Salviamo la biblioteca Ursino-Recupero

Pergamene, manoscritti, stampe, insomma una parte significativa del territorio, della sua unica irripetibile storia. Stiamo parlando della Biblioteca Ursino-Recupero, dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel 2002 dall’UNESCO, che è a rischio chiusura per mancanza di fondi, mentre il Comune ha già accumulato nei suoi confronti un arretrato di oltre un milione di euro. Questa la notizia mentre divampa una campagna elettorale che poco o nulla concede alla cultura.

Ma le novità, seppur piccole, sono quelle che danno speranza. CittaInsieme plaude alla mobilitazione del popolo web che firma on line una petizione per la salvezza della Biblioteca, a cui si affianca l’iniziativa di diverse scuole catanesi che hanno promosso una raccolta fondi anche tra gli studenti che con semplicità, come fanno di solito i ragazzi, rispondono generosamente difendendo quello che è un tassello prezioso del nostro patrimonio culturale.

CittàInsieme

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La biblioteca Ursino Recupero di Catania, unica dipendente

Apre e chiude la porta, riceve i lettori, programma le iniziative e si cura dell’allestimento. Lei è Rita Carbonaro, direttrice della biblioteca Ursino Recupero di Catania, ospitata all’interno del complesso del Monastero dei Benedettini. Una biblioteca che è un ente morale il cui nucleo originario risale al 1115 quando i benedettini arrivarono a Catania e al cui mantenimento, per statuto, deve provvedere il Comune di Catania.

Rita Carbonaro ne è la direttrice e dal 2009 anche l’unica dipendente della biblioteca. Da quando, cioè, gli ultimi due dipendenti della atruttura che era finanziata dal Comune di Catania sono andati via: lo stipendio arrivava a singhiozzo. Così l’organico sulla carta resta di dieci persone ma in attività c’è solo lei, la direttrice aiutata da alcuni tirocinanti dell’università etnea. E dire che la biblioteca catanese è una vera e propria istituzione culturale, in Italia e nel mondo: «vengono ogni giorno almeno cinquanta persone a leggere e studiare – racconta la direttrice – e poi ci sono gli studiosi che vengono su prenotazione da ogni parte del mondo».

Lei, che non si assenta mai, che ogni mattina arriva puntuale ad aprire la biblioteca non riceve però puntualmente il dovuto compenso: l’ultimo stipendio risale al marzo dell’anno scorso. «L’unica mia preoccupazione – dice – è salvare la biblioteca, assicurarle i mezzi per continuare ad andare avanti, per superare questo periodo di difficoltà».

Il cui patrimonio è inestimabile: oltre 270mila volumi tra cui alcuni pezzi rari quale la Bibbia miniata in oro di Pietro Cavallini del 1300, ritenuta una delle cinque più belle al mondo, il codice del Varnucci il Vecchio del ‘400, il libro di teoretica musicale medievale, studiato dagli esperti di tutto il mondo, e poi 2.000 pergamene, incunaboli, cinquecentine, erbari secchi e dipinti come l’erbario Liberato del 500. E ancora: una copia quattrocentesca di Dante, una bellissima cronaca benedettina, e poi libretti d’opera, i disegni originali di Carlo Sada, le raccolte dei giornali del territorio.

Di tutto ciò si prende cura la sola direttrice e nessuno, per esempio, si occupa delle pulizie: «Lo faceva il signor De Natale che è morto – racconta lei – e lo faceva per 700 euro al mese. Io ora non posso fare la gara perché non ho risorse». Il finanziamento è a carico del comune con una posta in bilancio di 300mila euro ma a Catania si è salvata più volte per un pelo dal dissesto economico e, solo per fare un esempio, capita spesso che non vi siano i soldi per far camminare gli autobus. Figurarsi per far funzionare una biblioteca che in tutto il mondo ci invidiano. «So che il sindaco (Raffaele Stancanelli, ndr) ha deliberato una somma di 300mila euro per la biblioteca e per qualche mese di stipendio.

So che è previsto un taglio del 25% sullo stanziamento annuale ma intanto siamo fermi al 2008 con il trasferimento di fondi e attendiamo il pagamento di un arretrato di 1,3 milioni. Se ci dessero una somma sicura potremmo pagare la deratizzazione, la vigilanza, la pulizia, le rilegature, la cancelleria». Per risparmiare la bibliotecaria ha realizzato le schede per il pubblico e si è inventata le visite guidate per sostenere un minimo di spese: in sei mesi ha incassato 1.800 euro con biglietti di tre euro per gli adulti, due euro per gli studenti e un euro per i bambini.

Il Sole 24 Ore – 9 gennaio 2013