Il carnevale dei bambini si dirama per il quartiere
testo e foto Ivana Sciacca
“Oggi ci sentiamo particolarmente importanti, perché parteciperemo a una parata di carnevale proprio nel nostro quartiere” non ce lo diciamo, ma dall’allegria, da come ci abbracciamo e dalla voglia di stare insieme si vede. I bambini arrivano elettrizzati, con gli occhi che brillano di qualcosa che non si sa. Addirittura minimizzano la rissa della volta precedente, quando Salvo ha riempito di schiuma di carnevale Marco sino a farlo piangere e tornare a casa. “Ma siamo lo stesso amici” dice Marco con l’aria da grande. Salvo ci mette un bel po’ prima di scusarsi, ma poi gli stringe la mano e si ricomincia.
A San Cristoforo è così, si ricomincia sempre da capo, ogni giorno, da trent’anni. Pur essendo un quartiere del centro storico, pur vantando per molto tempo maestranze di artigiani che davano una botta di vita all’economia cittadina, San Cristoforo a Catania è come la periferia: un quartiere abbandonato a sé stesso, dove per sopravvivere si ruba, si spaccia, si frequentano le compagnie sbagliate. Non ci sono spazi verdi, non ci sono opportunità lavorative, a volte sembra che non ci siano neanche speranze. Qui sono i clan mafiosi a gestire il territorio e a dettare le regole del gioco. Ma anche se si ricomincia ogni giorno da capo, qualcosa si costruisce.
Il GAPA è un centro di aggregazione popolare nato ventotto anni fa. Doposcuola, palestra, biblioteca: chiunque può accedere gratuitamente a questi – e ad altri – servizi che i volontari offrono. A circa centocinquanta metri dal GAPA, da due mesi, è stato occupato il centro polifunzionale Midulla, un ex cinema acquistato dal Comune e lasciato all’abbandono (e ai teppisti) da cinque anni. Al Midulla altri volontari hanno avviato altri corsi per i bambini e gli abitanti del quartiere. “A San Cristoforo di posti come questi ce ne vorrebbero uno ad ogni angolo, al posto degli spacciatori!” dice qualcuno. Insomma vale la pena resistere, anche qui.
Al GAPA abbiamo ricevuto un invito speciale da parte degli amici Midulla nell’ultimo giorno di carnevale, e siamo contenti di aggregarci a loro. Non è una cosa usuale festeggiare il carnevale a San Cristoforo, insomma qualcuno si traveste ma non c’è un posto dove stare insieme a giocare, ballare, buttarsi i coriandoli addosso. “Ma oggi sarà diverso…” dicono gli occhi dei bambini. Ci travestiamo con parrucche e vestiti sgargianti. E poi passiamo al trucco: faccine verdi, rosse, gialle, con lune e stelle… Ma è come se mancasse qualcosa, perciò passiamo in cucina e ci attrezziamo di pentolame e utensili, per farci sentire! Il frastuono è assordante ma divertente. Pinocchio, la tipa in frac, un angioletto e un indiano. Un’allegra e improbabile combriccola. Al Midulla troviamo il resto dei bambini: principesse, geishe, pagliacci e supereroi. Qualche supereroe più grandicello – i volontari del Midulla – fa le bolle o fa girare cerchi luminosi, altri ancora vestiti di giallo suonano tamburi, imprimendo il ritmo alla parata.
Mentre percorriamo le stradine strette, si voltano tutti a guardarli i bambini di San Cristoforo. Qualcuno esce davanti alla porta in pigiama. Sono stupiti e contenti. A San Cristoforo difficilmente si blocca il traffico, a meno che non si tratti della visita di qualcuno importante, le strade non vengono mai transennate. Aree pedonali? Non esistono. E forse neanche marciapiedi. Di vigili neanche a parlarne. E tutto questo sempre, anche durante una parata di carnevale. In alcuni casi gli automobilisti si fermano, in altri li fermiamo noi. Al ritorno vincono loro: ci bloccano al muro laterale di una stradina e aspettiamo che passino tutti per riprenderci la strada. Qualcuno passa col motorino in mezzo alla parata.
Naturalmente, in questa zona del centro storico i problemi di decoro non si pongono, non è una zona elegante della città. Se il sindaco Bianco dovesse fare ordinanze per multare tutto ciò che di indecoroso c’è a San Cristoforo, avrebbe un bel lavoro da fare. Ma perché preoccuparsi del decoro del resto, se mancano cose ancora più importanti come la sicurezza, la possibilità di scegliere, e anche quella di potere essere bambini? Ma in questo martedì grasso, tra maschere vere e finte, qualcuno continua a metterci la faccia e a darsi da fare. E per un pomeriggio piazza San Cristoforo ritorna al popolo: ai bambini, a tutti quei personaggi fiabeschi che, a loro volta quando eravamo piccoli noi, ci insegnavano a lottare per qualcosa di nobile.