di Giovanni Caruso, foto Ivana Sciacca
Era il 2008 quando Melina, madre in prima fila nell’occupazione della scuola Andrea Doria, disse “Semu fotti, la facciamo una lista civica per San Cristoforo?”. E così ci ritrovammo noi del GAPA a formare una lista civica per autorappresentarci nella prima municipalità. Non fummo sostenuti dalla distratta sinistra catanese. Insomma quella lista, creata realmente dal basso, non passò.
Oggi, in occasione delle prossime elezioni amministrative del 10 giugno, si presenta nuovamente la possibilità che la prima municipalità abbia una rappresentanza di quartiere, costruita dal basso. Il nome è “Partecipa”. Abbiamo intervistato Dario Pruiti, presidente dell’ARCI Catania, per saperne di più.Come nasce l’idea di “Partecipa”?
La Municipalità Centro è un’area vasta che ha competenze su tante questioni. Da molti anni al suo interno c’è un attivismo sociale con tante energie. La maggior parte delle esperienze che hanno contribuito al progresso di Catania sono venute fuori da lì. Questo dato, di per sé è neutro, diventa politico se si pensa che il tutto è avvenuto esclusivamente con la spinta dal basso, con sforzi enormi, nel disinteresse istituzionale, anzi, nonostante il silenzio istituzionale. Un esempio: il centro polifunzionale Midulla a San Cristoforo ha riaperto e funziona. A richiederne l’apertura siamo stati in tanti ma non siamo stati mai ascoltati. Poi si è attivato un processo di aggregazione popolare che, grazie alla spinta di Gammazita, ha portato un gruppo di cittadini a riaprire e far funzionare quel centro che così è tornato alla città. “Partecipa” si colloca nei movimenti di aggregazione come questo. Da San Berillo a Piazza Lupo, dalla pescheria passando per via Santa Filomena: la prima municipalità è costellata da esperienze dal basso straordinarie. In questi anni le istituzioni si sono limitate a osservare processi di riqualificazione urbana partiti dal basso, ma piuttosto che coinvolgerci ci hanno ignorato.
Chi sono i promotori di questa lista civica?
R. Cittadini, associazioni, aggregazioni non formali, artigiani della cultura, abitanti che hanno deciso consapevolmente di far funzionare la Municipalità mettendo al centro i bisogni di chi abita i quartieri piuttosto che il prestigio della poltrona. Tra noi non c’è gente che cerca una poltrona ma persone e competenze, quotidianamente impegnate a migliorare il mondo in cui viviamo. Continueremo a farlo, a prescindere.
“Partecipa” ha studiato i regolamenti che dovrebbero portare a una buona gestione della municipalità. Come pensate di farli applicare?
Prima di tutto facendo conoscere il contenuto dei regolamenti, spesso ignorato anche da chi dovrebbe farli applicare. Ci è venuto in mente di aprire i meccanismi della democrazia della Municipalità proponendo di istituire una casa comune per ogni quartiere della municipalità, e qui praticare la democrazia diretta, discutere insieme dei problemi dei cittadini, affrontare i conflitti tra gli ultimi. La chiave è la partecipazione diretta. Le disposizioni dei regolamenti non si applicano in automatico solo perché scritte e approvate, così come “il mondo dei politici” non può rivolgersi ai cittadini soltanto per chiedere voti in campagna elettorale. Chi ha un ruolo istituzionale ha la responsabilità di diffondere e praticare la partecipazione popolare. Solo così i regolamenti smettono di essere carta straccia e si trasformano in diritti.
Qualche giorno fa le indagini della magistratura e la stampa hanno riportato le presunte accuse per voto di scambio e corruzione elettorale verso il candidato sindaco Riccardo Pellegrino. Come pensa “Partecipa” di fare comprendere agli abitanti che il voto non può essere scambiato per “un pacco di pasta”?
Pellegrino è l’ultima farsesca rappresentazione di un modo di fare politica opprimente e vecchio, che nega l’esistenza della mafia e consegna la Sicilia nelle mani di speculatori senza scrupoli. Ai cittadini porremo una domanda semplice. “Votare per un pacco di pasta, per amicizia o per “rispetto”, ha mai migliorato le vostre vite?”. Chi ci ha governato a furia di pacchi di pasta ha consegnato i nostri quartieri al degrado. Pellegrino ha ragione quando dice che il problema è il lavoro, ma è grave che non dica che la mancanza di lavoro dipende esattamente da quel modo di fare politica a furia di scambi, il migliore per la mafia. Il lavoro non è un favore da promettere ma un diritto, e i diritti si esigono con la partecipazione. Non siamo più disposti ad accettare in silenzio che qualcuno faccia promesse ogni cinque anni. Noi proponiamo di camminare assieme per riprenderci tutto quello che, a furia di promesse non mantenute, ci è stato tolto.
Ad ognuno ci rivolgiamo con questo invito, che va oltre la campagna elettorale: Partecipa!