Sabato al GAPA: quattro passi nel quartiere

“Unni iemu ‘stu sabbutu?”

“Simona, oggi restiamo a San Cristoforo, ci facciamo quattro passi verso Via della Concordia

Siamo tutti e tutte, grandi e piccoli pronti ha partire, qui nel cortile del GAPA. Qualche mamma e i loro figli, ragazzini e ragazzine del quartiere. Non siamo tanti ma va bene così!

Gli attivisti militanti sociali del GAPA, già da qualche sabato vanno in giro per la città. Ci sono i genitori, i figli, i piccoli abitanti di San Cristoforo. Hanno passeggiato per Catania e ne hanno visitato le sue bellezze.

Oggi, ventitrè novembre, andremo su per le strade del quartiere. Certo non vedremo monumenti classici ne siti archeologici, ma vedremo e rifletteremo sul degrado del nostro quartiere. Ci chiederemo il perchè San Cristoforo, con le sue bellezze offese debba essere trascurato.

La nostra meta e il parco di Via De Lorenzo. Un piccolo polmone verde che è stato chiuso dal Comune perchè vandalizzato dai pusher mafiosi, che credono di possedere il parco e le altre piazze di spaccio e non vogliono essere disturbati dagli abitanti onesti e dai loro figli che abitano la zona sud del quartiere.

Si va con in mano “i Cordai“, il nostro giornale di quartiere, pronti a regalarlo ai bottegai e ai passanti che incontreremo. E in fila disordinata si arriva in Piazza Don Bonomo dopo aver percorso via S. M. delle Salette, ex zona pedonale, anche essa vandalizzata.

“Dai venite, mettiamoci in cerchio! Questa piazza doveva essere con il verde ma c’è solo cemento, doveva essere un luogo di svago ed invece è diventata un parcheggio”

Una mamma dice “peccato, anche senza verde si poteva venire per far giocare i bimbi, ora è veramente brutta”.

Altri quattro passi e si arriva al parco, ci raggiunge Fabrizio Cadili, consigliere del primo municipio. Fa delle foto, e poi indignato, ci dice “ne parlerò lunedì ai colleghi del consiglio, non è una cosa accettabile!”

Tutti e tutte rimangono impressionati dai fori di proiettili sulla porta che sigilla il parco. Si discute, con Simone e a za Sara, “noi abitiamo qui, e vulemu ca stupostu veni apettu”. Poi prendiamo la strada per tornare alla sede del GAPA.

Aldo, un giovane di diciotto anni, che da qualche sabato frequenta il GAPA, si mette al mio fianco e mi racconta “quando ero piccolo venivo ha giocare nel parco, e mi piaceva! Poi un giorno ho visto una cosa che non dovevo vedere”. Chiedo io “Cosa?”

Continua Aldo “un paio di ragazzi che da una buca prendono due sacchetti, in uno c’erano due pistole e nell’altro tante bustine, poi mi scantai e non vinni chiù”.

Giovanni Caruso