La scuola dice NO all’Aprea
foto Alessandro Romeo, testo Antonio Fassari
Dalle recenti proteste in tutt’Italia si capisce che finalmente il popolo ha deciso di far sentire la propria voce.
Fortissima è stata, infatti, l’ondata di protesta contro la Legge Aprea che prevede, oltre alla privatizzazione delle scuole che priva gli studenti del diritto allo studio, giganteschi tagli delle cattedre e l’abrogazione degli organi interni delle scuole (organo di rappresentanza e organo di garanzia).
Molti sono stati i cortei in Italia per protestare pacificamente, anche se al Nord qualche scontro con le forze dell’ordine c’è stato.
A Catania, molte scuole, fra cui il De Felice, l’Archimede, il Principe Umberto, il Boggio Lera e l’Alberghiero, si sono riunite il 24 novembre in Piazza Roma, e da lì, hanno percorso la via Etnea sino ad arrivare in piazza Vincenzo Bellini.
Inoltre gli studenti dell’ITI “Archimede”, oltre a farsi sentire con tanti slogan, hanno partecipato all’occupazione del 22 e del 23 novembre, due giorni e una notte. L’occupazione, durante la quale si sono svolti dei piccoli tornei di calcio, si è svolta nel migliore dei modi anche grazie al vicepreside prof. Riccardo Rodano che ha appoggiato gli studenti.
Le centinaia di manifestazioni sono andate a buon fine, seppur non hanno portato ancora alla vittoria definitiva.
Sembrerebbe che la Legge Aprea si sia infatti arenata, in vista delle prossime elezioni nazionali.
Roberto Campanelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, afferma che “la vittoria che stiamo realizzando è da considerarsi storica, da anni il movimento studentesco non riusciva a bloccare un provvedimento di legge”. Un vero e proprio trionfo per la scuola italiana.
Ma le proteste non si fermano perché in questi giorni è prevista una nuova ondata di occupazioni e autogestioni a Bari, Genova, Bologna, Trieste, Milano, Molise, Campania e Sicilia.
“Saremo in piazza di nuovo nelle giornate di sciopero indette dalla FIOM (federazione impiegati Operai Metallurgici) il 5 e il 6 dicembre, per costituire un fronte sociale ampio di chi oggi paga i costi della crisi”, così afferma Federico del Giudice, portavoce della Rete della Conoscenza.
L’Italia è in rivolta e mai come adesso si è avuta la necessità di essere tutti uniti per contrastare i tagli sanciti dal Governo e la sempre più opprimente crisi.