Giovanni Caruso
Molti dicono che le sentenze dei giudici non si discutono ma si accettano. Noi, vogliamo disubbidire a questo concetto per rispetto alla verità.
Vogliamo criticare la sentenza che ha visto il non luogo a procedere dell’editore-direttore del quotidiano catanese, accusato, fino a ieri, di concorso esterno in associazione mafiosa.
Infatti, vogliamo sapere la verità sulle intercettazioni tra il sindaco Enzo Bianco e l’editore Mario Ciancio, che al telefono discutono sugli appalti del mega progetto PUA. Intercettazioni che risalgono a qualche mese prima dell’elezione del sindaco Bianco e che hanno il sapore del “voto di scambio”.
Vogliamo sapere la verità sugli oltre ventuno milioni di euro trasferiti in Svizzera, in modo illegale, dallo stesso Mario Ciancio.
Vogliamo sapere la verità sui tre (o sono otto?) consiglieri comunali che, presume la Commissione Antimafia Regionale, sono contigui ad alcuni clan della mafia catanese.
Con questa introduzione abbiamo aperto l’assemblea annuale de I SICILIANI giovani per ricordare Giuseppe Fava lavorando. Il lavoro di questo 5 gennaio è stato quello di cercare di riunire le associazioni e i comitati di quartiere della nostra città. Lo scopo? Cercare di capire se gli uomini e le donne di questi movimenti sono capaci di fare fronte comune, di mettersi insieme e dal basso formare “un governo ombra” che, in modo critico e propositivo, ridiscuta le decisioni di chi, dall’alto e senza nessuna partecipazione democratica, impone progetti fatti per promuovere i “comitati d’affari”, gli “amici degli amici” e tanto altro, che serve solo per favorire la loro mala politica.
Magari non siamo ancora pronti, forse non siamo ancora maturi per capire che la diversità è una ricchezza e che insieme si vince, se si fa un percorso comune e continuato nel tempo. Tutto questo sarà pure un sogno, ma senza sogni l’aria è irrespirabile.
Non vogliamo abbandonare questo obiettivo, crediamo nelle associazioni e nei comitati di quartiere che si riuniscono per battere questa politica che non vuole interrompere una “continuità” lunga trentadue anni. Sta a noi spezzare, nel rispetto della nostra Costituzione, tale continuità che produce ingiustizia sociale e favorisce mafie e mafiosità.
Ma questi uomini e queste donne non devono dimenticare che la società reale non ha strumenti per ribellarsi all’amministrazione catanese che l’ha abbandonata.
Insomma non dobbiamo dimenticare il popolo dei nostri quartieri. Ed è proprio al popolo dei quartieri che lanciamo l’appello di alzare la testa contro l’oppressione mafiosa, e lo invitiamo ad essere presente il 30 gennaio in piazza per manifestare contro la mafia.