La miseria che non conosce stagioni

 

Cronaca di un sogno fugace di mezz’estate

Ivana Sciacca

La prima spiaggia libera della playa catanese è delimitata da due (delle tante) spiagge private. In questo lido di “nessuno” ci stanno quasi tutti. Perciò qui, in una qualsiasi domenica d’estate, si fatica a trovare un metro quadro per distendere il bagnasciuga e se ti azzardi a sconfinare verso destra o verso sinistra subito il bagnino ti ammonisce: “Qui no”. Se si volesse soltanto fare un bagno adagiando il bagnasciuga non potrebbe vietarlo (vedi scheda tecnica) eppure lo pagano (illegittimamente) anche per questo: per evitare l’invasione dei meno abbienti nel lido dove villeggiano quelli che invece possono starci, e possono starci perché i soldi possono tutto. Quasi tutto.

I vucumpra’ non sono più soltanto i soliti marocchini che incontravi fino a qualche anno fa. Ormai non c’è razza per vendere ninnoli di ogni sorta ai bagnanti baciati dal sole. D’altronde il bisogno (o la fame, che dir si voglia) non conosce confini.

La crisi incombe imperterrita sulle spalle di chiunque. Da qualche anno a questa parte i “classici” venditori di cocco del posto sono stati soppiantati da immigrati muniti di frigo in plastica che fanno avanti e indietro tutto il giorno per vendere “thè-bira-acqua-cocacola”. E chi compra qualcosa da loro si lamenta pure perché “al supermercato costa di meno”. Della serie: come denigrare il lavoro degli altri anche sotto i quaranta gradi cocenti del sole estivo.

Una signora mulatta porta con sé il figlioletto per farsi aiutare a vendere oggettini in legno che nessuno compra. Il bimbo la segue fedelmente anziché tuffarsi in acqua come tutti gli altri suoi coetanei.

Penso alla miseria e a tutti i diritti negati. Perché? Non lo so ma non c’è da starci bene. Per niente.

venditore

Man mano che la spiaggia si affolla noto volti già visti e rivisti chissà quante volte al giorno per le vie della città, volti sulla quale mai nessuno si sofferma più di tanto, anzi spesso sono proprio le stesse facce che ci infastidiscono. Sono le stesse facce che ogni giorno ti chiedono l’elemosina o cercano di rifilarti un santino o qualsiasi altra cianfrusaglia pur di ottenere qualche centesimo di euro. Come fanno queste persone a sopravvivere? Com’è possibile che nessuno si occupi di loro?

In spiaggia non indossano il costume da bagno, nemmeno ce l’hanno un costume da bagno! Si tuffano vestiti e le loro scarpe sono sempre le stesse sia in estate che in inverno. Scarpe consumate che percorrono strade che non portano mai da nessuna parte, ma una volta tanto li portano a mare.

Ed è proprio tra le onde che vedo sguazzare felice un bimbo rom che avrà non più di cinque anni: di lui mi ricordo. L’ho incontrato una volta in Corso Sicilia mentre chiedeva soldi offrendo il suo spettacolo improvvisato con una fisarmonica piccola quanto lui e uno sguardo vispo sì ma soprattutto innocente.

Stavolta in spiaggia non chiede l’elemosina, anzi lo vedo proprio felice mentre fa le capriole in acqua. Per un attimo è uguale a tutti gli altri bambini.

Non deve elemosinare niente perché il mare, una piccola porzione di mare, è di tutti, anche la sua.

Sto bene mentre lo vedo ridere di gioia ma poi penso che è solo una breve parentesi, un sogno fugace di mezz’estate da cui ci si dovrà presto risvegliare. Così presto che già domani ci rincontreremo di nuovo tra le vie del centro tra la più assoluta indifferenza, tra la più assoluta miseria. E tutto questo mentre altri barconi di disperati approdano sulla nostra isola alla ricerca di condizioni di vita migliori.

Eppure l’articolo portante della nostra Costituzione, l’art. 3, recita che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Ma queste condizioni disumane cosa mai c’entreranno con la DIGNITA’ SOCIALE? Mortificare il nostro prossimo facendo leva sui suoi bisogni o fingendo la più assoluta indifferenza è certo che non abbia niente di dignitoso. Pensare soltanto in funzione del nostro egoismo dimenticando che queste persone scappano dalla guerra, dalla fame e anche dalla morte è osceno. E’ osceno perché al loro posto avremmo potuto benissimo esserci noi. E’ solo un caso che non sia stato così. E non tenerne conto è da barbari. Altro che da paese civile!

Il divieto di transito nella battigia non esiste!

Un bene è demaniale perché si ritiene che debba essere a disposizione del pubblico, ma invece, per quanto riguarda le spiagge, la legge prevede la concessione ad una ditta che rende il bene da formalmente demaniale a sostanzialmente privato. Quindi è proibito vendere le spiagge ma non darle in concessione. Così viene a meno a tutti gli effetti l’uso pubblico del bene stesso.

Nel rilascio delle concessioni il rapporto tra spiagge libere e spiagge private dovrebbe essere a vantaggio delle spiagge libere. In Francia ad esempio le spiagge in concessione non sono più del 20% del litorale considerato. In Italia non solo non è sempre così, ma il calcolo delle percentuali viene determinato non considerando elementi fondamentali come la facilità di accesso, la prossimità rispetto ai mezzi pubblici di trasporto, la vicinanza dai nuclei abitati. Paradossalmente quando una spiaggia risponde a queste caratteristiche anziché rimanere libera viene data in concessione. Ecco dunque che le spiagge libere sono spesso poco agevoli.

Anche per i famosi “5 metri” dalla battigia il cui uso dovrebbe essere consentito a tutti, anche se c’è lo stabilimento, nessuna norma stabilisce che siano proprio 5 metri ma decidono le Capitanerie di porto. In genere, le ordinanze prevedono 5 metri demaniali ma soltanto per il libero transito o sosta temporanea (anche se c’è uno stabilimento) ma non per “stazionare” con ombrelloni, tende o sdraio, anche perché i 5 metri devono essere sgombri al fine di agevolare il passaggio e le operazioni di soccorso in mare, in caso di infortuni. In ogni caso il rilascio delle concessioni non può comportare mai il divieto di transito per accedere alla battigia.

Questo vuol dire che si può liberamente accedere agli stabilimenti balneari per raggiungere il mare senza che nessuno abbia nulla da chiedere o pretendere (ogni abuso quindi può essere legittimamente denunciato) e inoltre si possono posare le proprie cose, tra cui il proprio asciugamano, in prossimità della battigia per fare il bagno anche di fronte ad uno stabilimento balneare con regolare concessione visto che la concessione riguarda la spiaggia e non certamente il mare!