San Libero – 104

Sinistra. Non sono molto convinto, come sapete, del fatto che l’Avvenimenti rivisto in edicola abbia granchè a vedere con l’Avvenimenti originale. Diversi i redattori, diverso il gruppo dirigente, diverso il livello giornalistico, diverso tutto. Non ci sarebbe stato nulla di male se, con tanti nomi di giornale disponibili, non fossero andati a prendere proprio Avvenimenti. Nessuno m’impedisce, se voglio, di dichiararmi un campione di football: l’unica cosa che non posso fare, è di farmi chiamare Totti e di invitare i tifosi ad applaudirmi di conseguenza (finchè non mi vedono giocare).
Fra i giornali, a differenza che fra le persone, i nomi possono essere comprati e venduti: ed ecco perchè un asmatico signor Orioles, avendo i soldi, può farsi il biglietto da visita con scritto Totti. Ma anche se fosse lecito, non sarebbe di buon gusto, ed al buon gusto siamo tenuti tutti, compresi – e soprattutto – i compagni. Io sono Orioles, gioco bene a scopone ma non a football, e non sono Totti. Quel giornale è un interessantissimo strumento per il dibattito “fra i giovani e il centrosinistra”, fra Cossutta e Minucci, fra Sargon e Tutankhamon, fra Nesi e Boselli – tutte persone rispettabilissime e importanti – ma non è Avvenimenti. Liberi di farlo loro, libero di criticarlo io.
La critica diventa doverosa quando si ricevono le lettere dei giornalisti e dipendenti del vero Avvenimenti che, in termini un po’ meno forbiti e un po’ più incazzati (poichè sono quelli che in tutto questo ci rimettono di persona) esprimono il loro punto di vista e mi chiedono di “far girare”. L’ho fatto, e ho aggiunto il mio commento.
Mi aspettavo a mia volta delle critiche: Michele Gambino, che è uno dei due unici redattori di Avvenimenti presenti in questa infelice faccenda, ne ha mandata una molto appassionata, che non posso riportare per la sua lunghezza ma che potete trovare su www.clarence.com. Allora: le mie critiche, del tutto immotivate e infondate, nascono dal mio pessimo carattere (che mi spinge a fare “il paladino” dei lavoratori solo per sfogare il mio egocentrismo), per antipatia verso di lui Gambino e per ripicca del non essere stato apprezzato un mio lavoro; mentre – del tutto in malafede – con una mano “paladineggio” per i lavoratori, con l’altra prendo denari da Avvenimenti (quello nuovo), da Leoluca Orlando (come suo consulente) e da Berlusconi.
Siccome queste accuse non vengono da uno qualunque ma da un Michele Gambino, non posso riderci su allegramente come farei in qualunque altro caso, ma debbo ordinatamente e umilmente giustificarmi davanti a ciascuna di esse. Poichè fra me e lui io sono il più vecchio e anche, a quanto pare, quello che regge meglio l’alcool, credo che tocchi a me cercare di non far scadere troppo il livello della discussione.
1) Ho fatto il progetto tecnico del nuovo diciamo così Avvenimenti, senza il quale, e senza l’agenzia giornalistica esterna che ha curato la cucina, il giornale non sarebbe potuto uscire.L’ho fatto gratis, e l’unica cosa che ho chiesto è stata di essere alloggiato in città per la durata del lavoro.
L’ho fatto perchè pensavo che nessuno di noi ha il diritto di essere troppo schizzinoso in una situazione come quella che stiamo attraversando nel paese, perchè pensavo che il direttore sarebbe stato Novelli e non
Cossutta, perchè pensavo che il giornale sarebbe stato di sinistra e non di orticello, perchè credevo che sarebbe stato seriamente aperto ai vecchi redattori, perchè non immaginavo che sarebbero stati scaricati così brutalmente i “vecchi” di Avvenimenti, perchè insomma credevo che il senso di responsabilità e di umiltà dei promotori sarebbe stato maggiore e che il suicidio (per irresponsabilità e presunzione del gruppo dirigente) del vecchio Avvenimenti avesse infine insegnato qualcosa. Ho sbagliato.
Ancor prima, però, avevo sbagliato nel presumere di poter valutare isolatamente, senza prima sentirmi con tutti i compagni di Avvenimenti, su una cosa che comunque riguardava Avvenimenti. Proprio io che ho sempre predicato il contrario, ho fatto l’errore-madre: decidere da solo. Me ne scuso pubblicamente con i miei compagni – quelli di Avvenimenti.
Quanto al progetto in sè: certo, non mi ha fatto piacere vederlo fare puerilmente a pezzi. Non perchè fosse “bello” o “brutto” (i progetti dei giornali, fra professionisti, non si valutano così) ma perchè è da dilettanti, ad esempio, togliere un disegno, e dunque rendere meno leggibile e più pallosa la pagina, perchè il barone cui era stato chiesto il pezzo ha scritto il doppio del convenuto; questo riguarda non solo la tecnica ma proprio la morale del nostro mestiere. I nostri redattori erano molto più professionali. Ma sono stati deplorevolmente tenuti fuori.
2) Sono stato consulente per l’informazione della prima giunta Orlando, quella della Primavera, l’ho fatto per il sindaco dell’Antimafia e l’ho fatto gratis, da siciliano. Da Orlando, per quel lavoro, ho avuto una penna di plastica (che conservo ancora). Quand’è diventato re ho smesso di cercarlo, per non venir confuso coi cortigiani. Ora che è in disgrazia, sono a sua disposizione perchè, per quanti errori abbia commesso poi, io non mi dimentico che è stato un uomo nei tempi duri.
Fracassi, lo stesso: l’ho criticato apertamente e francamente quando sbagliava, e ho pagato di persona. Adesso che i suoi cortigiani l’hanno mollato, ricordo i suoi meriti, perchè è giusto. Gli amici non sono quelli che ti danno ragione quando comandi: sono quelli che ti restano accanto quando gli altri si sono squagliati.
3) La sezione di Lotta Continua a cui sono iscritto, quella di Milazzo provincia Messina, non mi ha mai autorizzato (Milano e Roma, coi loro, sono state più generose) a lavorare per Berlusconi. Perciò, con sommo rammarico, non ho potuto farlo. Quando sono stato costretto ad andarmene dal mio giornale “di sinistra” perchè difendevo i valori di sinistra là dentro, non sono andato a fare il transfuga dall’altra parte: sono rimasto solo e disoccupato, orgogliosamente. Non voglio stare a ricordare come si viva così: chi non lo capisce con le viscere, non lo capirà mai a parole. Sono un compagno libero, non un disertore.
L’anno scorso di questi tempi ho impostato una puntata di Link, programma di tecnologie di Mediaset, sul centro sociale Auro di Catania e sui giovani programmatori Linux che vi avevano costruito un avanzatissimo web center, il Medialab. L’Auro era a rischio di chiusura ed era importante far parlare di loro; quelli di Link si sono comportati bene e hanno fatto una bella puntata. Anche per questo, niente soldi. Basta per dire che “collaboro con Berlusconi”?
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Ecco, questa è la mia difesa. Resta poco spazio per tornare al merito della discussione su Avvenimenti: ma in fondo le cose importanti sono state dette. Avvenimenti è un giornale di sinistra e *quindi* non può metterla in culo ai suoi lavoratori; se lo fa, non è Avvenimenti. Avvenimenti è un giornale e non un bollettino sia pure “di sinistra”; se no, non è Avvenimenti. Avvenimenti non ha nulla a che fare con Minucci, Cossutta, “il centrosinistra e i giovani” e Nerio Nesi. Su questo, a quanto pare, le idee divergono. Ai lettori io chiedo solo di non fare i ponzi pilati. Pensando che il momento è gravissimo, che bisogna dar prova d’unità (e io l’ho data) ma che alla fine non si può combattere una guerra dai giardinetti.
Se vogliamo una cosa rassicurante e carina, che ci consenta di dirci “oh come siamo rivoluzionari” e che però non faccia nè bene nè male a nessuno, buon divertimento: io non ho tempo. Se invece vogliamo costruire uno strumento serio professionalmente e civilmente unitario, che raccolga le forze vere disponibili e non i vecchi baroni, allora siamo qua. L’unica discriminante è quella di sinistra, e cioè: “non si prendono in giro i (nostri) lavoratori”. Se no, non si ha il diritto di parlare di tutto il resto. Su questo, io ho dato fiducia e non è stata corrisposta. Adesso, continuerò per la mia strada che mi sembra più realistica, più vincente (con noi Avvenimenti è cresciuto, coi cortigiani no) e soprattutto più limpida.
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Gambino, nella sua polemica, ha scritto qualcosa che mi ha fatto seriamente riflettere. Io non trovo, come ho spiegato, che il livello giornalistico di questo prodotto (lo chiamerò Avvenimenti-marrone, per distinguerlo da quello d’antan, che era rosso) sia eccelso. Trovo banale la copertina e trovo che il servizio principale sia un pastone. Ci ho anche fatto su dell’ironia, trascurando una buona scheda (mafia e terroristi in Svizzera) di Fusi che pure c’era e un buon direttore si sarebbe giocato meglio. Il servizio in questione è di Gambino e, lo ripeto: non mi piace. Gambino, che nel resto della polemica è molto ma molto incazzato, su questo è – direi – quasi distaccato: “Eh, già, un mio articolo. Come volete che Orioles possa parlarne bene?”.
Eh, no, non ci siamo capiti. Io non ho alcuna stima delle capacità diciamo così “dirigenziali” (troppo autistico, troppo caporalesco, troppo greve) di Gambino. Ma come giornalista, nel suo settore, è uno dei migliori che io abbia mai conosciuto. Questo non lo dico ora: lo dicevo, qui sulla Catena, un anno fa (“Piccolo dizionario di Giornalismo. Inviato: Barzini a cavallo fra le fortificazioni di Port Arthur. Hemingway a Madrid. Oppure Gambino a Timisoara”) e un mese fa (“Subito dopo il libro di Travaglio, è uscito un altro libro su Berlusconi: Il Cavaliere B., di Michele Gambino. L’autore, che si occupa di roba del genere da vent’anni, è uno dei giornalisti italiani che hanno ricostruito con più accuratezza e più costanza tutte le tappe della carriera del datore di lavoro del signor Mangano e del signor Dell’Utri, ecc.”).
Il fatto che Gambino se ne venga fuori con un pastone generico per me non era affatto scontato, è una sorpresa. Questo fa riflettere me, e dovrebbe far riflettere anche lui. La mia ipotesi è che l’omologazione e il cossuttianesimo, in cui altri nuotano come pesci felici, non siano il suo habitat ideale. Le sue – e mie – radici non sono quelle. Le nostre radici non prevedono affatto che un compagno che rompe le scatole, senza tante raffinatezze, diventi uno che “collabora con Berlusconi”. Altre radici invece sì. E l’albero poi viene storto.
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Dum Peretolae consulitur, Saguntum expugnatur. Mentre noi stiamo qui a chiacchierare di tutte queste belle cose, in Italia sta passando il colpo di stato. Aboliti i giudici, comprati i giornalisti, fra un anno – o meno – questo non sarà ancora un paese fascista ma non sarà già più un paese democratico. Un giornale di sinistra – un Avvenimenti vero – in questo momento sarebbe necessario come il pane.
Non un piccolo ghetto autoreferenziale che non fa paura a nessuno, ma un grande e popolare e giovane giornale, che riprenda la stagione del vecchio Avvenimenti ma che vada molto oltre, che non usi il vecchio nome per farsene un orticello chiuso ma che abbia anzi il coraggio di lanciarne uno nuovo. Che viaggi su carta (anche in forme “strane” e nuove) e insieme in rete, che trovi un modo diverso, meno gerarchico e più orizzontale, di organizzare le funzionalità al proprio interno e fra se stesso e i lettori. Che sia realmente di sinistra, non inventandosi l’ennesima giravolta ideologica ma semplicemente e umilmente adottando nella propria concreta e quotidiana vita reale i valori fondanti della sinistra: la democrazia, l’uguaglianza, il rispetto per il lavoro.
Esistono le tecnologie, esistono le competenze tecniche, esiste un target di mezzo milione di lettori per un progetto siffatto. La sinistra italiana, che è ancora fortissima nella società reale, è – qualitativamente e quantitativamente – al suo punto più basso di proiezione nel sistema politico ufficiale. Per tre-quattro anni ancora sarà rappresentata, in supplenza, prevalentemente da movimenti e giornali. Attualmente la sinistra è Repubblica, molto più che i Ds; ed è obsoleta. Oppure è il boy-scout noglobal che però, nei suoi momenti alti, non ha un partito.
Bene. La sfida è questa. Dobbiamo progettare e mettere insieme qualcosa che abbia le ambizioni di Repubblica degli anni Settanta (Scalfari più Carlo Rivolta), in cui cominci a incontrarsi un’area – che finora non si ritiene tale – che va dalla guardia di finanza pugliese al ragazzo che ha sfilato a Genova. È un’area, con ogni probabilità, quasi di maggioranza. Bisogna darle qualcosa che la metta insieme prima che, liquefacendosi Berlusconi, i poteri forti passino alla fase due.
E questo ora è il lavoro da fare.

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Forza, Italia 1. Nominati i nuovi responsabili interni dei dipartimenti di Forza Italia. Al Dipartimento Cultura hanno messo Dell’Utri. Quindi Sgarbi, probabilmente, sarà finito all’Esazione Crediti.

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Forza, Italia 2. Il Presidente della Repubblica, dal Portogallo, fa sapere che la sua recente affermazione sulla necessità della divisione dei poteri in democrazia “non aveva nesssun riferimento specifico nè tanto meno non dico polemico ma di attualità con la situazione Italiana”. Detto questo Sua Maestà è ripartita per l’Italia, imbarcandosi sulla corvetta Baionetta.

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La lettera (pubblicata la settimana scorsa) con cui “un gruppo di giornalisti e lavoratori di Avvenimenti vero” invitava a “diffidare dalle clonazioni” era firmata da:
Adele Adeni, Simona Baccante, Andrea Badiali, Stefano Badiali, Daniela Baldas, Barbara Benedetti, Francesco Carrà (francescocarra@yahoo.it), Laura Cortina, Claudio Fabretti (claudiofab@yahoo.it), Marco Giannini, Silvia Hassler, Giuliano Lanza, Massimiliano Luchetti, Bianca Madeccia (madeccia@tisclinet.it), Stefania Marra, Mirella Montesi, Silverio Novelli (silverio.novelli@tin.it), Anna Ottaviano (mauroeanna@inwind.it), Paolo Petrucci (p.petrucci@tiscalinet.it), Massimo Quinzi, Adriana Ranieri, Tiziana Ricci (indream@tiscalinet.it), Antonio Roccuzzo, Monique Silveri, Gianandrea Turi (gianturi@tiscalinet.it), Daniela Valenzi.

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In relazione allo stesso argomento, invece, momar@mclink.it sinteticamente wrote:
<A: ricc@libero.it . Oggetto: hai roto il cazzo>

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“In guardia, messere! Il sole di domani illuminerà uno dei nostri due cadaveri!”
“Mmm… Cumpari, e se domani chiovi?”