’aeroporto, dove sono ospitate 6 classi, al primo piano, e tutti gli uffici al piano terra. Ed è qui che ci sono problemi perché l’umidità che sale dal suolo è tanta da fare saltare gli impianti elettrici e da creare situazioni di pericolo. Il Comune ha predisposto sopralluoghi ed analisi, insieme al geologo, e si è capito che il problema dipende dal torrente Acquicella le cui acque risalgono lungo le fondamenta dell’edificio. Gli uffici diretti dall’ing. Salvatore Marra hanno quasi ultimato il progetto di intervento nel corso del quale, per almeno tre mesi, la scuola non sarà agibile perché mancherà la luce e la pavimentazione sarà divelta. Indispensabile, dunque, trasferire allievi ed uffici altrove, o in un edificio di nuova costruzione a Librino, dove la Fontanarossa ha anche altri plessi, o nella scuola di viale Moncada ora occupata dalle classi della Musco sgomberate dopo il sequestro della «palestra» a causa degli smottamenti del suolo. Qui, infatti, il Comune ha effettuato gli interventi di consolidamento e a giorni presenterà la documentazione alla magistratura per chiederne il dissequestro. Gli allievi della Musco, dunque, potrebbero tornare nella loro scuola e lasciare ai compagni della Fontanarossa quelli occupati per tutto l’anno scorso. Si saprà a breve.