Il verde proibito
di Giovanni Caruso
Nel consiglio comunale del tre ottobre del 2019 il gruppo del Movimento 5 Stelle ha proposto la seguente mozione: “La mozione presentata dal gruppo 5 Stelle primo firmatario il consigliere Emanuele Nasca,invita l’Amministrazione a dichiarare simbolicamente lo stato di emergenza climatica e ambientale; inoltre impegna l’Amministrazione a riconoscere il ruolo prioritario alla lotta ai cambiamenti climatici, a collaborare con gli enti proposti affinchè il governo italiano vari urgentemente un piano per contrastare l’emergenza climatica e ambientale con misure concrete e immediate e, infine, ad avviare un’attività informativa ed educativa nei confronti dei cittadini”.
Quella che avete letto è un’ ottima mozione e riteniamo giusto che i cittadini e le cittadine siano informati e siano consapevoli di ciò che accade per causa del cambiamento climatico e su come reagisce il nostro territorio.
Peccato, che questa mozione abbia solo un valore simbolico.
Noi utilizziamo una pratica sociale e politica dal basso, partendo da una massima “pensare globalmente, agire localmente”
Infatti teniamo molto ai quartieri popolari del centro storico e delle periferie da troppo tempo abbandonati.
Mentre la realtà è quella che oramai conosciamo: consumo delle aree verdi attraverso la cementificazione, la mancata cura e manutenzione di piazze, che in questi quartieri, sono vandalizzate e in mano allo spaccio mafioso. Alle micro discariche che nascono spontanee nelle strade dei quartieri, che spesso vengono bruciate, con effetti dannosi per la popolazione. Mentre nella città “per bene” si curano giardini, parchi, aiuole e verde agli ingressi alla città, il tutto, per il “decoro urbano”. Cosa sacrosanta e giusta, come è sacrosanto e giusto farlo anche nei quartieri popolari.
In questi ultimi anni, si sono succeduti, diversi sindaci, e tutti con una parola d’ordine”la nostra azione amministrativa, partirà dai quartieri!”, quali?
Non di certo quelli delle periferie. Ma noi vi vogliamo parlare di un luogo ben preciso.
Il parco di via De Lorenzo, che si trova, nella zona sud del quartiere San Cristoforo.
Realizzato con i soldi della comunità europea(variante p. r. g. San Cristoforo sud).
Questo parco è l’unico piccolo polmone verde del quartiere, dove gli abitanti, avrebbero tutto il diritto di frequentarlo. Dopo essere stato vandalizzato, sprofondato nel degrado, diventato luogo di spaccio mafioso, la giunta Pogliese e l’assessore al verde, Fabio Cantarella, hanno ben pensato a una soluzione radicale recintare e blindare il parco, rendendolo non più fruibile. Soluzione facile, quando non si ha, una sensibilità politica e amministrativa verso i cittadini e cittadine, che davanti ai diritti sono tutti e tutte uguali. Forse pensano, “sono rassegnati e non si lamenteranno!”
Siamo in via De Lorenzo, e la signora Angela, mentre riempie il secchio alla fontana “siti do comuni?”
“No signora, semu giornalisti”
“Scrivitulu, ca stu posto, magari che è stirrubatu, è bellu per fari jucari i picciriddi e vulemu ca si rapi!” E così, la pensa Simone, don Pippo e la signora Agata. Questa è la prova, che la gente del quartiere, vuole vivere in modo civile e chiede servizi e non vuole rassegnarsi.
Abbiamo interpellato, Fabrizio Cadili, consigliere del primo municipio, che ci dice : “Il consiglio del primo municipio è sensibile ai problemi delle periferie e in particolare al parco di Via de Lorenzo, personalmente farò un’interrogazione per chiedere perché il parco è stato chiuso. Aggiungo però che so per certo che chiedere finanziamenti comunali sarà molto difficile se non impossibile.”
Noi movimenti sociali e associazioni che operano nel quartiere non possiamo aspettare e andremo avanti coinvolgendo dal basso gli abitanti per organizzare una serie di iniziative di protesta fino a quando il parco non sarà restituito al quartiere e alla città.