San Libero – 108

Casino. Casini non bastava, e ora Berlusconi vuole proprio i casini. “Ripulire le strade”, “basta con questo sconcio”, “riaprire le case chiuse”.
Lo sconcio, di per sè, sarebbe facilmente eliminabile applicando le leggi: poichè in Italia la violenza carnale e la tratta di minorenni sono ancora reato, basterebbe acchiappare i clienti che, nell’esercizio dei loro diritti patriarcali, concorrono nel reato di violenza carnale contro le persone, spesso minorenni, che vengono condotte a prostituirsi in condizioni di sostanziale non-libertà. “Ma io non lo sapevo”, “Ma io ho pagato”: benissimo, può ripeterlo al processo; intanto ci segua al commissariato.
Ma nè a Berlusconi nè agli altri in realtà interessa minimamente la vita delle persone prostituite. La loro unica preoccupazione, profondamente ipocrita e profondamente italiana, è quella dello “sconcio” e del “che dirà la gente”. “Fatelo, ma non vi fate vedere”. Così, casini di Stato. Avevamo già il governo operaio, il governo imprenditore, il governo avvocato – adesso avremo anche il governo magnaccia.
Io trovo molto più “sconcio” (anche, tecnicamente, in termini di legge Merlin) il fatto che uno, andandosene per i fatti propri per la via, possa improvvisamente imbattersi in un Vespa o un Sgarbi, addirittura (e se ci sono bambini?) a viso nudo. Questo paese è un casino, signora mia.

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A proposito di Sgarbi. Una delegazione di capi afgani si è presentata ieri ai portoni dell’ambasciata d’Italia a Kabul e ha lasciato un messaggio in arabo che traduciamo qui in esclusiva per i nostri lettori. “Nel nome di Allah potente e misericordioso – dice a un dipresso il messaggio – bombardateci pure, se proprio non ne potete fare a meno. Metteteci in mano ai talebani, come voi occidentali avete fatto l’altra volta, oppure in mano agli altri tagliagole del Nord, che ora son diventati tutti democratici , almeno alla televisione. Mandateci i marines, le guardie della regina, la legione straniera, tutto quel che volete; ce lo meritiamo. Ma, per amor di Allah, risparmiateci Sgarbi! Noi siamo gente dura e siamo sopravvissuti a tante cose: ma Sgarbi proprio non ce l’aspettavamo.”.
E in effetti il tricolore che dopo tanti secoli torna a sventolare sull’impero, a Kabul avrebbe forse meritato ambasciatori più degni. Ne avevamo già uno a Kabul, noi italiani: il dottor Strada; uno dei pochi occidentali rispettati laggiù: perchè non dare a lui l’incarico di rappresentarci fra gli afgani? Ma Strada non è un politico, non è un ruffiano, ed è una persona perbene. Al massimo, può rappresentare San Marino.
E allora ecco che arriva il pullmann con le autorità italiane (in ritardo perchè il pullmann s’era guastato per strada; e prima di lui, italianamente, s’era guastato l’elicottero che doveva portarle fino al pullmann), arriva il pullmann e ne scendono ambasciatori, tirapiedi, colonnelli, cori del Nabucco, fidanzate e fidanzati di Sgarbi, e lui in persona. Si piazzano sull’attenti, tirano su una bandiera e cominciano a cantare l’inno con gran commozione (da Strada, non si cantano inni e dunque non si è italiani). Gli afgani incrostati di polvere, con la barba lunga, con tuniche e barracani e turbanti e tutto, li guardano con l’ironia benevola che i lord inglesi riservavano alle danze Bakumbo nell’Ottocento. Terminato l’inno e messa su la bandiera, Sgarbi spalanca la bocca e comincia, soddisfatto di sè, a emettere interviste e proclami. Veniva, che è tutto dire, da compiangere i talebani.

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Segnali. Sul Venerdì di Repubblica, e dunque non sul Giornale o su Libero o sul Der Sturmer ma su un giornale civile, si parla degl’intellettuali americani – gente come Gore Vidal, come la Sontag, come Chomsky – che criticano la guerra. Vengono messi insieme con gli antisemiti, coi terroristi e roba del genere. E siamo su Repubblica. Immaginate sul Middletown Times o sull’Arkansas Gazette.

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Patacones. Che avrebbero aumentato i prezzi approfittando dell’euro, questo era scontato. Quello che invece non ci aspettavamo in una forma così precisa e, si potrebbe dire, così artistica era un aumento dei prezzi mirato matematicamente sui poveracci. Il bus, i medicinali, le sigarette e – soprattutto! – la schedina. Altro che bombe a mira laser: qua il portafoglio dei mille-euro-al-mese è al centro di due retini incrociati. “Portare l’attacco al cuore di Fantozzi”.
A parte lo stato tuttavia (che con Fantozzi peraltro aveva un vecchio suo rancore), i commercianti privati si sono comportati complessivamente bene. L’unica eccezione è costituita da quelli delle assicurazioni, che con la scusa dell’euro hanno terrificantemente aumentato la Rsa auto. Questi sarebbero gli stessi che l’anno scorso erano stati incriminati per essersi messi d’accordo fraudolentemente fra di loro alle spalle degli assicurati. Ma non si potrebbe trovare una categoria di imprenditori più onesta per gestire le assicurazioni? Gli spacciatori di droga, i prosseneti, i tenutari del gioco delle tre carte a Forcella? No: fra tanti imprenditori relativamente onesti che ci sono in Italia, le assicurazioni auto dovevano andare a capitare proprio in mano agli assicuratori.

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Inutile spendere una sola parola sui ministri che sbattono i giudici a calci fuori dal banco della giuria mentre stanno giudicando. È come discutere sulla costituzionalità del fascismo mentre si sta cercando il cadavere di Matteotti.
Anche i fascisti avevano vinto delle elezioni, dopo una libera campagna elettorale in cui aveva potuto parlare chiunque, purchè fosse schierato con Mussolini. E anche allora c’era un garante, il re, che teneva tranquilli i bempensanti sul fatto che tutto sommato i fascisti non erano poi gente che andasse in giro di notte a imbavagliare i giudici o ad ammazzare i Matteotti.
Allora, per controllare i pochi microfoni del paese, bisognava fargli la guardia a colpi di manganello. Adesso che microfoni e telecamere son diventati tanti, la strategia più aggiornata è quella di comprarseli ad uno ad uno. Ma è sempre un partito solo, in sostanza, quello che li può usare. Agli altri poche briciole, e le scritte sui muri. E le e-zine.

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Italia. Berlusconi è rimasto senza il ministro di Agnelli. Qui comincia l’Argentina.

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Europa. Un’idea avventurosa, e sostanzialmente antiamericana, messa su dai governanti europei (di centrosinistra) di qualche anno fa approfittando della relativa tolleranza dei governanti americani (di centrosinistra) di qualche anno fa. Adesso, naturalmente, la fa fuori la destra.
Berlusconi, che a Colgate è l’uomo dei bottegai e a Roma l’uomo di Dell’Utri e dei suoi amici (per favore, pronunciate la parola “amici” con un forte accento siciliano, in questo caso: la capirete meglio) in Europa è semplicemente l’uomo degli americani.
Gli europei traditori (per esempio Agnelli) gli hanno dato il culo in cambio di denaro all’inizio del suo governo. Ricevuto il denaro, e non sperando di poterne ricevere altro, adesso ritirano il culo – e, nella fattispecie, il ministro.

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Provvedimenti a tutela dell’ordine pubblico. “Atteso che in talune occasioni alcuni Obbiettivi Sensibili non ancora censiti sono risultati essere ancora scortati nonostante le precedenti disposizioni di Questo Ufficio; atteso che non è sempre possibile stabilire tempestivamente quali di questi OO.SS. si trovi attualmente privo di scorta ai sensi di legge e quale invece sia ancora in istato di scortamento; attesa la negativa incidenza che tale situazione può avere su ulteriori eventuali operazioni a carico di OO.SS.; tutto ciò considerato, SI DISPONE:
Art. 1 – Tutti gli agenti ancora di scorta, per un motivo qualunque, a personaggi sgradevoli e/o magistrati hanno l’obbligo, a partire dal 12 gennaio c.a., di mettersi in divisa e non in borghese, allo scopo di palesare apertamente la propria condizione di scorta ed evitare qualsiasi confusione con pacifici cittadini.
L’uniforme per il servizio di scorta è costituita dalla normale uniforme di Ps e Cc (v.relativi regolamenti allegati) con in più la scritta “SCORTA” ben visibile sulla schiena in vernice catarifrangente, sormontata da un logo costituito da quattro cerchi concentrici anch’essi in vernice catarifrangente, gialla per la Polizia di Stato, arancione per l’Arma dei Carabinieri. Firmato, il Ministro”.

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Occidente. Tre giovani – Ali bin Hattan bin Assad, Mohammed bin Sulemain bin Mohammad e Mohammad bin Khalil bin Abdullah – sono stati giustiziati il primo gennaio in Arabia Saudita per “atti omosessuali disgustosi e osceni”.
Le sentenza emesse – come in questo caso – dai tribunali islamici sauditi hanno forza di legge; la differenza coi talebani è che in Arabia vengono eseguite per decapitazione anzichè per fucilazione, e che l’Arabia è una fedele alleata dell’Occidente e non un covo di fanatici da bombardare.

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Mattia wrote:
<Volevo regalare a degli amici il libro “L’odore dei soldi” di Marco Travaglio. Sono andato a ordinarlo in libreria. Prima libreria: la commessa mi guarda sorpresa, poi guarda su un treminale e mi dice che il libro è fuori stampa. Boh! Seconda libreria: “Il libro è fuori distribuzione”, dice un’altra commessa con un’occhiata e un sorrisino. Mah! Terza libreria, una libreria piccola. Chiedo e mi sento rispondere “È proprio sicuro di volerlo ordinare?”. Dieci giorni dopo mi telefonano dicendo che “purtroppo il volume non è più in distribuzione”. Quarta libreria: finalmente un’anima buona mi ordina il libro che arriva tre settimane dopo. Adesso ho regalato i libri, e un amico mi dice: “E vabbè, avrà fatto quello che ha fatto, ma chi di noi al suo posto…”. Il fascismo iniziò proprio così. Saluti a tutti, Mattia>

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Sono passati diciotto anni dalla morte di Giuseppe Fava. Ma forse è meglio dire che ha fatto diciott’anni la sua nipotina, che era nata un mese prima che gli uomini dei Cavalieri lo aspettassero con la pistola.
Ai primi di dicembre la magistratura ha confermato la confisca dei beni del prestanome di uno di questi Cavalieri (Ajello, genero del cavaliere Gaetano Graci) in quanto frutto d’attività mafiosa. Catania ha altri cavalieri, meno sputtanati di quelli vecchi, e continua ad avere un Ciancio per tener sottomessi i cittadini.
Le indagini sui mafiosi vanno a rilento, in compenso cominciano ad andare forte le indagini sui magistrati. Fabiolino, Rosalba, Antonio, Piero, Antonella, Gianfranco, Sabina, Campanellino e gli altri di SicilianiGiovani dell’ottantaquattro ormai hanno superato i trent’anni; nessuno di loro ha tradito. Noi del gruppo dei vecchi ormai siamo bene al di là della quarantina e – singole (perdonabili) cazzate a parte – credo che non abbiamo tradito nemmeno noi. Però adesso comincia a esserci bisogno di chi prenda il nostro posto, perchè altrimenti qua non si va avanti, e invece d’andare avanti c’è bisogno in questo cazzo di paese. Senza fretta: ce lo fate un pensiero?
E intanto auguri, Cristina.

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I compagni

Ma uno dopo l’altro, ancora impietriti dall’orrore,
Li risvegliava l’affetto e li faceva parlare
Sapendo, in quella pena, che c’era molto da fare
Perchè non fosse inutile Perchè vivesse ancora
Dieci creature sole, senza dei a portar doni
Di genio o d’eroismo nella notte feroce:
E una dopo l’altra prendono la parola
Consigliando i compagni, inghiottendo il dolore,
Decidendo con calma ciò che faranno insieme
Sapendo che lo faranno, fra dieci anni o domani
E che in questo se stessi resta un uomo e il suo dono