di Paolo Parisi, foto Paolo Parisi e Archivio della Resistenza
È il 19 aprile 2014, giorno dell’inaugurazione del “Festival di Resistenza Artistica” organizzato dal comune di Fosdinovo, piccolo borgo medievale in provincia di Massa Carrara, sugli Appennini. L’amministrazione comunale ha invitato 39 artisti delle Accademie delle Belle Arti a realizzare delle opere sul tema della Resistenza di ieri e di oggi. In questa giornata sono presenti due partigiani molto conosciuti nella zona che hanno svolto un ruolo molto importante durante la lotta di Liberazione e continuano senza sosta il loro impegno sociale.
Vanda Bianchi di Castelnuovo di Magra, con il nome di battaglia Sonia inizia il suo intervento dicendo: “I partigiani restano tali per sempre. Ho 88 anni allora ne avevo 17, facevo la staffetta. Quando ero piccola non sapevo il significato della parola sovversivo, questo era il nome che avevano dato di mio padre, inizialmente mi vergognavo di avere un padre così additato da tutti, non mi faceva essere uguale agli altri, eravamo molto poveri perché nessuno dava lavoro ad un antifascista come lui. Mi chiedevo perché lui la pensava così, perché doveva essere diverso dagli altri genitori e lui mi diceva sempre: vedrai, capirai e presto mi darai ragione. Sono stata espulsa dalla scuola elementare perché mio padre non era iscritto al partito fascista. Ho iniziato a fare la partigiana a 17 anni facendo la staffetta trasportando armi e stampa clandestina, ho cucito e riparato indumenti per i partigiani e tenevo i contatti con le donne coinvolte nella lotta di resistenza organizzando incontri apparentemente fortuiti, senza l’impegno delle donne la Resistenza e la Liberazione in Italia non si sarebbe realizzata. Avevo paura che se i fascisti mi avessero preso non avrei resistito alla tortura, non so se avrei avuto la forza di non parlare, quindi portavo sempre con me una pillola di veleno da ingoiare qualora mi avessero scoperta. Ma dopo ho saputo che quella pillola non avrebbe causato la morte immediata ed avrei rischiato di essere torturata lo stesso.
Mio padre organizzò il gruppo i Lupi Rossi, composto da me mio fratello ed un amico, facevamo una pastella di farina ed attaccavamo i manifesti sulle porte delle abitazioni dei fascisti con la scritta fascisti tremate!, oppure preparatevi per andare al camposanto! Firmato i Lupi Rossi. Loro avevano paura, pensavano che i partigiani erano scesi dalle montagne per attaccare questi cartelli e che potevano colpirli in qualsiasi momento. Insieme a me tanti giovani erano impegnati nella Resistenza ma molti di questi non conobbero la vecchiaia sacrificandosi per dare a noi la libertà, tutti insieme abbiamo contribuito a liberare l’Italia dal nazifascismo.
Qui il capo dei tedeschi si è arreso davanti ad un operaio, questa è la dimostrazione che non ci dobbiamo fare sottomettere dai potenti. Voi che siete più giovani di me avete le armi in mano per non fare ritornare il fascismo, perché loro sono sempre in agguato per riportare l’Italia indietro, annullando tutto ciò che è stato conquistato.
Io a scuola ci sono tornata facendo la bidella per 30 anni, e lì stando con i ragazzi e le insegnanti e chiedendo il significato delle parole ho appreso tanto, adesso ci torno ancora, mi vengono a prendere a casa per incontrare gli studenti e parlare dei valori della Resistenza e della Costituzione e quando mi guardo intorno e vedo tanti giovani attorno a me dico che continueremo la lotta insieme, perché chi fa resistenza non invecchia mai.”
L’altro partigiano presente all’inaugurazione è Luigi Fiori, con il nome di battaglia Fra Diavolo, un uomo alto di statura che avevo già notato lungo la passeggiata nel borgo medievale fra le varie stazioni artistiche. Lo vedo camminare con passo sicuro dentro il suo cappotto nonostante i suoi 94 anni.
“Noi non eravamo eroi eravamo soltanto ragazzi,” Luigi Fiori inizia il suo discorso “la vittoria finale di noi partigiani è stata la Costituzione, come sintesi di una lotta di Resistenza portata avanti da avvocati, professori, operai e contadini. Tutti questi lottavano, mangiavano e dormivano insieme, e soltanto l’insieme di tutte queste storie ha potuto far sì che si scrivesse la Costituzione. Io ero un ufficiale dell’esercito e per circa un anno ho fatto il partigiano semplice. C’erano diverse brigate ognuna delle quali era formata da 60 persone. Successivamente essendosi creata un’altra brigata, fui votato dai ragazzi quale comandante della stessa brigata non per il grado di ufficiale che avevo nell’esercito ma bensì per aver partecipato a tutte le azioni di guerriglia e con il mio impegno ero riuscito a conquistarmi la fiducia del gruppo.
La nostra zona di azione era il parmense, sugli Appennini, pur essendo di Sarzana non sono mai andato a casa nonostante la vicinanza perché in tal modo avrei messo a rischio i miei familiari. I fascisti quando rintracciavano la famiglia di un partigiano la usavano come ostaggio per costringere l’antifascista a costituirsi, altrimenti tutti i componenti della famiglia sarebbero stati torturati, per svelare dove si trovava il figlio, fratello etc. Infatti sia io che altri eravamo pronti a contrastare questa azione, il nostro piano consisteva nel recarci imbottiti di esplosivo in una caserma dei fascisti e dopo esserci presentati mettendoci affianco a qualche camicia nera ci saremmo fatti esplodere. Dopo l’8 settembre quando le forze armate non ebbero più ordini, io decisi di andare sui monti nel parmense, però prevedendo che i fascisti mi avrebbero cercato, accompagnato da mio padre andammo alla stazione ferroviaria e facemmo un biglietto per Roma, mentre in realtà sono andato in tutt’altro posto. Infatti i fascisti successivamente si recarono alla stazione ad investigare ed il ferroviere che aveva fatto il biglietto, conoscendomi, disse che ero andato nella capitale. Così si persero le mie tracce.
Il nostro paese ha una Costituzione e visto che tutti i nostri politici hanno giurato su di essa pretendo che loro la rispettino. Siamo in una situazione pericolosissima, siamo nei guai veri e grandi, sono preoccupato, io farei pulizia! Questi non meritano altro, noi dobbiamo imporci. In Italia ci sono 1000 disoccupati in più al giorno, io non so più cosa fare e dove andare, ho 94 anni e non me ne andrò finché non la vedrò rispettata. Ha del coraggio chi dice che questa è la seconda repubblica ma in realtà questa è la prima e l’unica repubblica fondata sulla Costituzione. Questo sfogo lo dobbiamo fare tutti altrimenti le cose non cambieranno.
Dopo la Liberazione ho preso una cotta e mi sono sposato e ho dovuto abbandonare l’arte, la mia grande passione è la scultura. Per mantenere la famiglia sono andato a lavorare a Milano, lì mi sono impegnato in politica. La prima volta sono stato eletto con la Democrazia Cristiana facendo il capo gruppo in un consiglio comunale e vedendo le proposte politiche che faceva il gruppo politico del PCI io le facevo votare perche erano le stesse proposte che avrei fatto io. Per questo motivo sono stato più volte richiamato dal gruppo democristiano, perché volevano che qualsiasi cosa avrebbero proposto i comunisti si doveva respingere, anche se fossero state cose valide. Alla fine sono andato via da questo gruppo, e successivamente ho aderito al PCI. Dopo la Bolognina ho contribuito a formare Rifondazione Comunista restando nel gruppo dirigente del partito. Quando è arrivato il momento della pensione ho lasciato Milano andando ad abitare a Lerici, in questo comune nessuno sapeva il mio impegno politico essendo di Sarzana e poi vissuto a Milano, così ho pensato di rispolverare il mio antico sogno, cioè riprendere a fare lo scultore, non scolpendo immagini sacre come volevano i miei genitori quando ero giovane ma bensì tutt’altro. Una volta è venuto a Lerici Cossutta a fare un comizio per Rifondazione Comunista in tal modo ci siamo rivisti dopo che avevo lasciato la metropoli lombarda ed è stato un bellissimo incontro con abbracci e baci e passeggiate al centro del paese. Così i miei concittadini mi hanno scoperto e mi hanno costretto a riprendere a fare politica. Addio sculture! Per dieci anni ho dovuto fare l’assessore. In quel periodo ero impegnato dalle 8 del mattino alle 8 di sera come assessore e poi c’erano gli impegni politici. I miei attrezzi di scultore e la mia bottega sono lì che aspettano di essere usati. Ho lasciato la mia grande passione per la Costituzione.”