Montiamo i tavoli ed inizia la distribuzione dei pasti
di Paolo Parisi, foto Emiliano Abramo
In via Castello Ursino angolo via Garibaldi presso l’antico convento di Santa Chiara ha sede la Comunità di Sant’Egidio, che si occupa degli ultimi e degli emarginati della nostra società. Emiliano Abramo, responsabile del gruppo di Catania racconta l’esperienza di questa Associazione: “Noi operiamo in forma totalmente gratuita sia presso il nostro centro che all’esterno. Una delle nostre attività è il doposcuola che chiamiamo Scuola della Pace, due volte la settimana presso il nostro centro S. Chiara e altre due volte presso la parrocchia San Cristoforo.
Tutti i martedì prepariamo pasti e qualche coperta per alcune decine di persone senza fissa dimora che vivono in Corso Sicilia, Piazza della Repubblica ed in Piazza Verga.” Poi facendo una riflessione dice: “Per il Comune di Catania sarebbe una sciocchezza aiutare queste poche persone, però c’è poca attenzione a trovare loro una sistemazione per farli dormire e dare loro dei bagni per soddisfare le esigenze primarie.”
“Anche tutti i giovedì prepariamo i pasti e vengono consegnati davanti la Stazione Centrale fra il portico e la fontana di Proserpina. I pomeriggi di questi due giorni vengono presso il nostro centro Santa Chiara le mamme dei bambini a cui facciamo doposcuola del quartiere di San Cristoforo. Queste portano le uova e utilizzando la nostra cucina preparano delle frittate da mettere dentro il pane che ci viene donato da nostri sostenitori. I panini vengono messi dentro le buste con dei tovaglioli, e nello stesso tempo viene preparato un tè caldo. Alle venti dopo avere effettuato una preghiera ci troviamo alla Stazione, lì si uniscono a noi tanti volontari che hanno preparato un primo caldo ed un dolce. Montiamo i tavoli ed inizia la distribuzione dei pasti che vengono consegnati a chiunque si avvicini, non solo ai senza fissa dimora. Si presentano nuclei familiari interi che non hanno reddito, pensionati che pagando l’affitto della casa non resta loro abbastanza per fare la spesa, si presentano tanti immigrati, molti dei quali musulmani. Infatti in tutti i cibi che prepariamo non mettiamo mai carne di maiale per evitare di metterli in difficoltà. A fine serata abbiamo distribuito dai 200 ai 250 pasti.” Poi aggiunge: “A questo gruppo di volontari si uniscono due immigrati che vivono presso il nostro centro, spesso chi è aiutato aiuta noi nel nostro compito.”
“Diamo assistenza agli immigrati richiedenti asilo politico, offrendo la possibilità di essere controllati da medici e dando anche sostegno di ogni genere. Nonostante la rigidità del CARA di Mineo riusciamo a dialogare con le istituzioni che ci permettono di entrare dentro il Centro e ci consentono di incontrare gli immigrati. Gli ospiti del Centro ci dicono che le speranze di una vita migliore sono cadute in mare durante l’attraversata, la gente attende, non sa cosa ma attende! Ci raccontano che quando vengono interrogati per ottenere il permesso di soggiorno o valutare la richiesta di asilo basta che diano una risposta sbagliata, non capendo bene la lingua, che vengono subito rimpatriati. Così noi cerchiamo di prepararli a questi esami.”
Domando da quando tempo questa comunità è presente a Catania ed Emiliano risponde: “Nel 1994, eravamo un gruppo di liceali dell’istituto Galileo Galilei e ci siamo appassionati ai bambini del quartiere Civita. Abbiamo iniziato a fare doposcuola, lì i nostri migliori alleati sono stati e sono tutt’ora i musulmani. In questo quartiere c’è una moschea che è la più grande da Roma in giù. La nostra Comunità è laica non legata a nessuna parrocchia né a nessun partito politico. Non riceviamo finanziamenti pubblici così come avviene per altri gruppi a cui vengono dati a pioggia, ma le uniche donazioni che riceviamo sono effettuate da amici, parenti o comunque persone che ci sostengono conoscendo direttamente le cose che noi facciamo. Noi ci troviamo in questi locali, e se in un primo momento ci erano sembrati grandi adesso li sentiamo stretti, così stiamo facendo lavori di sistemazione per poterli sfruttare tutti e nel modo migliore.”
“I nostri volontari spesso vanno a trovare gli anziani nei vari istituti per farli sentire meno soli ed a volte incontriamo le loro famiglie con la speranza di riuscire a farli riprendere in casa. Qualche volta ci riusciamo e per noi è una grande soddisfazione. Un altro appuntamento importante è il pranzo di Natale, riprendendo un’antica tradizione che si faceva al Vaticano, aprendo la chiesa di San Pietro ai poveri. Il pranzo viene organizzato da tanta gente, e viene servito presso la chiesa di Santa Chiara o presso la Chiesa di San Cristoforo di Don Ezio Coco oppure presso il liceo scientifico Boggio Lera.”
Mentre dialogo con Emiliano Abramo arrivano continuamente persone che interrompono la nostra conversazione. Così impegnandoci di rivederci presto, lo saluto con tanta ammirazione verso questa Comunità che insieme a tanti altri gruppi opera nella nostra città dando conforto e solidarietà agli ultimi. Con tanto rammarico mi rendo conto che le Istituzioni di una grande città come Catania non hanno mai avuto la volontà di venire incontro a questi loro concittadini così poco fortunati.