GAPA “Gruppo Teatro”
Tutti noi abbiamo un’idea di qualcosa, a volte giusta, altre sbagliata. Beh, noi del gruppo teatro avevamo un’idea sul carcere minorile di Bicocca… avevamo, perché adesso la nostra idea è diversa. Quelle mura così alte, quelle finestre, quello che si sente dire in giro, nulla di tutto ciò ci faceva pensare bene di quel posto e di quelle persone. Poi ci è stato chiesto di mettere in scena “io + te = amore”, lo spettacolo che ormai da più di un anno abbiamo presentato in diverse realtà, e tutto è cambiato.
Quando siamo entrati ci aspettavamo di vedere chissà quale posto triste, e conoscere chissà quali persone, invece per noi tutto è stato una sorpresa. Dietro, o meglio dentro, quelle alte mura abbiamo incontrato ragazzi che nulla hanno di “diverso” da quelli con cui ogni giorno ci relazioniamo al GAPA, e che sono stati per noi davvero un grande pubblico. I loro problemi sono spesso gli stessi di quelli dei “nostri ragazzi”: poche opportunità, niente servizi, niente scuola, niente lavoro, e la possibilità di fare soldi in maniera facile, una presenza mafiosa che nel nostro quartiere, come altri (i ragazzi erano la maggior parte di Librino e San Cristoforo), è più forte di quella dello stato.
A sorprenderci però è stato soprattutto la “scoperta fisica”di quel micromondo: la presenza di un campo da calcio, di una biblioteca ( per di più sistemata dai ragazzi), la possibilità di fare teatro, e la triste consapevolezza che le opportunità per questi ragazzi “stanno più dentro che fuori”.
Ma queste non sono le uniche sensazioni che ci sono rimaste dentro, sappiamo che non basta cambiare idea, abbattere un pregiudizio, conoscere un micromondo, perché in fondo “un carcere è sempre un carcere”. Bisogna fare qualcosa di più ed offrire a questi ragazzi delle opportunità fuori e non dentro le mura di un carcere! Bisogna chiedere la presenza della scuola, la possibilità di trovare un lavoro, l’opportunità di esprimersi, di giocare, di conoscere nuova gente, la possibilità di ricominciare daccapo dopo aver commesso un errore, senza necessariamente essere “etichettati”.
Per questo sentiamo adesso ancora più forte la necessità di lavorare dentro il quartiere, di continuare un percorso che in questi anni ci ha permesso di incontrare tanti ragazzi e spesso molte ingiustizie ma che non per questo ci ha abbattuti. Adesso sappiamo, più che mai, che il teatro non è solo un modo per impegnare il proprio tempo, ma anche una grande opportunità di conoscere e dar voce a chi la voce è stata “rubata”.