Diritto alla mobilità negato
di Dario Vicari
In siciliano c’è un modo di dire che si indirizza a qualcuno che con il suo agitarsi sta arrecando disturbo a chi gli sta intorno: “Muoviti fermo!”
Come si intuisce questa espressione è paradossale.
E tuttavia sembra che le Ferrovie dello Stato italiano – la società a partecipazione statale Trenitalia -, e i nostri politici – in un senso ampio che va da coloro che siedono in Parlamento a coloro che, sotto le mentite spoglie della “tecnicità”, ci governano – l’hanno applicata alla lettera.
Così hanno tagliato i treni notturni a lunga percorrenza costringendo chi da Catania volesse raggiungere il Nord Italia – una città a caso, Torino, che è stata la protagonista del grande esodo dal Sud Italia nel trentennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale – a una serie di cambi con lunghe attese e a viaggiare di notte senza cuccetta.
Nel frattempo, 800 lavoratrici e lavoratori del servizio notturno sono stati messi in Cassa Integrazione e il costo del biglietto è aumentato anche del 70% per cento rispetto al costo precedente all’entrata in vigore dei tagli.
Il quadro del trasporto passeggeri ferroviario in Sicilia è desolante: tratte a un unico binario, alcune linee non elettrificate, tagli selvaggi delle corse e una scarsa attenzione alla manutenzione delle linee: riflettiamo sul fatto che Catania-Trapani si percorre ancora in 9 ore, quanto ci mette il treno per raggiungere Roma.
Si sta calpestando il diritto di ognuno allo spostamento e al viaggiare – non sentiamo sempre ripetere che viaggiare apre la mente? E tuttavia il quadro sociale risulta ancora più grave se intrecciamo questa notizia ad altre apparse nello stesso periodo, sempre in riferimento ai trasporti in e dalla Sicilia e alla possibilità di movimento.
Da un lato Windjet, la compagnia aerea catanese, si è accordata con la Nuova Alitalia e quindi diminuirà la concorrenza da Catania, con il rischio di un vero e proprio accordo al rialzo riguardo le tariffe aeree; dall’altro lato, molte società di autolinee siciliane hanno apportato una riduzione delle corse a danno di coloro che devono spostarsi nel territorio siciliano e, inevitabilmente, un aumento dei biglietti. A rendere più critica la situazione, la Regione Sicilia ha previsto un taglio del 20% dei finanziamenti erogati al settore delle autolinee urbane ed extraurbane.
Inoltre anche le compagnie marittime che fanno servizio passeggeri da Catania, hanno ridotto il numero di collegamenti settimanali. In ultimo, spostarsi in auto è diventato dal costo proibitivo, sia per l’aumento del carburante sia per l’aumento delle tariffe autostradali.
Come si potrà notare, tutto gioca acché il detto “Muoviti fermo” inizi ad acquisire un qualche senso compiuto, chiaramente politico: rinchiudere il popolo siciliano in un recinto sempre più stretto, in spazi di movimenti limitati e strumenti di locomozione sempre più costosi. Da qui diventa inevitabile la sempre maggiore spaccatura socio-economica tra coloro che si possono permettere di viaggiare e coloro che l’unico viaggio che si possono permettere è quello di sola andata alla ricerca di un posto di lavoro.
La scelta di Trenitalia sembra rispondere ad un disegno prettamente politico.
La lotta in difesa del diritto ad una mobilità si unisce alla lotta di chi sta già pagando la crisi economica del nostro capitalismo finanziario.
Il senso rinnovato del “Muoviti fermo” troverebbe addirittura conferma nel grande filosofo greco Aristotele che affermava che esistono diversi tipi di movimento tra cui il digerire, il diminuire o aumentare di peso, l’accrescersi o il rimpicciolirsi, la degenerazione e la corruzione del corpo, fino alla morte. Tutti movimenti che si verificano anche stando fermi.
Se persino la filosofia si mette a loro fianco, sembrerebbe che ci rimanga poco spazio di manovra. Ma non è così.
Aristotele sosteneva che tutti questi movimenti – tipici del mondo umano -, possono darsi soltanto nel caso in cui sia presente il movimento inteso come “spostamento di luogo”: detto altrimenti, riteneva che la possibilità di spostarsi da un luogo ad un altro fosse essenziale quanto gli altri movimenti, se non di più.
Tanto per intenderci, Aristotele è quel filosofo che aveva definito l’uomo come un “animale politico”, un animale che trova la sua realizzazione nel vivere comune, nello stare in mezzo agli altri, nel partecipare alla vita politica dello Stato.
Secondo voi, rendendo costosi i movimenti e gli spostamenti delle persone, la partecipazione alla vita politica è agevolata o repressa?
Ed è per questo che la lotta che si sta conducendo in Val Susa contro l’Alta velocità – per un risparmio di 7 miliardi di euro che potrebbero essere investiti nel potenziamento delle linee ferroviarie del Meridione – è una questione che riguarda tutti noi.
Comunque, senza sapere né leggere e né scrivere, mi sono prenotato l’ultimo modello di Mulo adatto a lunghi tragitti!
SCHEDA
Nel 2005 56 treni univano le città siciliane al resto d’Italia, poi sono diventati 26 e dopo il 12 dicembre 2011 sono stati ridotti a 10, e tutti con destinazione Roma.
Mentre si effettuano questi drastici tagli, la Rete Ferroviaria Italiana annuncia il megaprogetto di portare l’alta velocità in Sicilia nel 2025. Catania-Bicocca sarà il punto di partenza di un doppio binario fino ad Enna, da dove poi si diramerà un lungo tunnel dal forte impatto ambientale sotto le montagne che porterà nel palermitano.
Questo progetto non è però nuovo! Risale a più di dieci anni fa, a quando Berlusconi mise il progetto nella legge obiettivo per poi farlo approvare dal Cipe nel 2002; ma le casse si svuotarono presto e allora toccò a Cuffaro nel 2006 fare sua la tav siciliana.
Allora, il raddoppio della linea ferroviaria tra Enna e Catania era valutato in ottocento milioni di euro, mentre il costo del tunnel era valutato in tre miliardi di euro e duecento milioni. Oggi queste cifre sono smisuratamente aumentate.
Viene spontaneo chiedersi: saremo sempre noi a pagare quest’opera? A quanto saliranno i prezzi dei biglietti? È un’opera necessaria? Date le corte distanze della nostra Sicilia, non sarebbe meglio migliorare la rete ferroviaria allo sfascio che abbiamo piuttosto che creare la Tav?