“Ragioniere Farsaperla, ma chi è sta confusioni?”
“Cunfusioni? chistu è burdèllu! Stannu prutistannu contro u’ sinnacu Biancu, volunu democrazia.”
“È chi veni a significare sta parola?”
“E na parola m’purtanti, veni a diri, c’a u’ sinnacu prima di fari li cosi a’ parrari c’ a’ genti da so città”
“Ma talia a chisti, acchiananu macari supra u’ Liotru!”
Poi, il silenzio cade sulla protesta, per lasciare il posto alla musica di Mozart e Vivaldi.
“E ora pirchì si stesuru muti?”
“No viri c’a stannu sunannu i piccirriddi di San cristofuru?”
Quello che abbiamo raccontato, non è una favoletta, ma qualcosa che è accaduto e potrebbe accadere ancora.
Ma perchè una piccola orchestra sinfonica fatta da soli bambini e bambine dovrebbe scendere in piazza per farci ascoltare Mozart e Vivaldi?
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La scuola di vita e orchestra Falcone Borsellino della Città invisibile ha conquistato il cuore e l’intelligenza dei bambini di San Cristoforo. Inoltre le famiglie di questi bambini hanno aderito a un codice di regole basato sulla collaborazione reciproca e la legalità. Tutto questo bene realizzato nel quartiere non avrebbe e non ha senso se le stesse famiglie e gli stessi bambini si spostassero in un altro territorio, sia pur a distanza di un chilometro. Perché? Non è difficile comprendere che per prima cosa, la vita e le necessità di questi bambini sono profondamente legate al quartiere stesso: dai loro spostamenti che si svolgono sempre a piedi e senza la presenza di un adulto, alla difficoltà di trasportare gli strumenti. Ma ciò che più conta è il ruolo rivoluzionario che essi svolgono nel quartiere, dando visibilità e insegnamento silente ai propri stessi coabitanti coetanei e non, di un riscatto possibile ed alto, di un impegno nella legalità attraverso la cultura, di un’etica delle pari opportunità, di una composta ma convinta lotta al degrado e alla devianza.
Per questo La città invisibile, che non dispone di risorse economiche per affittare una sede, ha chiesto aiuto alle istituzioni con la richiesta dei locali del Centro Midulla. Il comune di Catania, qualora dovesse soddisfare questa richiesta, dovrebbe aver chiaro che non starebbe facendo un favore alla fondazione, la quale non avrebbe alcun interesse a restare nel quartiere di San Cristoforo, se non quello di sostenere la battaglia pacifica e civile dei propri piccoli musicisti. Dovrebbe capire che ogni risposta risolutiva al problema, sarebbe niente altro che il rispetto di un diritto negato. Il diritto di un quartiere fragile e abbandonato dal governo della città e da questo ricevere attenzione e ascolto nelle proprie richieste orientate alla promozione della legalità e contro la mafia. Il diritto dei minori di San Cristoforo, in cui si registra il più alto tasso di dispersione scolastica e analfabetismo di Catania, che a sua volta è al primo posto in questa tragica classifica in Italia, a godere di pari opportunità di crescita culturale e morale, senza necessariamente spostarsi in altri luoghi, considerati “bene” e quindi più attrezzati della città, lasciando con indifferenza alle proprie spalle l’imbarbarimento delle strade e degli spazi pubblici in cui vivono. Le istituzioni dovrebbero capire che il loro accanimento nella decisione di non spostarsi in posti distanti è già una vittoria: la vittoria di chi è disposto a perdere la cosa più importante che ha, in questo caso la musica, pur di non dismettere una collettiva responsabilità verso il proprio quartiere, cioè verso gli altri bambini e le altre famiglie del posto. Perché, come recita un motto che questi bambini amano ripetere: o si è felici tutti o non lo sarà nessuno.
GAPA
Fondazione La Città invisibile