La storia di Cristian, che ha rischiato la vita perchè giocava
Vincenzo Rosa, foto Domenico Pisciotta
Alcuni giorni fa, un ragazzino di 12 anni di Librino è caduto in una voragine di 5 metri mentre si trovava al “palazzo di cemento”. Dopo essere entrato in coma, è stato fortunatamente dichiarato fuori pericolo dai medici dell’ospedale Vittorio Emanuele.
Cristian, questo il nome del ragazzino, era solito passare del tempo giocando fuori dall’immenso stabile situato in via Moncada. Solo quasi un anno dopo l’incidente nelle strade dello stesso quartiere, costato la vita al piccolo Giuseppe Cunsolo, un altro gravissimo incidente colpisce la popolazione del quartiere, a causa di circostanze che potevano essere evitate.
A Librino, a parte il campo San Teodoro recuperato dalla squadra rugby de “I Briganti”, ci sono pochi spazi dove un bambino può giocare in tranquillità e sicurezza. Tutto attorno agli immensi palazzoni si hanno solo cemento e degrado: difficile per un ragazzino trovare un posto dove poter passare del tempo con gli amici. Cristian, con la curiosità di un dodicenne, ha salito le scale che portano alla terrazza del palazzo di cemento. Si sarà spinto troppo oltre, per guardare quel buco che chissà quale fascino aveva per lui in quel momento. Ed è caduto, lì dove il motore dell’ascensore del palazzo, franando poco tempo prima, aveva creato un enorme cratere. Cristian non ha dovuto saltare nessuna recinzione, leggere nessun cartello di pericolo, perchè il comune non ha provveduto a mettere seriamente in sicurezza l’area. Il ragazzino ha solo dovuto raggiungere quel buco, cosi come avrebbe fatto qualsiasi altro suo coetaneo. In un quartiere che si possa definire normale a Catania, i ragazzini possono raggiungere i loro compagni in una villa comunale, in uno spazio attrezzato, oppure dare qualche bracciata in una piscina comunale. Ma a Librino di questo non c’è nulla, aree attrezzate inesistenti o vandalizzate, pochi e malridotti luoghi di aggregazione sociale. I ragazzini di quest’immenso quartiere hanno a disposizione luoghi come questo per passare il loro tempo: la torre C3 di via Moncada, chiamata “palazzo di cemento” è uno di questi.
Costruita negli ’80, facente parte del progetto di Kenzo Tange sulla “città satellite”, non venne ultimata a causa di carenze strutturali e venne abbandonata. Nel maggio del 2011 viene sgomberato dal comune, che ha messo letteralmente sulla strada decine di famiglie che abitavano abusivamente gli appartamenti della costruzione. Decine di incontri e di conferenze stampa, tante promesse ma nessuna azione sulla riqualificazione della zona, hanno contraddistinto la linea dell’amministrazione comunale sulla vicenda. Quel mostro in cemento armato è ancora li, è una base e un nido per la criminalità organizzata, che lo utilizza a tutt’oggi come piazza di spaccio, nonché come rifugio per droga e armi. Una fogna a cielo aperto pieno di pericoli, in condizioni strutturali non molto più gravi di buona parte degli altri edifici di Librino.
Un chiaro esempio dello stato nel quale si ritrovano le periferie popolari nel meridione d’Italia: Scampia a Napoli, lo Zen a Palermo, la Mazzarona a Siracusa e l’elenco potrebbe essere di molto allungato.
Quello della riqualificazione dei quartieri popolari di Catania deve essere il primo punto di qualsiasi politico che abbia la dignità di aprire bocca sulla città, deve essere il più importante argomento presente nel programma di qualsivoglia partito. E’ una questione che a Catania riguarda la dignità e la qualità della vita di più di centomila persone tra Librino, San Cristoforo, San Giorgio e tutti gli altri quartieri periferici.
L’unica risposta è e rimarrà sempre quella rappresentata dai servizi pubblici: scuole, presidi ospedalieri, spazi di socialità nei quartieri popolari, con l’obiettivo di farli diventare avamposti di legalità e di Stato contro il degrado e la malavita, oltre che un necessario, nuovo, modello di sviluppo e di riscatto per quelle zone. Per fare in modo che episodi come quelli accaduti al piccolo Cristian non succedano più è necessaria una forte presa di coscienza della classe politica di questa città sull’insopportabile stato di degrado e di arretratezza nel quale le periferie versano, insieme ad un impegno preciso e vincolante su un serio piano di riqualificazione per Librino e per gli altri quartieri popolari.