Costantino wrote:
<Caro Riccardo, leggo regolarmente “tanto per abbaiare”. Nel mio studio campeggia la prima pagina de “I Siciliani”, quella col titolo “Allonsanfan parte seconda” ed una bellissima foto ritraente dei ragazzi lungo Via della Speranza. Anch’io, come tanti, sono “nato” nel 1992: con Falcone, Borsellino e gli altri. Stagioni irripetibili in cui la storia si riappropriava in maniera evidente della nostra vita. È stato un fuoco di paglia: è bastata la pisciatina dell’ultimo degli stronzetti per spegnere tutto. Oggi ci ritroviamo ad “abbaiare”, con il rischio – assai concreto – di essere comunque funzionali ad un sistema che non può non prevedere anche chi rompa le balle al manovratore. Sono tornate le nebbie di una volta, gli orizzonti gobbi ed indistinti, la marea onnivora ed insopportabile dei prudenti e dei saggi su ordinazione. Si campa alla giornata. Non hanno rubato solo pezzi rilevanti di democrazia, ci hanno fottuto i sogni>
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Credo che la migliore risposta a questa lettera l’abbia data, poche settimane fa, Claudio Fava:
“Dieci anni fa, a Palermo, non c’era solo Orlando. C’era anche un Coordinamento Antimafia, c’erano i gesuiti e gl’immigrati di don Meli, c’era la rivista Segno, l’associazione Palermo Anno Uno, la redazione dei Siciliani, c’erano le foto di Letizia Battaglia, il Collettivo d Architettura e il comitato dei lenzuoli, c’erano l’università e le assemblee del Meli, c’era un pensiero civile che ogni giorno si faceva politica, governo, piazza, istituzione, coscienza critica, progetto. C’erano i palermitani. Poi non ci sono stati più. E noi abbiamo fatto finta di niente. Lentamente, inesorabilmente, è diventato più importante inseguire i sospiri di D’Antoni e i congiuntivi di Cuffaro come fanno certi parenti poveri in attesa di una benedizione. È andata com’è andata”.
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Costantino ed io siamo siciliani, cioè di quel pezzo d’Italia dove c’era più speranza dieci anni fa e dove c’è più calamento di braghe adesso. Craxi e Andreotti non sono caduti per colpa di Mani Pulite o dei “giacobini” (meno che mai per “colpa” della sinistra) ma perchè, in un momento della loro storia, fra Falcone e Borsellino da un lato, Salvo Lima e Totò Riina dall’altro, i siciliani si sono guardati in faccia e d’impulso hanno scelto Falcone e Borsellino.
Tutto il resto è seguito; ma il punto di svolta, visto da un qualunquista come me, è stato quello. Uno di quei punti in cui si condensano, all’insaputa di tutti eppure con spontaneità e chiaramente, tutte le faccende in sospeso che un popolo, svegliandosi all’improvviso e stropicciandosi gli occhi, si ricorda.
Il paese che dieci anni fa era ragazzo adesso è un signore un po’ bilioso con la pancia che guarda sospettoso i poveracci e manda a fanculo il vigile che gli dice: scusi, ma qui ci sarebbe divieto di sosta. La politica, dice. Sì, certamente. Ma anche una mutazione più profonda, dentro le persone.
Quello che ha fatto danno non è Berlusconi: è il berluschino piccolo piccolo che s’agita dentro te e me e che per qualche motivo – che bisognerà cercar d’individuare prima o poi – ha scelto proprio questo momento per venire a galla; e che per qualche altro motivo (che i politici chiamano crisi della sinistra) non ha trovato in quel momento i “vaffanculo” i “lei non sa chi sono io” i “siamo uomini o caporali” gli “a fanatico!” i “fiji di mamma, poracci” che per tantissimi anni sono stati lo spiritello gentile che viveva dentro noi italiani.
Stranamente, anche stavolta, è stata la Sicilia a cambiare per prima, cioè a dare una forma pratica e un nome a quello che già ribolliva nelle pance di tutti. Se Berlusconi è al governo, e può proteggere i delinquenti contro i carabinieri, non deve ringraziare nè Emilio Fede nè Previti nè l’avvocato dei mafiosi Taormina ma i milioni di siciliani perbene che, mandando affanculo Falcone e Borsellino e votando compattamente per lui, lo hanno praticamente imposto a tutti gli altri italiani.
Com’eravamo orgogliosi prima – di essere siciliani, intendo: per chi ha questa croce da portare – così siamo spaesati, e anche un po’ vergognosi, ora. Eppure, sia ora che prima, il nostro primo dovere è di capire. Cosa è successo? Finora, fra i politici, non ho trovato risposta più semplice di quella di Claudio Fava; l’unico a rimproverarsi qualcosa nel carnevale della sinistra, in cui tutte le colpe sono degli altri.
Ma qua stiamo finendo a parlare di politica, invece che del veglione; meglio che continuiamo la prossima volta, se a qualcuno interessa, se non sarò troppo imbriago e se qualche anima buona avrà la cortesia di ricordarmi dov’eravamo rimasti. Buon Natale, và.
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Film. Ogni volta, alla fine dei film di 007, il cattivo si salvava all’ultimissimo momento mediante qualche inaspettato marchingegno che – lasciando ad ogni buon conto il dubbio sulla sua sopravvivenza – lo lasciava a disposizione del prossimo film della serie. Facevano invece una pessima e sanguinosissima fine i suoi accoliti e bracci destri, il che bastava a soddisfare l’innato desiderio di giustizia dello spettatore (uno, cattivissimo, finì se ben ricordo aspirato dal finestrino d’un aereo; e poi bombardamenti ed esplosioni a volontà). Mica facile produrre un vilain come si deve, pensava il produttore della serie, mr Broccoli; se elimini subito quelli che ti sono riusciti meglio, poi come fai per gli altri film? Così l’ordine (agli sceneggiatori) era di non far troppo male al cattivo. Così, mentre costui spariva nel doppiofondo del palcoscenico, Bond aspettava il recupero in mezzo all’oceano baciando la (testè redenta) Andress, e gli spettatori cominciavano a sfollare sgranocchiando noccioline.
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Presidenti. Sulla prima pagina di un giornale della settimana scorsa c’erano, del tutto casualmente, vicine due foto: una, in alto, quella del presidente italiano che annunciava soddisfatto il suo grande programma di riforme “liberiste”; e in basso, quella del presidente argentino che, nello stesso momento, scappava in elicottero dal palazzo assediato dalla folla in tumulto. Fra le due foto non c’è ovviamente alcuna relazione.
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(Scusate se insisto: ma la foto della conferenza del Presidente – non quello argentino – era davvero impagabile. Aveva alle spalle il cartello con stelle e scritta grande “Il Presidente”, proprio come un americano; solo che il cartello di Clinton era un discreto (e minacciosissimo) tondo da cinquanta centimetri, quello del Nostro un tabellone da un metro e venti , buono – un po’ ridipinto – da usarlo per insegna di trattoria a Garbagnate).
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Ragazzini. Quelli di sinistra, tecnicamente, sono “sx” e la sigla va scritta a mano nell’apposita casella del registro. A parte questo, non si capisce perchè la ministra della pubblica – anzi, non più pubblica: oggi, semplicemente istruzione – fra tante belle cose che poteva organizzare per gabbolare i fanciulli se n’è andata a organizzare proprio degli Stati Generali. O non li ha visti i ragazzini che, mentre lei chiacchierava, se ne andavano a confabulare fra loro nella palestra della pallavolo? E stavolta se le mangeranno, quelle maledette brioches, oppure diranno “no grazie” anche stavolta? Boh. Almeno la storia, studiarla, al ministero…
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Messaggio alla Nazione. S.M. il Presidente del Regno ha ammonito severamente ladri e carabinieri a smetterla di litigare, con scandalo dei cittadini, fra loro e ad attenersi invece ognuno ai ruoli rispettivamente sanciti dalla Costituzione.
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Buon Natale. Ho appena finito di regalare un telefonino da un milione al mio amico senatore Agnelli e agli altri trecentoquattordici amici miei che lavorano come onorevoli al senato. La bella notizia mi è stata comunicata dal giornale radio di stamattina: mi congratulo con me stesso per la mia generosità e buon gusto e mi auguro che i miei amici abbiano apprezzato il pensiero.
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Informazione 1. Poco rilievo sui giornali italiani alle novità nelle indagini sulla morte del giornalista italiano Antonio Russo, assassinato perchè indagava sulle atrocità commesse da militari russi sulla popolazione cecena. La madre del giornalista ha dichiarato che da qualche parte deve esistere una videocassetta con immagini di bambini ceceni sfigurati e uccisi dagli occupanti, e fa appello alle autorità affinchè questa cassetta venga ricercata. Ma i russi ora sono fedeli alleati e i ceceni bruti terroristi; e il resto segue.
Antonio Russo lavorava per Radio Radicale, che appartiene a un partito che detesto. Ma la verità, e i giornalisti che la servono, non hanno nè partito nè bandiera.
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Informazione 2. America. Il giudice ha bloccato – dopo molti anni di rinvii – l’esecuzione di Mumia Abu Jamal, che nonostante il nome è un giornalista (nero) americano ed era accusato di delitti di cui si è sempre proclamato innocente. “Mi vogliono condannare solo perchè scrivevo contro il potere”. Le prove infine emerse per la sua innocenza evidentemente non debbono essere trascurabili se lo stesso giudice americano, e in un momento come questo, ha sospeso il procedimento.
Io ne sono contento per due motivi: uno, che un innocente che si salva è sempre una bella cosa; due, che la salvezza di Mumia deriva in buona parte dalla solidarietà internazionale che ha impedito di farlo fuori aumma aumma. Questa solidarietà in buona parte è venuta dall’Italia. E in Italia a sollevare il caso è stato Edgardo Pellegrini, un giornalista (compagno: prima a Radio Popolare e poi ad Avvenimenti) che adesso non c’è più ma quando c’era faceva davvero bene il suo mestiere. E anche ora che non c’è più, a pensarci bene, sta continuando a fare il suo lavoro, visto che ha appena salvato un uomo.
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Informazione 3. Condannati a centinaia di milioni Claudio Riolo dell’università di Palermo e Umberto Santino del Centro Impastato. Avevano scritto che Musotto (politico di Forza Italia) faceva male, come avvocato, a difendere un mafioso mentre come politico rappresentava i cittadini; e che alcuni mafiosi consideravano amico Mannino (ex ministro dc). Sotto tiro, per le medesime “colpe” Alfredo Galasso.
Personalmente, sono stato querelato parecchie volte per aver scritto cose simili (e anche più dure) contro altri esponenti politici. Alla fine, sono sempre stato assolto. Qual è il trucco? Ecco: grosso modo, se tu sei un pubblico ufficiale (quasi tutti i politici lo sono) e quereli uno, gli devi dare “facoltà di prova”: se hai rubato davvero, il giornalista che ti ha denunciato di solito viene assolto. Se invece ti fai furbo e gli chiedi i danni civili, non hai bisogno di provare niente, ma viceversa. Il processo è più lungo, ma l’esito è matematicamente favorevole al politico.
Esempio: “L’onorevole Al Capone ha a che fare coi gangster”. Querela: il giornalista presenta tutte le cronache di Chicago, le testimonianze, ecc; il giudice decide e probabilmente il giornalista viene assolto. Danni civili: l’avvocato di Al Capone dichiara “Il mio cliente è un politico galantuomo, difatti formalmente è stato condannato solo per una banale evasione fiscale e tutto il resto non interessa al processo”. E il giornalista viene condannato ad alcuni miliardi di risarcimento.
Quand’è che un politico può querelare e quand’è che può fare causa civile? A capriccio suo: se è abbastanza ricco da potersi permettere i tempi lunghi della causa civile, di solito fa causa civile e non querela. Così, fra l’altro, può annunciare di aver “denunciato il giornalista” senza correre il rischio di una smentita immediata.
Negli ultimi anni giornali e tv si sono concentrati moltissimo (in Sicilia, addirittura, è rimasto un editore solo) e quindi i giornalisti che fanno informazione sono sempre più isolati. I politici sono sempre più ricchi e forti e dunque un sacco di notizie non arrivano semplicemente perchè il giornalista, anche onesto, si spaventa a metterci il becco.
Chi ci va di mezzo, alla fine, è il lettore che di tutto ciò che quel che succede in Italia in sostanza è autorizzato a sapere quanto segue: “La Roma ha battuto il Chievo 3 a 0. Fighetto Fighetti è il nuovo Grande Fratello. Domani forse pioverà. Punto”.
Può andarti bene così? Oppure bisogna cambiare la legge e mettere il giornalista in condizione di aspettarsi, quando scrive il pezzo, un’onesta querela e non una gabola da venti miliardi? Io giornalista ho il dovere di scrivere, il politico ha il diritto di difendersi, e soprattutto tu lettore hai il diritto (e anche l’obbligo: se no non sei una persona civile ma un talebano) di essere informato.
Bene. Ora qui c’è un appello per “rivendicare il diritto e il dovere di sottoporre l’operato di chi ricopra cariche pubbliche al vagliodell’opinione pubblica, con la consapevolezza che ciascun politico ha una responsabilità aggiuntiva rispetto agli altri cittadini nella misura in cui coinvolge la credibilità delle istituzioni. In particolare, sul terreno della lotta contro la mafia, la piena libertà d’informazione e di opinione è indispensabile per individuare e stigmatizzare tutti quei comportamenti che configurino responsabilità politiche e morali, indipendentemente dall’accertamento di eventuali responsabilità penali che spetta esclusivamente alla magistratura”. Lo firmano Arci, Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”, Centro Sociale “San Francesco Saverio”, Il Manifesto, Libera, Mezzocielo, Micromega, Narcomafie, Palermo anno uno, Promemoria Palermo, Scuola “Giovanni Falcone”, Segno, Uisp.
Per saperne di più: 091.6259789, 091.333773 (Arci), csdgi@tin.it (Centro Impastato), redazione@scirocco-news.org
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Ma gliene frega ancora qualcosa a qualcuno, di Betlemme?
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Libri. “La rabbia e l’orgoglio”. Peccato. È invecchiata ed è anche diventata varesotta (signora mia, capelli blu, vassoio di paste in mano all’uscita della chiesa) l’Oriana che era una così bella e simpatica toscana stronza.
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Cronaca. Bologna. Automobilista sessantenne stacca a morsi un dito al ciclista che inavvertitamente gli aveva rigato la mercedes.
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Cronaca. Bologna. D’ordine del cardinal vicario, censurato il sito internet dell’Università (barzellette oscene)
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D.<libero@inferno.it> wrote:
<Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina,
Ramondo Beringhier, e ciò li fece
Romeo, persona umile e peregrina.
E poi il mosser le parole biece
a dimandar ragione a questo giusto,
che li assegnò sette e cinque per diece,
indi partissi povero e vetusto;
e se ‘l mondo sapesse il cor ch’elli ebbe
mendicando sua vita a frusto a frusto,
assai lo loda, e più lo loderebbe>