San Libero – 118

Hitler sarebbe crepato ridendo, se avesse saputo che un giorno dei soldati ebrei avrebbero marchiato dei numeri sulle braccia di altri esseri umani.

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Ragazzini elettronici. Sono circa seimila e cinquecento, in Inghilterra, e di elettronico hanno un braccialetto, da cui non possono liberarsi, che segnala alla polizia tutti i loro spostamenti. È una misura “umanitaria” – sempre meglio della galera, dicono i governanti inglesi – che fino al mese scorso riguardava soprattutto i quattordicenni ma da questo mese servirà a controllare anche i più pericolosi tredicenni e dodicenni. E in Italia?
In Italia è stata appena decisa l’eliminazione degli esperti (psicologi, insegnanti, ecc.) dai tribunali minorili: non c’erano soldi per pagarli, e un esperto psicologo è molto meno utile di un buon poliziotto. È stata altresì decisa l’eliminazione di buona parte delle attenuanti previste dalla vecchia legge per i sedicenni: meno attenuanti, adesso, e più reati da immediata galera. Fra questi ultimi c’è la “resistenza a pubblico ufficiale”, che è quella cosa che succede quando ad esempio occupi la tua scuola e disubbidisci all’ordine di tornartene subito a casa.
Prima, se avevi solo sedici anni, te la cavavi con qualche schiaffo in questura e la denuncia a piede libero per delinguenza politica giovanile. Adesso, vai subito in galera e poi, con calma, il giudice decide se dare eventualmente retta al tuo avvocato.
(Il giudice, oggi come oggi, di solito è una persona perbene che deve mettere la firma su tutto ciò che fa la polizia, sennò non vale. Però adesso il governo ha deciso di “ridare autonomia alle forze di polizia”, e in particolare di liberarle dalla scocciatura di dover riferire subito al giudice le indagini che fanno).
I ragazzini, insomma, gli fanno molto più paura dei mafiosi. I ragazzini, che ora debbono imparare a stare zitti e buoni e a non pensare mai a ribellarsi, domani saranno quelli che accetteranno tutti i lavori docilmente, e anzi con gratitudine verso un sistema che non solo ogni tanto li fa lavorare, ma gli regala anche il Grande Fratello e Sanremo.
A questo punto, e solo a questo punto, il gestore del sistema (che ora è Berlusconi, ma potrebbe essere indifferentemente D’Alema o Blair) può tranquillamente usarli in sostituzione dei fratelli maggiori diversamente formati. “I padri contro i figli”, accusa Berlusconi, e in qualche maniera ha ragione. I padri sono quelli educati ad avere dei diritti, i figli quelli scientificamente allevati per non sentirne il bisogno.
Le due generazioni sono molto diverse. In America, dove il concetto di lotta sindacale è superato da tempo, chi viene licenziato ingiustamente o (nel 99 per cento dei casi) si rassegna o (nel caso restante) afferra un fucile a pompa e fa un massacro. In entrambi i casi, di organizzare uno sciopero collettivo all’antica non gli viene neanche in mente: tutta la sua formazione precedente serviva esattamente a evitare questa eventualità (parliamo, naturalmente, dell’America più moderna, quella che fa da modello).
Così, le cose convergono: è bene abolire la scuola come momento collettivo, è bene insegnare agli adolescenti che chi si ribella viene punito, è bene sostituire la vecchia idea chiamata “lavoro” col nuovo concetto chiamato “occupazione”. Il luogo di convergenza è il cervello degli adolescenti.
La nostra ipotesi è che questo sia però, per motivi non solo culturali ma anche fisiologici, un territorio impossibile da tenere conquistato a lungo, specie nelle forme totali che sono oggi richieste dal sistema. Allo stato attuale della tecnica, è infatti impossibile trasformare permanentemente un essere umano in qualche altra cosa.

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Cuneo. La bava che colava dai titoli…

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Due pesi e due misure. Il povero Corbelli, solo perchè truffava la gente vendendogli quadri falsi, è finito dentro e invece Sgarbi, che lo aiutava nelle “vendite” garantendo i quadri, è rimasto fuori.
“Sono il Berlusconi dell’arte!”, “Erano copie, non volgari falsi!” hanno dichiarato, rispettivamente, i due compari: dei quali però l’unico ad avere precedenti per truffa è proprio quello che è riuscito a evitare la galera. Il che dimostra che per truffare bene la buona volontà non basta ma ci vuole anche una certa professionalità: non è un mestiere che s’improvvisa.

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Giornali. Il Globo, a Roma, è uno dei quei quotidiani-trash che si danno gratis nelle stazioni. Lo distribuiscono dei giovani immigrati pagati una miseria (qualche migliaio di lire a testa) e anzi, nel caso del Globo, non pagati per niente: si presentano al giornale per chiedere quando potranno essere pagati e il padrone prima s’incazza e poi chiama la polizia. A questo punto i redattori del giornale (che a loro volta non vedono una lira da mesi) s’incazzano a loro volta e proclamano uno sciopero di solidarietà con i diffusori. Il giorno dopo, trovano sulla scrivania una lettera di licenziamento du due piedi per “abbandono del posto di lavoro”. Il direttore, un certo Spigarelli (che non dev’essere un granchè di giornalista, se per vivere si abbassa a queste mansioni) difende la proprietà: “Questi ragazzi debbono imparare a crescere”, commenta.
Di questa piccola storia, che certo è troppo piccola per dare un’idea generale dello stato dell’editoria italiana, l’aspetto più interessante è che viene riportata solo, per quanto ne so, dal Manifesto; negli altri quotidiani, santa omertà.

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Tv. Ancora prima di Saccà, c’erano cinquantasette fra giornalisti e tecnici Rai al congresso della “Lega Nord per l’indipendenza della Padania”.

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Borrelli, sotto indagine, dichiara: “Ho letto Benedetto Croce”. È già una confessione.

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Economia 1. Circa settecentocinquanta milioni di dollari sono stati perduti nel corso del 2001 dalla Divisione italiana della General Motors, la Fiat. Il nuovo modello destinato al mercato italiano, la Stilo, ha incontrato un insuccesso paragonabile a quello della mitica Duna di vent’anni fa. I costi di gestione delle automobili tendono del resto a diventare sempre più proibitivi e si prevede una ulteriore flessione nelle vendite di tutti i modelli sul mercato.

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Economia 2. “Una crociata contro le truffe”: così i responsabili delle principali compagnie di assicurazioni hanno presentato la creazione di un database unificato sulla Rca-auto. Quasi contemporaneamente hanno annunciato rincari delle tariffe fino al trenta per cento.
Il Consiglio di Stato ha intanto formalmente accusato le principali diciassette compagnie di essersi illegalmente accordate fra di loro per abolire la concorrenza reciproca in danno dei consumatori.

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Darwiniana. Secondo le rilevazioni Forbes di quest’anno, sono solo tredici (prima erano diciassette) i miliardari – in dollari – italiani. E Agnelli ha di nuovo scavalcato Berlusconi.

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Ossessione. Ha quella della mafia, secondo l’elegante signora palermitana Elvira Sellerio, il giornalista siciliano Claudio Fava. Ucciso suo padre dalla mafia, sfuggito lui stesso pochi anni dopo a un attentato, il giovane giacobbino non è purtroppo riuscito a sviluppare la nonchalance e l’understatement di cui, di fronte alla mafia, dà invece prova la maggior parte degli intellettuali e politici siciliani.

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Pianeta. Diminuiti ancora di circa il venti per cento gli aiuti ai paesi poveri controllati dalla Banca mondiale. Erano già diminuiti l’anno prima.

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Girotondi. Quello dei poliziotti di Londra, attorno al locale Parlamento, per protestare contro l’equiparazione ai poliziotti dei vigilantes privati: una legge inventata dai conservatori e portata avanti dai laburisti. (Prossimamente anche in Italia, naturalmente).

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Colours. In occasione di un convegno che doveva tenersi in un sala del Campidoglio a Roma, i responsabili del cerimoniale della Presidenza del Consiglio hanno perentoriamente richiesto di rivestire in azzurro le pareti della sala, la cui tappezzeria era – a loro avviso – troppo rossa. Dal Campidoglio è stato fatto presente che la particolare sfumatura di rosso visibile nella sala non richiamava i fasti del communismo ma quelli dell’impero romano. L’incidente è rientrato.

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Washington. Abusi di polizia, maltrattamenti, celle superaffollate, processi lenti: l’Human Rights Report del ministero degli esteri americano è – ingratamente – poco tenero col governo italiano.

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Londra. Tony Blair – retour d’Italie dove il collega B. gli ha parlato del faraonico ponte che immortalerà il Suo nome – appena tornato a Londra ha immediatamente deciso la costruzione del grattacielo più alto d’Europa, una torre di sessantasei piani alta più di trecento metri. L’architetto sarà il famosissimo Renzo Piano. È quello che costruì l’aeroporto galleggiante di Osaka, in Giappone, che però poco dopo l’inaugurazione cominciò ad affondare.

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Zurigo. Il governo svizzero, formato da ferocissimi communisti, ha deciso di rendere pubblici per legge gli stipendi dei supermegamanager delle più importanti società. Alcuni di costoro erano stati denunciati per distrazione di fondi e truffa dai poveri azionisti dell’Abb e della Swissair, falliti per la pessima amministrazione dei manager superpagati. In Italia, dove grazie a Dio il governo non è communista, gli stipendi dei manager continueranno ad essere segreti.

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Globalizzazione. Le autorità della Cina -dove ogni anno si eseguono circa cinquemila condanne a morte – hanno deciso di adottare il moderno e occidentale metodo dell’esecuzione mediante iniezione legale. Attualmente, i condannati vengono giustiiziati con una revolverata alla nuca che, oltre ad essere tecnicamente obsoleta, puzza anche di terzo mondo e di communismo.
Il vantaggio della pallottola alla nuca consiste tuttavia nel fatto che, dopo l’esecuzione, è possibile chiederne coattivamente il rimborso ai familiari dell’ammazzato: il che, a un paio di dollari a pallottola moltiplicato per cinquemila, fa una sommetta non disprezzabile per coprire almeno parte delle spese. Adesso i dirigenti cinesi si chiedono che cosa farsi rimborsare dai parenti: le siringhe? il veleno? In Texas ammazzano gratis, gli hanno detto. Ma il Texas è un paese ricco.

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Cronaca. Roma. Denunciato a piede libero per porto abusivo di gladio Magni Francesco, anni ventisette, celibe, gladiatore. Il Magni non faceva parte dell’organizzazione del senatore Cossiga, ma si limitava a farsi fotografare dai turisti in tenuta da antico romano sullo sfondo del Coloseo.

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Cronaca. Catania. Sono rientrati in città i 250 dipendenti dei supermercati Aligrup che erano stati a manifestare davanti al carcere di Parma per esprimere una “spontanea” solidarietà al loro padrone, l’industriale – in carcere per mafia – Sebastiano Scuto.

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Cronaca. Milano. Paolo Berlusconi a giudizio per frode nel processo sulla discarica di Cerro Maggiore.

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Cronaca. Messina. Una statua di padre Pio, collocata sul lungomare, s’è messa improvvisamente a lacrimare sangue. Si è radunata una folla ci circa duemila persone e la gente ha cominciato a segnalare miracoli di ogni tipo. Due giorni dopo è saltato fuori che a mettere le tracce di sangue era stato uno scolaro in vena di scherzi: la mamma, buona cattolica, ha denunciato in pubblico la marachella del ragazzo.
Due giorni dopo, altro padre Pio miracoloso; stavolta davanti a una chiesa e senza sangue, ma con lacrime normali. I carabinieri del nucleo antisofisticazioni ci hanno messo poche ore a stabilire che si trattava di colla, così il miracolo è durato molto poco – ma abbastanza da dar luogo a qualche richiesta di guarigione.
Scrivo queste note di ritorno dal bar-tabacchi, dove ho appena comprato una schedina del superenalotto di quelle da due lire. Abbiamo tutti un gran bisogno di miracoli, amici miei.

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Cronaca. Roma. “Il Patata abita qui”: con questa frase sulle mura aureliane, scritta bella grossa, e con una bella falcemmartello da due metri, i compagni di San Lorenzo hanno commemorato il compagno Roberto Massi, detto appunto Patata, che lavorava a Onda Rossa. Purtroppo, mentre davano l’ultima mano alla vernice, è arrivata una pantera coi fari accesi, sono scesi i caramba e si sono portati via il compagno Rugantino (Valerio Mastandrea) che, secondo le guardie, era il caporione degli imbrattamuri. Rugantino ha negato, ma ora se l’ha da vedè con Mastro Titta.

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Cartoline dal pubblico. Questa settimana il premio – consistente in lire cinque più un abbonamento gratuito alla Catena – è stato vinto da: Ciampi Carlo, Roma, che ha inviato la seguente freddura:
“Al senso del dovere e del servizio verso i cittadini può e deve ispirarsi chiunque occupi pubblici uffici e posti di pubblica responsabilità”

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Riprendo dal Barbiere della Sera:
< Gli Inviati di Pace ringraziano il Barbiere della Sera e ricordano ai colleghi che dormono nelle loro tiepide case la storia di una giornalista della Sierra Leone
Caro barbiere, è un piacere sapere che esisti e che lotti, a volte assieme a noi, a volte no – ma questa si chiama democrazia: quel regime dove non tutti la pensano allo stesso modo e possono persino dirlo – ed è per questo che ti ringrazio, a nome degli Inviati di pace, per aver voluto scoprire e scrivere la storia di Mildred Hanciles, giornalista della Sierra Leone il cui caso è stato scoperto da Amnesty International di Milano, “adottato” dagli Inviati di pace ) e preso a cuore da pochi altri, che ne hanno voluto parlare (tra questi te ne segnalo almeno tre: Mimmo Lombezzi, di Italia Uno, Alberto Negri, del Sole 24 ore, e Giovanna Milella, di Rai Tre, eccezionali, solidali ed encomiabili nei fatti, non solo a parole…).
E già, perchè con tutte le cose che abbiamo da fare “noi” giornalisti, figurarsi se qualcuno trova un po’ del suo prezioso tempo per parlare e denunciare la storia di una sfigata come lei (storia rintracciabile per filo e per segno di tutte le sfighe sul sito) che va aiutata anche mettendo volgarmente mano al portafoglio.
Mildred, entro un mese, è a rischio reimpatrio e, attualmente vive in un centro di detenzione per immigrati clandestini, nel varesotto, mentre ha fatto regolare domanda di asilo politico: fugge da guerre, torture e odi razziali e politici di ogni genere, ma Questura e Governo chiedono di aspettare, vedere, verificare.
Per ora, lei e il suo compagno, Edward, hanno bisogno di molte cose pratiche (abiti, vitto e alloggio decente, un po’ di calore umano, che non guasta mai) e di molte cose burocratiche (fax e fotocopie di documenti, incartamenti, marche e bolli vari: per ora, provvediamo noi, ma se qualcuno volesse contribuire è ben accetto, s’intende…), ma non disperiamo di farla “adottare” anche dal nostro Paese, anche grazie all’interessamento del responsabile Esteri della Fnsi, Pino Rea (segretario di Informazione senza frontiere di Firenze).
Con sincero affetto e stima per il vostro lavoro.
Ettore Colombo, a nome e per conto degli Inviati di Pace >
Mail: ettorecolombo@hotmail.com,redazione@inviatidipace.it
Bookmark: , http://www.ilbarbieredellasera.com

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Teognide<stigma@eleutheros.el> wrote:

< L’Italia è incinta, Cirno, e fra non molto
nasce chi ci raddrizza. Il pesce puzza
dalla testa, ragazzo. Per la strada
c’è ancora brava gente: ma al governo…
Quando mai noi perbene abbiamo rotto un paese?
Ma quando il farabutto fa il politico
imbrogliando la gente per farsi la poltrona
(c’è il partito dei ladri) stà in campana
che finisce in casino prima o poi:
mò li vedi buonisti e liberali,
ma poi tutti a scannarsi fra di loro…
Mah. Speriamo che non vada così. >
* * *
< Con gli amici, cuor mio, sii sempre amico,
e scherza e piangi sempre insieme a loro.
Il polipo lo vedi? Tutto pieghe,
non si distingue dallo scoglio suo.
Tu, una volta critica e un’altra dà ragione:
mimetico. Se no, non ne fai strada. >
* * *
< E in terra di Sicilia sono stato ,
e nell’isola Eubea carica d’uva,
e sull’Eurota a Sparta, fra i canneti.
Amici generosi m’ospitavano
in tutti questi luoghi: ma il mio cuore
restava triste, perchè nulla al mondo
potrà sostituire il mio paese. >
* * *
< Le ali per volare ora le hai:
sulla terra, sul mare, sempre su. Alle feste
ci sarai sempre, anche assente: il nome
tuo, su tutte le bocche, parlerà per te;
al ritmo dei flauti, le canzoni
dei ragazzi e dei giovani ti canteranno.
Non potranno sbiadirti nel buio le case d’Ade:
chè lo ricorderanno, gli uomini, il tuo nome,
o Cirno. Dappertutto. Terre e mari
e Grecia e isole tutte girerai
col tuo nome famoso, senza fine:
non cavalli a portarti, ma le Muse
dai dolci doni, inghirlandate di viole.
Tutti coloro che amano, ameranno anche te.
E di te canteranno, finchè il sole
vivrà sopra la terra, Cirno mio. >


EDIZIONE STRAORDINARIA – 20 marzo 2002

Il padre dello Statuto dei Lavoratori e dell’articolo 18, l’economista Gino Giugni, è l’unico – dei tre nomi che oramai si legano insieme: Giugni, D’Antona e ora purtroppo Marco Biagi – che riuscì a sopravvivere: i terroristi o sbagliarono mira o mirarono basso, limitandosi a storpiare la vittima. D’Antona e Biagi erano invece destinati a morire. Morire perchè?
Non lo sapremo mai, probabilmente. Potremo (probabilmente) intuirlo, ma se l’assassinio di Biagi è stato condotto – ciò che appare dai primissimi dati – con la spietata professionalità di quello di D’Antona, dubito che si potrà risalire di molto la catena esecutori-mandanti ideatori. Ci restano solo, ma è bene in momenti come questi fissarli ad uno ad uno nitidamente, i background politici e i “cui prodest” che naturalmente, come insegnavano già gli antichi, non fanno comunque prova in tribunale.
Il momento è quello, solito nella grande storia italiana, dei giorni e settimane prima di una grande manifestazione moderata, popolare e di massa.
Io sono vecchio abbastanza per ricordarmi che nel dicembre del 1969 l’agenda politica ruotava essenzialmente attorno alle grandi manifestazioni per il contratto degli operai metalmeccanici, ciascuno dei quali prendeva allora l’equivalente di circa cinquecento euro attuali; fra gli obiettivi degli operai c’era la razionalizzazione di un sistema di categorie e incentivi che divideva ad esempio i metalmeccanici – non si sa con quanto beneficio per la produzione- in otto categorie salariali e una sessantina di sub-categorie.
I giornali di quel dicembre sono pieni, a rileggerli, di fosche previsioni sulle catastrofiche conseguenze di tali rivendicazioni; e di sanguinolente previsioni sugli orrori di piazza che tanta folla di lavoratori mobilitata insieme non avrebbe mancato sicuramente di scatenare. Per fortuna dei bempensanti, il contratto metalmeccanici finì lì: le bombe di piazza Fontana cancellarono le rivendicazioni operaie dall’agenda, e da allora in poi e per quasi dieci anni (fino, diciamo, alle bombe del 75-76) chi volle scendere in piazza lo fece essenzialmente per difendere la democrazia dalle bombe.
Reggeva lo stato, in quel periodo, il partito sicuramente discutibilissimo della Democrazia cristiana; discutibile sì, ma democratico e – con l’eccezione di Scelba negli anni Cinquanta e Sessanta – poco proclive allo sparare sulla folla. All’opposizione (l’unica opposizione mai esistita in Italia, con tutti i suoi difetti) c’era un altro partito molto discutibile, il Pci, anch’esso tuttavia sicuramente democratico e – ciò che oggigiorno appare incredibile – estremamente efficiente e serio. Questi due partiti, che insieme avevano fondato la Repubblica dopo la guerra, la salvarono – insieme – negli anni del primo terrorismo e delle bombe. Soccombettero invece – sempre insieme – al secondo terrorismo, quello dei tardi anni Settanta, più ricco di sigle rivoluzionarie ma anche di infiltrati e faccendieri.
Tutto questo, solo per ricordare che oggi non ci sono più nè la Dc nè il Pci. Al governo, c’è un partito che deve ancora rispondere dell’aver portato a Genova, con la connivenza della propria polizia, bande di black-block, lasciate libere di mettere a ferro e fuoco la città (e di farsi fotografare spalla a spalla con i poliziotti in borghese) e onorate della compresenza in città, in una centrale di polizia nel momento in cui massimo era il loro impegno, di un vicepresidente del consiglio.
All’opposizione, di converso, non abbiamo dei Pecchioli o dei Berlinguer o dei Pajetta – gente che sapeva affrontare, e che aveva affrontato, le emergenze – ma dei simpatici Rutelli e Fassini e Margheritini vari.
Bene. Questa è la situazione. Ne succederanno delle altre, in questa situazione drammatica in cui la destra non riesce a governare e la sinistra a fare opposizione ma il tempo è scandito – come un orologio grottesco ma, in prospettiva, potenzialmente sanguinoso – dai mesi, settimane e giorni che mancano alla condanna per reati civili del premier e dunque all’inabilitazione civile di costui.
Di fornte a questa scadenza, che è sempre più il centro di tutto il gioco politico nazionale, nessuno è pronto e tutti hanno paura; la paura di alcuni è già una paura feroce, da conigli mannari, di quelle che giustificano quasi tutto. Bisogna stare uniti, mantenere i nervi freddi “come se” avessimo Di Vittorio e Berlinguer e non i signorini di ora alla nostra testa. Bisogna cercare i no-global, se siamo girotondini, bisogna cercare gli amici dei giudici, se siamo quelli di Genova, bisogna stare insieme ai lavoratori e ai sindacati tutti, comunque e tutti insieme, perchè nei momenti come questi il vecchio bestia rozzo Sindacato è quello che tiene duro e fa cordone.