IL REDDITO DI CITTADINANZA A S.CRISTOFORO
di Salvo Vazzana
I dati ISTAT dicono che nel Sud il 64% delle famiglie vive in condizioni di povertà relativa – cioè non possono permettersi molte delle cose necessarie per vivere in modo dignitoso (a Catania è il 30,4%)- e il 47% vive in povertà assoluta – ovvero, non hanno i soldi per mangiare fino alla fine del mese.
E questa è la «povertà conosciuta»; c’è poi una «povertà nascosta» fatta di persone che non manifestano le loro difficoltà (per pudore, o per paura di perdere i figli o altri motivi) e le affrontano in solitudine, senza rivolgersi ai servizi sociali; confidandosi a volte con il medico, con i professori, col parroco, con i volontari. La povertà vera (non quella dei furbi) è in costante aumento e sempre più persone si rivolgono alla Caritas, alla Croce Rossa e alle altre associazioni che distribuiscono pasti caldi, abbigliamento, ricoveri notturni.
Questi dati, uniti ai dati allarmanti sulla disoccupazione e sull’abbandono scolastico, hanno portato alla scelta politica di istituire il “Reddito di cittadinanza” in modo che nessuno in Italia viva al di sotto della soglia di povertà assoluta, ma al contempo sia avviato al lavoro e a risolvere la sua situazione familiare.
Se lo avessero chiamato “Assegno per l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale” probabilmente non ci sarebbero state tante polemiche e sarebbe stato più chiaro che cos’è: è un aiuto temporaneo dato alle famiglie nel periodo in cui, mancando il lavoro per gli adulti, si vive in difficoltà economica; ma lo scopo finale è di trovare a tutti un lavoro adatto alle proprie capacità in modo da poter mantenere la famiglia.
In attesa dell’offerta di lavoro adatta, chi prende il “reddito di cittadinanza” deve lavorare per il Comune per 8 ore la settimana e fare i corsi di riqualificazione proposti dal Centro per l’Impiego, altrimenti perde il diritto ad averlo. (Per le famiglie che hanno difficoltà di tipo diverso dal lavoro sono previste altre azioni di inclusione sociale).
Ma veniamo a S.Cristoforo. Chi può chiedere il “reddito di cittadinanza”? I cittadini italiani o stranieri residenti in Italia da almeno 10 anni; che hanno l’ISEE minore di 9.360 euro e un reddito familiare minore di un valore da calcolare (es. nel caso di 2 adulti e 2 bambini è €10.800); e che, oltre la casa in cui vivono, hanno immobili di valore inferiore a €30.000 e soldi in banca inferiori a un valore da calcolare (nel caso di prima € 10.800); più altri requisiti riguardo la proprietà di auto e moto.
Per sapere se nel vostro caso ne avete diritto vi consigliamo di rivolgervi ad un CAF che vi aiuterà anche a presentare la domanda.
Quanto si riceve ogni mese nella card? L’importo varia a seconda del nucleo familiare: €500 per 1 adulto; € 700 per 2 adulti; € 800 per 2 adulti e un bambino, ecc. In più verranno dati €280 al mese se si abita in affitto, oppure € 150 se si sta pagando il mutuo per la casa in cui si abita.
Abbiamo fatto un volantinaggio nel quartiere e ci siamo resi conto che erano state date informazioni sbagliate (es.”se l’anno scorso hai guadagnato 2.000 euro poi te li tolgono”) o che potevano scoraggiare dal presentare la domanda (es.”il proprietario della casa poi vuole l’aumento!”, “Se fai un lavoro in nero ti danno 6 anni di carcere!”); informazioni date purtroppo anche da chi ci ha detto di avere 2 CAF: voi cercatevene uno buono!
Una considerazione finale: questo “Reddito di Cittadinanza” sarà un successo o un fallimento? Tutto dipenderà dalla volontà collettiva: se vorremo che il Comune utilizzi le 8 ore di lavoro di ognuno per tenere pulite le spiagge, i boschetti e gli spazi verdi; per organizzare un sostegno scolastico; per il tutoraggio e l’interpretariato per gli stranieri;per aiutare gli anziani; catastare gli edifici pubblici; fare la sorveglianza nelle scuole e nei mercati e 1.000 altre cose, sarà un grande investimento sociale; altrimenti sarà un fallimento e continueremo a parlare di Svizzera e Germania dove queste cose le fanno già.
A tutti noi l’onere della prova.