Ora liberateci dal MUOS

muos

Dal 10 al 13 luglio verrà celebrato il 70° anniversario dello sbarco in Sicilia. Siccome gli anniversari non sono date mummificate, ma percorsi nel tempo, noi non possiamo assistere a questa celebrazione senza prendere in considerazione cosa, con lo sbarco e a partire dallo sbarco, è accaduto nella nostra isola.

Le forze alleate, sbarcando in Sicilia il 10 luglio del 1943 iniziarono, col concorso di numerosi nuclei di antifascisti siciliani, che già si erano ribellati al fascismo e all’occupazione tedesca, quel processo di progressiva sconfitta del regime e dell’alleanza nazifascista.

Ma gli Stati Uniti pianificarono l’occupazione della Sicilia facendo leva sui principali boss di Cosa Nostra sia qui che negli USA: Vito Genovese, Lucky Luciano, Joe Adonis, Frank Costello, Giuseppe Genco Russo, Calogero Vizzini e altri 850 nomi “sicuri”; nominarono sindaci noti mafiosi, di cui 62 su 76 comuni nella sola provincia di Palermo.

In una parola, strinsero un patto con la mafia, cui diedero in cambio legittimazione politica.

Nel corso della loro avanzata gli alleati si comportarono non come una forza di liberazione ma come un esercito di occupazione, tanto è vero che disseminarono il loro cammino di stragi, fra le quali ricordiamo nel nostro territorio quelle di Biscari e di Piano Stella, nei pressi di Acate, di cui furono vittime contadini innocenti e militari italiani fatti prigionieri e poi trucidati.

Dal luglio 1943 all’aprile 1945 in Sicilia non c’è stata nessuna epurazione dei fascisti dai posti pubblici né dall’esercito, tranne poche eccezioni; i siciliani capirono ben presto che la liberazione non aveva cambiato la loro condizione di miseria; e quando, alla fine del 1944, vennero richiamati per l’arruolamento obbligatorio nel nuovo esercito italiano, comandato dagli stessi generali del ventennio fascista e sotto il nome di Vittorio Emanuele di Savoia e di Badoglio, essi scelsero la via della rivolta, anche armata, dando vita ai moti del “non si parte”; questa insurrezione generale non va confusa con un tentativo di ritorno al fascismo, ma fu solo l’esplosione del protagonismo del popolo siciliano affamato di cambiamento vero e di libertà, e stanco delle guerre e del militarismo.

Cessata finalmente la guerra, il governo degli Stati Uniti impose all’Italia rigide condizioni di subalternità politica ed economica; condizionò, in combutta con il Vaticano, lo sviluppo di una vera democrazia, e riempì il territorio nazionale, e siciliano in modo particolare, di basi militari sia statunitensi che della Nato. La Sicilia divenne una portaerei Usa-Nato nel centro del Mediterraneo, sia in funzione antisovietica, fino al 1989, che per il controllo delle rotte del petrolio.

Tutti i regimi dittatoriali, golpisti e fascisti instaurati dal dopoguerra ad oggi in Portogallo, Grecia, Spagna, e nel Nord Africa, così come i tentativi di colpo di Stato e la strategia delle stragi in Italia, hanno avuto una regia statunitense, partita dalle ambasciate, dai consolati e dalle basi militari.

Gli anni ’60 iniziarono con il governo Tambroni, nato con il sostetgno dei fascisti del MSI, ma che fu travolto dalle mobilitazioni popolari; solo in Sicilia, a Palermo, Licata e Catania 7 lavoratori pagarono con la vita il loro antifascismo.

Oggi in Sicilia ci ritroviamo Sigonella, la più importante struttura militare d’Europa e del Mediterraneo, capitale mondiale dei droni (cacciabombardieri senza pilota), cuore degli attacchi USA in Afghanistan, Iraq, Corno d’Africa, Yemen, ecc.; Birgi, struttura dell’aeronautica Nato-Usa; Augusta, base per sommergibili a propulsione nucleare, la base di comunicazioni NRTF n. 8 di Niscemi, le cui potentissime onde elettromagnetiche da 22 anni colpiscono la popolazione; e decine di depositi, basi radar, campi di addestramento.

Impianti costruiti col concorso di imprese legate alla mafia.

Il territorio siciliano è luogo di esercitazioni belliche dei marines, che si preparano per le loro imprese ora in Libia, ora in Afghanistan, oppure in Siria ecc.

A Niscemi hanno deciso di installare il quarto impianto mondiale del sistema MUOS, potente macchina di telecomunicazioni satellitari delle forze armate USA, fondamentale per la gestione dei conflitti, per il comando dei droni, per lo spionaggio internazionale, e fortemente pericolosa per la popolazione siciliana e per l’ambiente. Nonostante in Sicilia nessuno lo voglia.

Se dobbiamo ricordare il 70° dello sbarco alleato, è indispensabile ricordare le sue conseguenze.

Oggi al governo Usa e a quanti festeggiano nella nostra terra, che vuole essere isola di pace, possiamo solo dire:

Liberateci di Voi! Liberateci dal MUOS!

Coordinamento regionale dei comitati NoMuos (www.nomuos.info)