“La rivolta dei Gilet Gialli”

di Paolo Parisi

Non vi dovete meravigliare per quello che sta succedendo adesso, ma bensì perché non è stato fatto prima.

Con l’amichevole autorizzazione di Jean-Denys Phillippe

In questi ultimi giorni nei vari telegiornali mandati in onda dalle reti nazionali abbiamo visto svolgersi nella città di Parigi manifestazioni con una massiccia partecipazione di cittadini che indossavano gilet gialli e manifestavano contro il governo francese da quando è stato annunciato che il prezzo del carburante sarebbe aumentato in maniera significativa per mezzo di una nuova tassa.

Due cittadini parigini, Patricia e Jean-Paul, raccontano : «Per protestare gli utenti dei mezzi di trasporto hanno espresso l’idea di mettere in evidenza il giubbotto giallo sul cruscotto di ogni macchina, dietro il parbrezza. Alcuni messaggi invece sono passati per posta elettronica e sono stati letti da molte persone. In seguito, sempre grazie a proposte avanzate su Internet, è stata scelta la data del 17 Novembre, affinchè su tutto il territorio francese, ognuno esprimesse il suo malcontento. Davanti alla volontà del governo di ignorare questa contestazione, è comparsa l’idea di organizzare dei posti di blocco filtranti nelle principali rotonde del territorio francese, di bloccare temporaneamente l’accesso ai centri commerciali, di lasciar passare gratuitamente gli automobiliusti ai pedaggi autostradali . »

Poi continuano : « Il sabato successivo 24 Novembre si è organizzata un’altra manifestazione ai Champs-Élysées ma le autorità l’hanno vietata ed anno autorizzato gli spazi ai Campi di Marte, ma i parigini nonostante il divieto con i gilè gialli hanno manifestato disobbedendo in modo violento ai Champs-Élysées. In seguito sono arrivate altre rivendicazioni : la domanda per l’aumento dell’assegno sociale e del SMIC Salaire Minimum Interprofessionnel de Croissance » salario minimo interprofessionale di crescita. Davanti all’ostinazione del governo di non cambiare i suoi propositi e di voler ignorare le proteste attuali, le rivendicazioni dei «Gilets jaunes » si amplificano e alcuni arrivano a chiedere addirittura lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e le dimissioni del Presidente della Repubblica. La popolazione ha sostenuto comunque il movimento dei « Gilets Jaunes » fin dal lunedì successivo.

Durante quella settimana, alcune azioni sono continuate. In ogni caso, sin dalle prime attività del movimento si sapeva che la contestazione veniva portata avanti, tra gli altri, anche da simpatizzanti di estrema destra. E’ stato riconosciuto che le violenze e la degenerazioni della prima settimana sugli Champs Élysées sono stati attribuiti per 1/3 a degli attivisti di estrema destra, per 1/3 a movimenti anarchici e per l’altro terzo a delinquenti.»

Racconta Jean-Denys un altro cittadino parigino : «Durante il periodo della contestazione, alcune azioni sono continuate in numerose città della Francia ed è stato fissato un altro corteo per sabato 8 dicembre.Oggi i sindacati si stanno unendo per definire la loro strategia. Le scuole superiori e le università stanno iniziando a mobilitarsi e anche le associazioni suburbane stanno ponendo la domanda.I lavoratori del trasporto su strada iniziano uno sciopero su richiesta di due sindacati e la prossima settimana gli agricoltori protesteranno.

Non vi dovete meravigliare per quello che sta succedendo adesso, ma bensì perchè non è stato fatto prima. C’è molta rabbia nel paese e ovviamente un po’ di attrito tra Macron e il suo primo ministro. La situazione in Francia rimane estremamente tesa quindi se la situazione precipita e finisce male andremo verso una crisi politica, oltre alla crisi sociale”.
Le ultime notizie annunciano che il presidente francese Macron ha promesso che toglierà l’aumento della tassa sui carburanti, aumenterà i salari minimi di cento euro, farà la detassazione sugli straordinari e ridurrà i prelievi delle tasse sulle pensioni.
In Italia la situazione dei cittadini è ancora più grave rispetto alla Francia. Cosa dovremmo fare noi catanesi, siciliani e meridionali per non subire più il disagio sociale che stiamo vivendo?

Circa 25.000 giovani ogni anno lasciano la Sicilia, la disoccupazione è altissima, gli aiuti alle fasce più deboli sono inesistenti o quasi, le pensioni di invalidità sono circa di euro 290,00 al mese, con le pensioni sociali non si riesce a pagare nemmeno l’affitto della casa, le scuole dell’infanzia sono insufficienti al fabbisogno cittadino, la mensa scolastica è inesistente, nelle scuole le classi spesso sono numerose, i mezzi pubblici sono da terzo mondo, le mafie meridionali condizionano l’economia, l’alzamento dell’età pensionabile, etc. etc.

Le ultime tre amministrazioni della città di Catania hanno sperperato i fondi comunali creando un deficit di 1,6 miliardi di euro, senza che i cittadini e la città avessero avuto dei benefici, impoverendo ulteriormente la popolazione.
In Italia negli ultimi 40 anni abbiamo perso moltissimi diritti conquistati senza inversione di tendenza e la paura che altre nazioni possano seguire il nostro cammino diventa sempre più probabile.