di Giovanni Caruso, foto archivio Tano D’Amico
Ogni mese giriamo nel quartiere di San Cristoforo, per distribuire questo giornale. È spesso capitato che la gente ci fermi per discutere e chiedere “cosa c’è scritto supra u giunnali di stu misi?”. Si chiacchera, si commenta, e questo accade da quattordici anni.
L’ultima volta, durante la distribuzione, u zu Pippu, che ha una bottega in via Belfiore, ci ha chiesto “Ascutassi, m’ha spiegari na cosa: pirchì u ministru Salvini rici sempre ‘Prima gli italiani’? Ca semu tutti italiani e pocu straneri, eppure ca semu poveri e disoccupati, stamu a menzu a munnizza ca feti a cani mottu. I picciriddi, magari Italiani, currunu a menzu a strada, e aspatti ci chiurenu u giardinu di via De Lorenzo. A sira semu u scuru, eppure ci tocca aviri a luci e pulizia ni stradi, semu italiani!”
Ci riflettiamo, prima di rispondere. Per Salvini chi sono gli italiani che vengono prima degli altri? Le classi dirigenti della politica e della finanza? I banchieri, i padroni delle fabbriche che sfruttano e assumono precari? Oppure quelli che ascoltano e parlano con la “pancia” dimenticando che anche loro sono stati emigranti e poveri e che ancora lo sono? Gente che esprime solo odio e disprezzo per tutti coloro che sono diversi solo perché hanno un colore della pelle diverso? Oppure sono i meridionali? Quelli che tante volte sono stati insultati dai nordici leghisti e che oggi si scoprono “ariani superiori”. Questi meridionali ricordano che sotto ogni sud disgraziato, c’è sempre un altro sud, altrettanto disgraziato e forse ancor di più?
Da come noi viviamo il nostro quartiere, per quello che vediamo e ascoltiamo, ci sembra proprio che gli uomini e le donne e i loro figli sono esattamente gli ultimi tra gli italiani, alla pari dei migranti che fuggono da guerre e fame. Da noi non c’è una guerra, o forse sí, però non ce ne accorgiamo. Perché giriamo lo sguardo altrove?
Tra il “prima gli italiani!” di Salvini, ci sono i clan mafiosi che gestiscono il potere nei nostri quartieri con i favori e il pugno di ferro e si sostituiscono allo Stato che dovrebbe dire “tutti siamo italiani al di là della pelle, delle condizioni sociali ed economiche, e dei credi religiosi”, come recita l’art. 3 della nostra Costituzione.
Tanti ragazzi e ragazze di origini straniere, nati in Italia, che parlano l’italiano e anche i nostri dialetti, che studiano e si affermano, per Salvini non sono Italiani, per cui “niente cittadinanza!”.
Signor Salvini, sono italiani quei quindicimila operatori sociali che sono stati licenziati dagli Sprar e che provvedevano a integrare i migranti che sarebbero diventati buoni cittadini? Sono Italiani quei seicentomila giovani siciliani e siciliane che in questi ultimi anni sono stati costretti ad emigrare per via di un lavoro che nella nostra terra non c’è? Sono Italiani quegli immigrati che lavorano e versano, per dodici miliardi di euro, i contributi all’INPS dando la possibilità di pagare le pensioni ai nostri pensionati?
Signor Salvini, se realmente si sente un Viceministro del Consiglio, per cui di tutti gli italiani, La finisca di urlare, con la faccia truce “Prima gli italiani!”. Piuttosto, con voce conciliante e viso rilassato, dica “prima gli ultimi, prima gli sfruttati!”. Come quelli sfruttati e sfruttate nelle campagne dai caporali mafiosi, e tra questi molti italiani e italiane. Così come nelle fabbriche, nelle città, così come in tutta Italia.
Signor Salvini, la colpa non è solo Sua ma anche dei “complici” che governano con Lei. Provi a conquistare i voti con il potere della democrazia e non con le minacce e i “me ne frego!”, e faccia in modo di abbattere ogni ingiustizia sociale.